STAMPA – Crederci tutti insieme

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

IL DOVERE DI LOTTARE ANCORA TUTTI INSIEME (La Sicilia 21.01.2014)

“Momentaccio. Criticare è legittimo, contestare anche. Ma oggi, più che mai oggi, dobbiamo stare uniti. Senza dare ulteriorI vantaggi a chi – come noi, purtroppo – continua a guardare la classifica con il naso all’insù. Facciamo gruppo. Crediamoci ancora. È dura, durissima, non c’è dubbio. Ma non è impossibile. Ci sarà tempo, fra qualche mese, per avviare processi e (eventualmente) relative condanne. Oggi no. La squadra non deve mollare proprio adesso. I tifosi, la città, hanno il dovere di sostenere ancora la causa. Dalla curva, domenica, fra i tanti, si è levato anche il coro: «Solo la maglia, amiamo solo la maglia». Ed è per quella – se ci crediamo ancora – che dobbiamo continuare a lottare. Ma insieme. Tutti.

La sconfitta, i cori, la paura, ma Pulvirenti ci crede ancora (La Sicilia 21.01.2014)

Chi lo conosce bene sa che più che dai cori della curva e dai fischi degli altri settori, che non hanno risparmiato stavolta neanche lui, il presidente è rimasto amareggiato dal fatto che qualcuno, decisamente, non ha compreso quel gesto finale. Quelle carezze consolatorie ai giocatori che uscivano a capo chino dal campo, dopo una prova in cui erano stati platealmente surclassati dagli avversari. “Coppa, ci vulevanu coppa”, hanno detto, scritto e urlato tanti, non carezze”. E da questo nasce quell’amarezza, tenuta anche in queste ore nascosta e muta dentro di lui, soffocata, inespressa. Ma pesante. Perché chi, pur nella tremenda delusione e nella mortificazione di quel momento al “Massimino” non ha capito il senso di quelle carezze ai giocatori, non ha capito niente, o comunque non ha compreso granché, di Nino Pulvirenti. Eppure è tutto chiaro, sta tutto nel personaggio, nella passione, nella carica, nelle incazzature (rare, ma feroci), nella capacità che il Catania ha avuto in questi anni, ed ha in questi mesi e in queste settimane, di lottare, di provare a ribaltare gli eventi, il corso di un campionato nato male, proseguito nell’incertezza, segnato solo da cattiva sorte e, al primo accenno di reazione, da nuovi rovesci. Lui non ci sta. Quanto e se lo abbiano ferito i cori offensivi dei tifosi, è estremamente relativo, non foss’altro perché il presidente ha un vissuto che fa partire la sua storia con il Catania proprio nel ruolo di tifoso, dalla curva. Dunque conosce gli umori che circolano su quei gradoni, la rabbia che monta, l’umiliazione davanti ai tifosi avversari. E la paura di perdere il patrimonio della serie A. Forse ci sta tutto, se c’è buona fede. Ma quel che non accetta il presidente, dopo la tempesta seguita alla cattiva figura con la Fiorentina, è che si pensi che si sia alla resa, che si abbandoni, che non si stia facendo il possibile per rimettere in rotta verso la salvezza il Catania. Per questo Nino Pulvirenti deve avere ripassato in un batter d’occhio tutti gli avvenimenti degli ultimi mesi, tutto quel che è stato fatto per rimediare a quel che non aveva funzionato dopo la campagna acquisti della scorsa estate, quando nel giro di poche settimane erano stati lasciati sul campo di battaglia una decina di giocatori infortunati. E quando, inutile nasconderlo, e non se lo deve essere nascosto nemmeno lui, quando alcune opzioni tecniche fatte, la scelta di alcuni giocatori, non avevano prodotto i frutti sperati.


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