STAMPA – Accade in serie B

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Nervi tesi Ma ora gli arbitri ce l’hanno col Bari? (La Gazzetta dello Sport)

Paparesta infuriato, la società ha già preparato un dossier: rigori non dati e troppe espulsioni

“Chiede giustizia, il Bari. Vuole essere trattato con maggiore equilibrio e serenità dai direttori di gara. Perché la pazienza sta finendo. Nessuno lo dice, ma nel bilancio della squadra mancherebbero minimo tre punti (uno con il Varese, due con il Pescara), quelli lasciati per strada a causa di decisioni arbitrali indigeste. Voce grossa C’è l’insinuante sospetto che il nuovo Bari, rilevato da Gianluca Paparesta, stia pagando in qualche modo il passato da arbitro (internazionale) del presidente. Lo pensano in tanti nella città del pallone, da quando i biancorossi sono stati visibilmente danneggiati nel doppio spareggio playoff con il Latina. Non a caso lo stesso Paparesta rafforzò l’ipotesi, in piena estate, dopo l’eliminazione patita in Coppa dall’Avellino: espulsione di De Luca (rimediò un morso da Comi, rimasto impunito) e un altro rosso per Sabelli. «Pretendiamo rispetto. Non vorrei che, solo perché il presidente del Bari è un ex arbitro, sia trattato diversamente dalle altre squadre ». Poi, per due mesi, il patron si è imposto il silenzio sul tema. Ma, dopo la sfida con il Pescara, è stato lo spogliatoio a chiedergli maggiore tutela in materia di arbitri. «Vogliamo solo il nostro — ha alzato la voce —. Non capisco davvero la decisione dell’arbitro, in occasione dell’evidente fallo su Caputo: ha applicato la norma del vantaggio, piuttosto che fermare il gioco e concedere un rigore sacrosanto. E poi, quante interruzioni!

Addio a Sibilia padre padrone che faceva tremare i big (La Gazzetta dello Sport)

Era il presidente che portò l’Avellino in A e un vero specialista del calciomercato Ha fatto epoca con Anconetani e Rozzi

Formidabili quegli anni, là nella verde Irpinia, con gli squadroni metropolitani che spesso e volentieri venivano fermati o addirittura umiliati (fece scalpore un 4-0 al Milan) da bucanieri come Totò Di Somma, Cesarone Cattaneo, Peppiniello Massa, Rino Valente, e ciurme di pirati delle due aree di rigore assoldati dal patron dell’Avellino, il commendatore Antonio Sibilia, per fermare armate molto più ricche sul piano tecnico ma molto più povere di ardimento, una volte scese al Partenio, il cui prato risultava allagato anche quando splendeva il sole: nella melma la battaglia sorride più spesso ai fanti che ai cavalieri. Che epoca Uomo ruspante, pane al pane, un imprenditore edile fattosi da solo, col fiuto per gli affari, specie quelli calcistici: comprava a 10 per rivendere a 100. Nessuno riusciva a buggerarlo. Boniperti fu suo cliente, Viola lo stimava, Ferlaino lo temeva. Erano i padroni del vapore di un’epoca in cui Anconetani e Rozzi, Massimino e don Antonio, appunto, sapevano animare il mercato e le domeniche televisive. Con l’intuito e la genuina fragranza dei biscotti della nonna.

Ciao Ingesson gigante buono che allenava in carrozzina (La Gazzetta dello Sport)

Lo svedese giocò a Bari, Bologna, Lecce Fino a pochi giorni fa dirigeva l’Elfsborg Anche Blatter lo ricorda: «Un guerriero»

“Il gigante buono, stremato dalla lotta contro il male impietoso, se ne è andato dormendo. Per due giorni, Klas Ingesson neppure ha avuto la forza di aprire gli occhi, dominato dal mieloma multiplo che lo aveva aggredito nel maggio 2009. A 46 anni, l’ex centrocampista svedese, allenatore dell’Elfsborg, è morto ieri mattina nella sua abitazione, a Odeshog, circondato dall’affetto della moglie Veronica e dei figli Martin e Davide. Ciao, guerriero E’ stato protagonista nella Svezia che conquistò il bronzo al Mondiale Usa ’94. Con la nazionale ha collezionato 57 presenze e 13 gol, partecipando ai Mondiali ’90 e ’94 e agli Europei ’92. Entusiasta giramondo, Klas aveva giocato in patria, poi in Belgio, Olanda e Inghilterra, prima di godersi dal ’95 una splendida avventura in Italia (177 gettoni tra Serie A e B), tra Bari e Bologna e una breve parentesi nel Lecce (dopo un’esperienza nell’Olympique Marsiglia). «Ero un giocatore discreto e lei, mister, mi ha dato sicurezza consegnandomi la fascia di capitano del Bari: la ringrazio», così nell’agosto 2011 Ingesson parlò al telefono con Fascetti. L’allenatore rese leader straordinario quel guerriero svedese (che il d.g. Regalia portò in Puglia col connazionale Kennet Andersson) che sradicava il pallone dai piedi degli avversari, imponendo la sua forza atletica pur restando sempre leale e corretto.


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