STAMPA- La storia del pizzino a Frosinone

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

L’Entella spiega, ma Frosinone non ci sta (La Gazzetta dello Sport)

“«Il biglietto solo un’annotazione di gara». Ma Stirpe: «Malafede con noi»

“I l giorno dopo, a Frosinone continuano a sentire puzza di bruciato. Il presunto pizzino premonitore rinvenuto a fine partita nei pressi della panchina dell’Entella — che il club ligure classifica come normale «annotazione di gara» — nelle accuse dei dirigenti ciociari è solo un tassello di un complotto ordito contro le velleità di promozione del Frosinone (che ieri avrebbe registrato un altro passaggio con il gol annullato al Modena…). Il presidente Maurizio Stirpe racconta di aver «chiamato Tavecchio, chiedendogli di fare chiarezza». L’arbitraggio di Aureliano, per cui «parlare di malafede è un eufemismo», lo ha indignato a tal punto da fargli venire «voglia di mollare questo calcio». Ma chi starebbe tramando contro il Frosinone? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E infatti pure alla senatrice Pd Maria Spilabotte, orgogliosamente frusinate, sono venuti brutti pensieri… «Gli arbitri possono sbagliare, ma non vorrei che dietro la direzione di gara di Aureliano, curiosamente di Bologna, ci fossero quelle frasi di Lotito sulla promozione di Carpi e Frosinone…». Allusioni che vanno molto oltre la storia del bigliettino, sulla quale il d.g. ciociaro Ernesto Salvini, il primo a denunciarla, precisa: «Il vigile del fuoco lo ha raccolto nei pressi della panchina dell’Entella nel consueto giro finale degli addetti alla sicurezza. C’era scritto “Segniamo su rigore”. Il biglietto è stato poi consegnato al nostro presidente, che l’ha messo nelle mani del collaboratore federale, il quale — racconta Salvini — ha voluto identificare il vigile».