STAMPA – Le parole di Spinesi, Bergessio e..

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Spinesi in gol per il Catania «Deve ritrovare cattiveria» (La Gazzetta dello Sport)

L’ex bomber: «Senza un esterno come Marchese e i guizzi di Gomez è dura. Bergessio va assistito.Mala rosa è completa e tutto migliorerà»

“C’è un’insegna commerciale, sul lungomare di Catania, zona Picanello, con un cognome che fa sobbalzare i tifosi rossazzurri: «Spinesi Coffee zone». Il Gabbiano, al secolo Gionatha Spinesi, vive in città da anni. E’ stato un attaccante prolifico, protagonista del ritorno in A dei rossazzurri e non solo. Oggi segue il calcio da tifoso… non praticante, ma sta lavorando per aprire la prima accademia del calcio nel Sud Italia. Comodo a casa «Allo stadio come sempre non vado, la mia vita in questo senso, si svolge comoda a casa. Mio figlio chiede di guardare dal vivo la squadra, un giorno lo accontenterò. Due anni fa ho assistito a CataniaLazio grazie alla trasmissione “Quelli che il calcio” che mi ha chiesto di fare l’opinionista. In ogni caso io sono rimasto molto affezionato al Catania, ha una rosa completa ed ha migliorato rispetto all’anno scorso, Ma in prospettiva può migliorare». Spinesi ammette, senza mezzi termini: «Oggi manca un esterno basso come Giovanni Marchese, un terzino sinistro che dia sicurezza e quantità. Sono componenti che mancano, così come manca Gomez che salta l’avversario mettendo la difesa in difficoltà. Biraghi è un esterno importante, ma ha 20 anni e va aspettato, maturerà negli anni come Marchese».

Bergessio: «È l’ora di tornare al gol» (La Sicilia 14.10.2013)

 

«Vorrei segnare già a Cagliari, ma la priorità è far punti I fischi dopo il pari col Genoa? Diventeranno applausi»

” Gonzalo inedito. Il Bergessio neopapà ha la voce dolce ma la faccia determinata. Parla dei figli, della famiglia, degli amici. Valori fondamentali per uno come il Toro che vive di “pallone & affetti”, di sensazioni positive e di lotta all’ultima spallata. Vive di Catania ed è orgoglioso della maglia che indossa. Lo incontriamo, in esclusiva, dopo una lunga giornata di cure, controlli. Vita che si consuma, a ritmi frenetici, nello splendido Village di Torre del Grifo. Siamo alla fine di una giornata di fatica, di stress, ma Gonzalo tiene fede alla promessa. Non un compito da assolvere meccanicamente. Nelle parole che sceglie per raccontarsi emergono sentimenti veri. Emerge la persona che è. Non quella rude del campo, piuttosto il ragazzo riflessivo che è lontano dal rettangolo verde. Le condizioni fisiche, intanto. Quanto è servita questa settimana di cure? «Sto meglio, mi sono sottoposto a un altro controllo alla fine della settimana. Era messo in programma, giusto monitorare. E’ ancora presto per dirlo, ma mi sento meglio». Anche perché lei spesso gioca infischiandosene del dolore, anche forte, che affiora. «Spesso non lo sento, il dolore, anche se ce l’ho. Gioco così per aiutare la squadra, mi rendo conto che bisogna vedere che cosa accade partita dopo partita. Ho giocato le prime giornate anche in condizioni precarie. Il che non è buono per me, per il ipo di gioco che faccio ma neanche per la squadra. A questo punto giusto curarmi e recuperare bene». La gioia durante la pausa. Lei è diventato papà di una bimba catanese. Quanto conterà questo da qui ai prossimi anni? «Per me è un piacere, una gioia enorme accogliere nella mia famiglia una figlia. Che sia nata in Sicilia è un piccolo, grande particolare in più a cui io e mia moglie Daniela teniamo. Una scelta precisa, ne abbiamo discusso e ci è piaciuto che Francesca sia nata in città». Sua moglie Daniela spesso è allo stadio: come segue le sue imprese la signora Bergessio? Le parla di calcio a casa, la consiglia? Arrivano critiche? «Le sembrerà strano, ma a casa non parliamo di calcio. A mia moglie non piace molto, anche se rispetta assolutamente i miei tempi di lavoro. Allo stadio, quando entro in campo, saluto sempre mio figlio Valentino. A casa? No, stacco la spina, di calcio parlo con i miei amici, però». Suo figlio Valentino un giorno sarà un calciatore come lei, Gonzalo? O preferisce di no? «Come per ogni altra cosa nella vita, io vorrei che faccia liberamente le proprie scelte. Se poi dovesse piacergli giocare a pallone, va bene lo stesso. Mai, però, ci saranno pressioni». Il gol arriverà, perché è chiaro che arriverà. Quanto pesa per un attaccante non segnare? Se solo avesse toccato quel tiro di Castro… «No, quel gol è tutto di Lucas. Io penso che per le punte è importante segnare. Vorrei pure segnare la prossima partita, subito, contro il Cagliari. Ma tengo anche fede al fatto che conta prima la squadra: fare punti è la priorità. Poi, semmai, conta il fatto personale. Tornando in forma fisica ideale potrei aiutare la squadra facendo gol». Cagliari, avversario compatto e che poco ha cambiato in questi anni. Quanto distante è il confronto estivo, nel corso dei quale lei segnò due gol, in agosto? «Quella partita è lontana, non conta. Ci stiamo riferendo alle amichevoli estive per rifinire la preparzioe. In campionato, poi, cambia l’intensità. Sì, sono partite diverse». Bergessio e twitter: com’è cambiato il suo rapporto con l’esterno e con la comunicazione? «”In realtà la pagina personale su internet ce l’ho da tempo. Da qualche mese, dall’inizio dell’estate, ho deciso di gestire anche il profilo su twitter da solo. Ho voluto informare i tifosi, gli amici sulle mie cose. Con la tecnologia non sono bravissimo. Mi… difendo». L’amicizia con Maxi Lopez: ci racconti come si è intensificato questo rapporto? «Quando sono arrivato a Catania per la prima volta, Maxi mi ha aiutato, mi ha trattato benissimo. Già il primo giorno in Sicilia siamo diventato amici. Adesso, se possibile, lo siamo di più, visto che siamo tornati compagni di squadra. Quando c’è la possibilità ne approfittiamo per vederci».

Maltese, una vita vissuta nel calcio «Lo spogliatoio vero? È la sacrestia» (La Sicilia 14.10.13)

“Quando hai di fronte uno come lui, cinquant’anni vissuti attivamente nel mondo del calcio, capisci che non esistono soltanto i bomber o, come si ama dire oggi, i top player che fanno compiere il salto di qualità alle big per cercare di imporsi in Europa. Il pallone che rotola sul campo vive anche grazie a personaggi come Gino Maltese, da molti anni avanti con gli… anta (l’età non si dice, no?), una vita spesa nello sport – fu anche giudice di atletica leggera e starter nazionale, complici… Concetto Lo Bello e Ugo Politti – uno che dal calcio ha avuto molto, ma che ha pure dato tanto, davvero tanto. Non è un caso che, ancora oggi, giocatori che affidarono i loro muscoli alle sue cure – spesso e volentieri «miracolose» – si ricordino di lui: lo cercano, lo chiamano, gli voglione bene, a distanza di tempo. Un personaggio vero e proprio, una pagina aperta, testimone di un calcio che fu bello, perché non tanto pioneristico, ma di sicuro più genuino, più vero, con meno eccessi. Soprattutto, senz’altro, capace di trasmettere valori umani forti, all’insegna della sincerità, anche perché non è che girassero, sino agli Anni Novanta, i soldi di oggi al punto che il Real Madrid – club spendaccione per antonomasia – paga cento milioni di euro (con la liretta italiana ancora in vigore, sarebbero stati duecento miliardi, mica bruscolini o quisquiglie, avrebbe detto Totò, il principe De Curtis). Gino Maltese, nei giorni scorsi, ha festeggiato le nozze di diamante con la sua amata signora Pina: anche questo traguardo raggiunto ti dà l’esatta valenza del personaggio. Lavoro e famiglia, tant’è vero che è stato nominato cavaliere della Repubblica, pure. Palermo, Siracusa, Catania e Reggina nel suo curriculum, ma molti club lo tentarono. Ricordate Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter? Lo voleva ad Appiano Gentile, ma lui seppe… resistere. Fu per molti anni, dopo la scomparsa del leccese Smargiassi, presidente dell’associazione italiana dei massaggiatori. Ha saputo mettere su – decine e decine d’anni fa – uno studio fisioterapico con i fiocchi, sicuramente all’insegna dell’avanguardia, quando ancora si andava avanti a tentoni, fra i migliori da Roma in giù. Molti calciatori di club che vanno per la maggiore sono passati per Catania, tanto per essere chiari. «Sì, lo posso dire a voce alta e non per vantarmi – spiega Gino, per i tifosi catanesi Spedy Gonzales, le sue corse verso il centro del campo erano famose – giocatori di grandi club sono venuti a Catania, nel mio studio».


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