STAMPA – Maran, gli errori e la condanna

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Ecco gli errori che hanno condannato Maran Oltre l’esonero (La Sicilia 21.10.2013)

Il tecnico aveva il gruppo sotto controllo, ma alcune scelte su uomini e tattiche non hanno mai convinto

“Maran esonerato, dunque. La società sembrava volesse andare avanti con il tecnico. Sembrava. D’altro canto i risultati non sono arrivati e continuare così – con la delicatissima gara con il Sassuolo alle porte – forse sarebbe stato troppo rischioso. Anche se bisogna pur dire che quello che ormai è l’ex tecnico rossazzurro ha dovuto fare fronte in quest’avvio di stagione a troppi infortuni e all’utilizzo impossibile di alcuni calciatori (Peruzzi, lo stesso Leto, Lopez) altri ancora acerbi, dunque non da responsabilizzare pesantemente (Gyomber, a tratti Rolin, Petkovic, Keko) in una stagione in cui s’era detto che il Catania avrebbe cambiato pagina, affidandosi a molti volti nuovi, anche giovani. Perché Monzon è un acquisto dispendioso, importante. Se, poi, non raccoglie l’eredità di Marchese, non è colpa di chi lo allena o di chi l’ha portato. E c’è sempre tempo per rivederlo, magari più rodato e con meno pressioni. Adesso, però, lo scenario è cambiato. Via Maran, ecco De Canio. Il neo tecnico dovrà adattarsi in corsa (questo è ovvio) in una settimana delicatissima che precede il match col Sassuolo; da non dimenticare inoltre che il Catania, a seguire, sarà chiamato da due partite in trasferta (Torino sponda Juve e Napoli) dunque clienti non facili (anzi, tutt’altro). La squadra dovrà riorganizzarsi nell’impostazione tattica. Ma c’è da fissare, piuttosto, punti fermi sul piano comportamentale, su quello dell’amore per la maglia, che a nessuno manca. È il momento di dimostrare – dopo i sacrifici di chi ha giocato anche acciaccato – affetto, attaccamento, abilità, superiorità nei confronti dell’avversario e della crisi.

Sprazzi di gioco e tensione zero addio inevitabile (La Sicilia 21.10.2013)

“Protetto e blindato sino alla fine. Difeso a spada tratta come si fa con un dipendente serio, capace, rigoroso nel suo lavoro, onesto e appassionato, a cui si può e si deve concedere il giusto tempo per dimostrare d’essere in grado di replicare un grande campionato da record. Il campionato dell’ottavo posto firmato da Rolando Maran, il tecnico che parlando tutto sommato poco, l’essenziale, si era fatto amare e rispettare da tutti. Dalla società, che lo ha protetto e blindato sino alla fine. Dai tifosi, che ne hanno apprezzato le doti tecniche e quelle umane e che anche quando erano andati ad affrontare “faccia a faccia” la squadra per spronarla, chiedere massimo impegno e rassicurarla sul totale sostegno, avevano ribadito la loro fiducia all’allenatore. Per non creare alibi a qualcuno, avevano aggiunto gli ultras, tanto per essere chiari e non alimentare equivoci. Ma, nel frattempo, che cosa stava accadendo al rapporto tra Maran e la sua squadra, quella vecchia dell’anno scorso e quella nuova, cioè quella integrata con alcuni innesti fondamentali per sostituire gli elementi ceduti? Che cosa stava accadendo è il processo che con maggiore intensità e crescente attenzione nelle ultime settimane stava seguendo la società, per capire sino in fondo e completamente se stesse crescendo quel feeling indispensabile per provare a riproporre il modello di straordinario Catania visto e vissuto nella scorsa stagione. E anche se oggi, al di là della scelta traumatica e del comunicato di rito lapidario e cortese che annuncia esonero di Maran e ingaggio di De Canio, nessuno parla né apre bocca dallo stato maggiore rossazzurro, sembra evidente e confermato dai fatti che poco o nulla stesse maturando di buono tra panchina e campo. Nonostante la semina. Nonostante l’impegno di tutti, della società, dell’allenatore, dei giocatori. Nonostante qualche sprazzo. Sprazzi, appunto, qualche accenno del gioco che fu, che entusiasmò per una stagione, che stregò gli osservatori, che incantò i tifosi e proiettò in alto (altissimo) il Catania. Nulla, forse poco, ma un poco senza evidenti segnali di evoluzione, di progresso, di sviluppi positivi.


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