STAMPA- La rivoluzione del «fedele» Castro

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

La rivoluzione di CASTRO non finisce mai (La Sicilia 16 Aprile)

“Chi ad un certo punto ne aveva davvero abbastanza della colonizzazione argentina non risparmiava nessuno, praticamente. Vanno così le cose, grandi amori, grandi gioie, grandi amarezze. Grandissime delusioni. Grandi odi. E tutti a quel paese i responsabili quando mostrano resa, quando si rassegnano, quando non reagiscono. Quando tradiscono. Ma se la rabbia colpisce in maniera indistinta, non significa che quando comincia a tornare il sereno non sia possibile rifare l’analisi quasi da zero, trovare nuovi equilibri, punti di contatto, di empatia. Punti di rispetto. Così, se nei giorni delle disfatte si fece di tutta l’Argentina un fascio e della Pampas uno scenario desolato e desolante, oggi si capisce che qualcosa da salvare c’era. Prendi Castro, Lucas Castro. E’ tornato, sembra di nuovo lui, quel giocatore carico di estro, di fantasia, cocciuto, testardo, granitico. Quell’attaccante che subentrava due anni fa a partita in corso senza far rimpiangere il Papu Gomez (quel fior di calciatore di grande classe), e mostrando numeri da talento naturale pronto ad ereditare il posto di Gomez ad altri lidi destinato […]E invece no. Mentre il Catania nel cuore dell’inverno gelido rossazzurro faceva la sua rivoluzione all’italiana (proseguendo sulla strada intrapresa in estate con gli arrivi di due leader come Rosina e Calaiò), Castro, in apparente crisi e, forse, in crisi davvero, era fortemente corteggiato dal Chievo di Maran e da alcune squadre argentine. E lì poteva cambiare la storia del Pata, un addio che sarebbe passato tristemente inosservato nel mucchio di saluti senza abbracci e senza baci, persino senza saluti di rito. Poteva cambiare, ma non è cambiata. Per caso? Per calcolo? Per fortuna? Non è cambiata. Castro è rimasto, Castro è rinato. Adesso le cose riescono di nuovo a Lucas, il pallone gli resta incollato ai piedi, poi parte disegnando parabole incredibili, talvolta incredibili. E segna. E fa segnare. E’ tornato Castro, che promette di dare di persino di più. E c’è da crederci, perché di più serve.

I gol del fedele Castro e il Catania sorride: «Merito di Marcolin» (La Gazzetta dello Sport)

“Due anni e mezzo fa, quando Lucas Castro arrivò a Catania ed entrò per la prima volta a Torre del Grifo, quasi non riusciva a raccapezzarsi. Nello spogliatoio si parlava quasi solo spagnolo, lui era l’ultimo degli argentini nella squadra più sudamericana d’Italia: 11 in tutto, proprio una formazione intera, portiere compreso (Andujar). Un dettaglio non da poco, per un ragazzo timido come il Pata, come è stato soprannominato in Patria, che sentendosi come a casa riuscì ad ambientarsi velocemente. Degli otto anni filati di A, quello fu il più bello e il più importante per il Catania, con tanti record e un ottavo posto. Castro, pur non giocando sempre titolare, saltò solo due partite, risultando spesso decisivo con le sue 4 reti […]Timido, non scaramantico, conosce il proverbio «non c’è due senza tre», eppure non pensa al tris da realizzare nella sfida salvezza di Latina e soprattutto a un pegno da pagare: «Mi sono concentrato soprattutto sul quarto risultato utile consecutivo da centrare, però non voglio tirarmi indietro e prometto di portare la squadra a cena se domenica segno il gol della vittoria. Voglio vincere le ultime 7 gare e salvarmi più velocemente possibile. La A mi piace e ci tornerei volentieri ma vorrei farlo col Catania, ad altri club non penso». Sincero fino in fondo?