STAMPA – Massimino pieno per cercare l’impresa

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Cercasi impresa (La Sicilia Web)

“Cinque motivi per provare a coltivare una speranza di salvezza: classifica, calendario, fattore campo, motivazioni, buona sorte. A patto di crederci

“Meglio sgombrare il campo dagli equivoci. Nessuno si illuda. E’ durissima. Giunti a questo punto, la salvezza del Catania sarebbe niente di meno che un’impresa storica. Le difficoltà dei rossazzurri sono sotto gli occhi di tutti, i problemi del gruppo (caratteriali e di organico) sono stati ampiamente sviscerati. Serve una buona dose di ottimismo per disegnare uno scenario che consenta agli etnei di realizzare il miracolo. Ma l’ottimismo è l’essenza stessa della passione sportiva, fatta di speranze dichiarate o sottaciute, fiammelle pronte a riaccendersi al minimo segnale positivo, voglia mai repressa di liberare un urlo rimasto in gola per troppo tempo. Con dieci partite ancora da disputare, trenta punti in palio e quattro lunghezze (o cinque, in base agli scontri diretti con la quart’ultima) da recuperare per uscire dalla zona retrocessione, proviamo a inviduare cinque motivi in base ai quali tenere aperto uno spiraglio. A patto, è chiaro, che la squadra di Maran si dia una bella mossa e cambi radicalmente passo. 1) CLASSIFICA. Le distanze in coda, tutto sommato, restano contenute. Il Catania ha perso terreno prezioso raggranellando appena un punto in quattro partite abbordabili (Chievo, Genoa, Cagliari e Sassuolo), eppure non è che le altre vadano a mille. Al Sassuolo, che aveva vinto solo una volta nelle ultime quattordici partite, è bastato battere gli etnei per rilanciarsi. 2) CALENDARIO. Due big come Juventus e Napoli da ospitare in quattro giorni, quindi Udinese (trasferta), Torino (casa), Milan (trasferta), Sampdoria (casa), Verona (trasferta), Roma (casa), Bologna (trasferta) e Atalanta (casa). Il doppio turno interno in arrivo è a dir poco complicato: l’auspicio rossazzurro è che l’Europa League, tra turnover e stress fisico e mentale, possa togliere qualcosa a bianconeri e partenopei. La sfide con Milan, per quanto in crisi, e Roma, che al Massimino se l’è vista spesso brutta, sono complesse ma non chiuse in partenza. Le altre sei gare (non poche) sono potenzialmente aperte a qualsiasi risultato. 3) MASSIMINO. Sei incontri in casa sui dieci restanti. A prescidere dal calendario, riscoprire il fattore campo, tradizionale punto di forza degli etnei, può dare al Catania quella spinta in più necessaria per uscire dal tunnel. Serve l’aiuto della città. 4) MOTIVAZIONI. La Serie A non è la Premier League. In Inghilterra si fa la guerra sino all’ultima giornata, in Italia – ahimè, se pensiamo alla cultura sportiva – non è così. Gli uomini di Maran devono augurarsi congiunture di classifica favorevoli che consentano loro di affrontare al momento giusto formazioni meno motivate (vedi la trasferta di Verona o la stessa partita interna contro la Roma). 5) BUONA SORTE. Sì, mettiamoci anche quella. Non è che il Catania sinora abbia avuto molta fortuna. Gli episodi favorevoli, però, bisogna andarseli a cercare. Se resti lontano dalla porta avversaria per larghi tratti di partita diventa difficile aspettarsi che le cose possano prendere la piega giusta. Ma il presupposto imprescindibile, l’abbiamo già specificato, è che dal ritiro di Ragusa torni una squadra profondamente diversa. Convinta che i miracoli possono succedere. Purchè ci si creda.

Il Massimino come la Bombonera per Boca-River (La Sicilia 20.03.2014)

“Arriva la più bella del reame, la Juventus, incontrastata regina del campionato, e sarà di scena nel Sunday Night del Massimino. E tre sere dopo ci sarà la visita del Napoli, pretendente al ruolo di principe consorte. La cenerentola Catania sogna di uscire, almeno per due notti, dall’incubo che sta vivendo e di vestire gli abiti sfarzosi di una principessa. Pare che i sogni muoiano all’alba ma è altrettanto vero che non bisogna mai smettere di sognare, soprattutto nel calcio dove nulla è impossibile perché, per fortuna, la palla è rotonda e rotola dove le pare. L’importante è che la si aiuti a rotolare nella giusta direzione, possibilmente nella porta avversaria, tenendo inviolata la propria. Missione impossibile, considerato che i rosso azzurri segnano con il contagocce e hanno una difesa tutt’altro che ermetica? Non direi perché il destino del Catania passa dal Massimino, quello del “clamoroso al Cibali” , tanto per perderci nei ricordi gloriosi. Per sperare di incamerare punti preziosi dovranno essere 180 minuti di fuoco etneo in cui tutta la città dovrà trasmettere energie vincenti ad una squadra frastornata dall’imprevedibile epilogo della partita di Sassuolo e che, però, speriamo, nel ritiro di Ragusa, avrà saputo ritrovarsi e serrare le fila, dopo un adeguato e attento esame di coscienza. Dopo sette anni da protagonisti sul grande palcoscenico della massima serie la città di Catania non può rassegnarsi facilmente a perdere il patrimonio inestimabile della serie A e mi aspetto che,come negli spareggi dell’Olimpico nel 1984, sia una torcida appassionata ed instancabile a trascinare la squadra e non viceversa. Ad esempio, lo zoccolo duro del Catania, il nucleo storico argentino, aduso a partite di grande intensità emotiva in patria, dovrà avere la sensazione, chiudendo gli occhi per qualche secondo, di trovarsi nella Bombonera del Boca contro gli odiati nemici del River. Saranno due partite completamente diverse ma con il comune denominatore del pressing alto, di ritmi elevatissimi ed intensità al limite dell’inverosimile. La Juve è nettamente più compatta, aggressiva , fisica e anche qualitativamente superiore rispetto ai partenopei che, dal canto loro, sono fortissimi dalla cintola in su ma hanno il tallone d’Achille nella vulnerabilità della difesa che concede, nell’arco dei novanta minuti, almeno tre o quattro palle gol agli avversari.


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