STAMPA – Accade (non solo) in serie A

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Da «Bbene bbene al 3-1 sul campo» È lo StrAlfabeto (La Gazzetta dello Sport)

“I 365 giorni sulla panchina dell’Inter Il battesimo con Balotelli, «’na Carràmbata»

“L’allunaggio avviene un anno fa esatto, 26 marzo 2012. Nulla è banale o normale, nemmeno quando al minuto 30’ della presentazione compareMario Balotelli. «Oh, è ’na Carrambàta questa…» dice il 36enne che ha appena preso il posto di Ranieri. Risata. Andrea Stramaccioni, Strama per tutti, comincia così. «So’ romano, me piace la battuta… ». E parte con un 5-4 al Genoa, con una Champions inseguita e poi sfiorita, la conferma, l’Europa League, le 10 vittorie di fila in trasferta e (ora) le dieci gare che diranno se resterà, gli inabissamenti e le rinascite, la lite con Cassano e l’abbraccio con tutti a Catania, i colpi bassi presi (Siena, Firenze e Londra) e i colpi «gobbi». Ecco un anno di Strama. Virgolettato. Antonio. Cassano, ovvio. Lo vuole lui, gli fa da garante, lo imita sdoganando il tormentone «Oh Strama, bbene bbene», fa la battuta dicendo «Vi confesso che stiamo insieme da due mesi…», lo loda per la decisività sulle partite, ma poi ci litiga: «Non convocato per Catania? Non equivale a una sospensione, è una mia decisione e basta». L’anno prossimo saranno ancora… insieme? Bocca. E’ il 16 settembre 2012, Torino-Inter 0-2. «L’Inter ha giocato come una provinciale? Frasi strumentali, per fare polemica. Quando si parla di Inter bisognerebbe sciacquarsi la bocca ». Cambiato. «Un anno di panchina dell’Inter? Nonmi ha cambiato come uomomami ha fatto capire tanto come allenatore». Oppure come Cento: il 25 aprile l’Inter vince a Udine 3-1. «Prima di criticarci bisogna contare fino a cento».

Pioli si toglie dal mercato Resta a Bologna fino al 2015 (La Gazzetta dello Sport)

“Pioli ha il piglio di uno che si sente a casa sua: «Ho sempre detto che io e ilmio staff a Bologna ci troviamo bene, mi sento molto bolognese per spirito e carattere. In questi due anni ho apprezzato il lavoro della società e il calore dei tifosi. Il mio rinnovo va nel segno della continuità.Non ho chiesto garanzie tecniche anche se ho avvertito Diamanti e Gilardino della mia decisione. La parola del presidente di voler programmare una squadra che possa ambire a traguardi più importanti mi ha convinto. Come faremo a confermare i giocatori migliori? Credo che molti vogliano rimanere a Bologna». Mentre Guaraldi sul futuro cita Jim Morrison: «Abbiamo un piano economico per trattenere Diamanti e gli altri big che prevede la riduzione del monte ingaggi e lo sfoltimento dell’organico. Vado avanti da solo, non ci sono fondi stranieri. Mi comporto come se dovessi lasciare domani mapenso come se dovessi rimanere per sempre».

Fedeltà Hernandez «Prometto, resto» (La Gazzetta dello Sport)

Da uomo-mercato a punto fermo «Torno presto, il gol mi manca»

“Abel Hernandez non lascia. E raddoppia. L’attaccante rosanero è ai box da ottobre (rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro), e col Palermo con un piede in Serie B parrebbe uno dei più seri candidati a diventare uomo-mercato a fine campionato. Ma l’uruguaiano non è dello stesso avviso e promette amore al club di Zamparini (magari non eterno, ma di sicuro amedio termine): «Il mio obiettivo è quello di recuperare al più presto la condizione migliore—ha detto Abel sul sito ufficiale rosanero —, per dare il mio contributo alla squadra in questo finale di campionato e nella prossima stagione. Voglio ripagare la fiducia dei tifosi del Palermo che mi hanno aspettato e incoraggiato in questi mesi»

Il calcio chiede aiuto alle leggi per competere (Il Corriere della Sera)

“Chiedendo perciò un intervento per migliorare la situazione degli stadi: «Il calcio è un prodotto di qualità ma è servito in location inadeguate. Occorre una legge sugli stadi che consenta meccanismi e procedure certe» aggiunge il presidente di Lega che non dimentica che altri paesi godono di una fiscalità agevolata (si pensi alla Legge Beckham in Spagna). Michele Uva, responsabile Centro studi, Sviluppo e Iniziative speciali della Figc, ammonisce: «Il calcio non prende soldi pubblici ma contribuisce per un miliardo». Quindi la ricetta di Beretta è chiara: «Bisogna avvicinare in fretta costi e ricavi perché le società siano in equilibrio».

Spagna costretta a vincere Mondiale a rischio per i campioni in carica (Il Corriere della Sera)

“Guardare il Mondiale in tv da campione in carica. Rischia la Spagna di Del Bosque (foto) che oggi allo Stade de France di St. Denis (Sportitalia1 ore 21) ha solo una soluzione: vincere, per scavalcare la Francia e strapparle di mano il biglietto per Rio, lasciandola sopra la botola dello spareggio. Appunto, vincere: le Furie rosse lo facevano per abitudine da 24 partite ininterrotte di qualificazioni a Mondiali ed Europei, ed erano ormai a quota 25 se il 16 ottobre scorso Olivier Giroud non avesse battuto Casillas al minuto 94, pochi secondi prima del fischio finale (non ha insegnato niente la finale europea del 2000) che avrebbe dato l’1-0 alla Spagna grazie al gol di Sergio Ramos. Una distrazione fuori tempo ci sta, ma nel turno successivo (venerdì scorso) la Finlandia, ultima del girone, è andata a fare 1-1 a Gijon, dopo il vantaggio—la scaramanzia avrebbe qualcosa da dire—dello stesso Ramos, alla 100ª e poco festeggiata presenza in nazionale. Se oggi la Francia dovesse respingere l’urto spagnolo avrebbe poi un calendario morbido, con Georgia e Bielorussia fuori, Finlandia in casa e 2 punti da gestire, addirittura 5 in caso di successo. E così i campioni del mondo 2010, d’Europa 2008 e 2012, dominatori nel ranking Fifa (l’Italia è 5ª, la Francia 17ª e, per infierire, la Finlandia 87ª) devono fare l’impresa per giocarsi tutto allo spareggio, con il rischio di restare fuori dal Mondiale dopo 40 anni: assente nel 1974, non ha più saltato i successivi 9 appuntamenti, fino al trionfo sudafricano.


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