STAMPA – Modello Catania: Ascesa, declino e colpe

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Catania: ascesa e declino di un modello sportivo (Toro News)

“Il vento, che quando soffia arrabbiato, contribuisce a spargere in città un delicato sapore di salsedine. Il mar Mediterraneo. Un clima mite tutto l’anno. L’Etna, che quando si sveglia, regala ai fotografi uno spettacolo impareggiabile. Ottima tradizione eno-gastronomica: un mix perfetto, che ha reso la città di Catania un bellissimo posto dove trascorrere qualche giorno di relax, lontano dalle nebbie e dall’umidità del nord. Parallelamente, nella Sicilia del pallone si è sviluppato un fenomeno analogo, curioso e che merita, senza dubbio, di essere approfondito: il “modello Catania”. Questa frase fatta dice tutto e niente. Che cos’è, il “modello Catania”. Sostanzialmente: un modo intelligente di gestire una società. Più in profondità: una filosofia. Tutto nacque nel 2004, quando Antonino Pulvirenti, imprenditore di successo, acquistò la società sull’orlo del fallimento. Una scelta che, negli anni a seguire, diede lustro notevole all’Elefante. In pochi anni, economicamente parlando, il Catania è diventata una delle poche società a chiudere in attivo il bilancio annuale, ponendosi come esempio di correttezza e professionalità. Sportivamente parlando, i risultati sono andati di pari passo con la maturazione societaria. Il trionfo, l’anno scorso, quando la squadra riuscì addirittura a bussare alle porte dell’Europa. Quest’anno, però, il giocattolo che ha incantato per anni sembra essersi rotto. Se a inizio anno iniziava a scricchiolare, adesso pare irreparabile. I motivi? […]Chiedere ad Alejandro Gomez, in arte “El Papu”, volato tra le braccia del freddo dell’est Europa, per giocare nel Metalist di Kharkiv, città a due passi dal confine russo. 7 milioni a Pulvirenti, 2 all’anno per quattro anni al giocatore? Come si poteva rifiutare? Si poteva, con uno sforzo economico non indifferente, regalando alla città e ai tifosi un altro anno di calcio ad alti livelli. Ma non è stata solo la partenza dell’argentino a indebolire la squadra. L’addio di Marchese, ottimo terzino di spinta, ha influito molto. E se le minestre riscaldate non sono mai buone, inutile è stato il ritorno di Francesco Lodi, tornato alle falde dell’Etna dopo 6 mesi deludenti a Genova. Certo, è difficile trattenere quei giocatori che puntano i piedi per andarsene. E quando succede, bisogna farsi trovare pronti. Cosa che, agli osservatori sparsi in tutto il sud America, non è riuscito. Nemmeno al “mago” Cosentino. E i risultati, come recita la classifica, sono disastrosi.

Tifosi infuriati, delusi, rassegnati è già tempo di pensare al futuro (La Sicilia 01.04.2014)

“Serve un esame di coscienza sugli errori commessi in estate e idee chiare per ripartire

“Davvero non c’è più nulla a cui appendersi, nemmeno la disperazione. Finisce qui, la matematica confermerà domani o dopodomani. La logica e la ragione (oltre che il cuore e il cardiologo) consigliano di non pensarci più. Lasciamo stare. La reazione dei tifosi dopo l’ultima sconfitta della lunga e mortificante serie, è fatta di furia, rabbia, delusione e rassegnazione. Di meno, francamente, non poteva essere. Per i prossimi giorni non si preannuncia un’atmosfera esattamente idilliaca attorno alla squadra. Anche questo inevitabile. Ma quel che serve adesso, subito, è che la società metta in moto quel processo di rivisitazione di quel che è stato fatto nella preparazione di questa stagione, nelle scelte fatte, nella campagna acquisti realizzata, negli uomini che sono arrivati e in quelli che non sono arrivati. Ma, soprattutto, come ha detto del resto qualche settimana fa il presidente Pulvirenti, serve proprio un’analisi approfondita di quel che non ha funzionato W PROCESSO. Se vogliamo lo possiamo anche definire così, il Processo. Perché se da un lato nessuno può contestare il fatto che questa squadra non abbia avuto un briciolo di fortuna, come ha dimostrato anche la partita di ieri a Udine, è anche vero che strada facendo più che per la tanta sfortuna (che c’è stata), si è sprofondati per troppi errori, incertezze, deficit caratteriali, superficialità […]E’ ovvio che Pulvirenti sin quando c’è ossigeno per respirare non vuole sentire parlare di Serie B. Manco noi, almeno sino a ieri sera. La società, ha detto Pulvirenti, lavora già al progetto. Evidentemente passando dal piano A al piano B, letteralmente. Va bene l’idea del nuovo stadio, anzi può essere uno straordinario elemento di rilancio. Ma il presidente sa anche che affrontare una nuova realtà impone scelte radicali, serve una reimpostazione, perché il Catania, dopo otto anni di Serie A, può anche retrocedere per quella ciclicità che ha finito in questi anni con il vedere in B Parma, Samp, Genoa, Atalanta, Chievo, Chievo, Torino e Palermo. Ma tutte sono risalite, più o meno rapidamente. E per farlo servono solide basi, organizzazione, gruppo di gestione e staff coeso e omogeneo. Pulvirenti lo sa, ci stava lavorando a prescindere pensando al futuro. Tanto più oggi. Il resto è matematica, una materia di cui oggi ci sfugge il senso, però. Purtroppo.


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