MONDOMONDIALE – Il derby dei Papi

Redazione

Dopo il “Maracanazo” del lontano 1950 e il “Minerazo” della serata di lunedì, la seconda semifinale disputato ieri tra l’Argentina e l’Olanda potrebbe essere chiamata il “Mharottoilca***”.

Siamo all’Arena Corinthians della città si San Paolo, si decide chi tra le due compagini sopra citate affronterà la corazzata prussiana in finale. Tra i vari Robben, Van Persie, Snejider, Higuain, Messi ci aspettavamo una bella partita di calcio, una di quelle che entrano di diritto nella storia per i numerosi colpi di scena, le reti, i capovolgimenti rapidi ma ieri di tutto ciò non si è visto assolutamente niente.

Una partita in pieno stile “Italia di Prandelli versone Brasile’14”: non un’azione ragionata, un tiro in porta serio, ma solo lanci lunghi per non si sa chi ed undici uomini dietro la linea della palla. Girano voci che il blu-ray della partita in tutti i suoi lunghissimi e noiosissimi 120′ sostituirà la videocassetta della bambina nel sequel di The Ring. Entrambe le squadre hanno adottato lo stesso modulo; se da una parte c’erano dieci uomini in tenuta albiceleste pronti a passarla a Messi, dall’altra erano dieci in tenuta oranje a lanciare Robben. Non ci voleva un Bacconi per capirlo.

Ora io non pretendo di vedere una partita simile a quelle che si giocano all’oratorio o ai campetti sotto casa come quella vista nella serata del martedì, ma arrivati ad un certo punto della contesa se un Dante o un Luiz Gustavo fossero entrati in campo non mi sarebbe dispiaciuto affatto. Dicevamo che doveva essere la partita di Messi e Robben, lo è stata di Mascherano e Vlaar (insuperabile) e soprattutto di Cillessen che potrà raccontare ai nipotini di aver dribblato Higuain ed Aguero.  Mi sono sforzato a trovare il motivo per il quale entrambe le squadre abbiano avuto paura nel fare la partita ed alla fine penso di averlo trovato: entrambe le squadre avevano paura di segnare perchè al prossimo turno sapevano di dover incontrare la Germania. Non c’è altra spiegazione…

Arrivati ad un certo punto pensavo che l’arbitro avrebbe assegnato un gol a chi avesse fatto un tiro decente in porta ma manco quello sono stati in grado di fare. L’unica emozione con i rigori che incombevano la poteva dare solo Van Gaal. Mi dicevo: – qua, è fatta, ora entra l’olandese volante, ora entra il grande Krul – ero felice, la supermossa segreta del santone olandese avrebbe funzionato anche stavolta? Sicuramente la quarta birra della serata stava cominciando a fare il suo effetto visto che mi ponevo queste domande, ma oramai ero in ballo.

Van Gaal però riesce a rovinarmi anche quest’ultima emozione, fa tutti e tre i cambi e Krul resta in panca. Ha sfidato il destino, se ne sarebbe pentito amaramente. Arrivano i rigori ed un super Romero (che ha fatto pena alla Samp lo scorso anno, panchina quest’anno a Monaco ed ora mi diventa l’eroe di una nazione) parando due rigori porta gli uomini di Sabella in finale. L’Olanda sicuramente soffre la “sindrome della damigella d’onore”, e sempre lì ma non tocca mai a lei mentre l’Argentina si dimostra una macchina perfetta, ha vinto tutte le semifinali giocate nella sua storia.

Certo, confrontando le due semifinali mi chiedo come non sarebbe meglio se facessero direttamente un bel derby tra la Germania-Est e la Germania-Ovest ma quello che mi preoccupa è se riuscirò a sopportare per tutta la settimana titoli come “La finale dei due Papi”…

Ora per riprendermi dalla noia di ieri vado a vedermi la corazzata Potemkin versione integrale, spettacolo allo stato puro.

Be the first to comment on "MONDOMONDIALE – Il derby dei Papi"

Leave a comment