STAMPA- Ultimi e senza più scuse

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Crisi infinita, il Catania è fanalino di coda (ResaPubblica)

“Non c’è verso. Non c’è proprio modo di mettere fine a questa lunga, interminabile crisi che ha colpito il Calcio Catania. I tifosi sono consumati e gli addetti ai lavori piuttosto interdetti. Come ha potuto una società virtuosa come quella etnea, nel giro di un solo anno, sciupare quanto costruito in otto lunghe stagioni in quel paradiso chiamato Serie A? Si fa fatica, adesso, a commentare l’ennesima sconfitta di un’annata maledetta in cui anche il Frosinone passeggia al Massimino per poi portare a casa i tre punti come se nulla fosse. Il futuro è sempre più scuro dalle parti di Torre del Grifo. Pare alquanto evidente che non si trattasse di allenatore e forse nemmeno di rosa a disposizione. Allora di cosa si tratta? Cosa si nasconde dietro la discesa verticale che ha condotto il Catania dall’ottavo posto in serie A nella stagione 2012-13 all’ultimo posto in serie B dell’attuale presente? Altro che propaganda estiva di pronto ritorno in massima serie, qui lo spettro della Lega Pro è più che vivido. Certo, è facile parlare, commentare, criticare. Noi, avessimo la soluzione, la forniremmo in busta chiusa presso la sede legale del club di Pulvirenti, ma purtroppo non siamo maghi e nemmeno stregoni. Ma ciò che è chiaro e sotto gli occhi di tutti è altro. Non esiste più una squadra e nemmeno un progetto. Stiamo assistendo ad un crollo continuo verso l’abisso. Un imbarazzante ritorno al passato, frutto di una programmazione societaria troppo avventata. Chi ha sbagliato paghi, è giunto il momento di saldare il conto.

Non ci sono più scuse (La Sicilia 1 Marzo)

Ultimi in tutto. La classifica è soltanto quel che emerge di ufficiale e che investe Catania e il Catania. Ultimi in tutto: s’è persa la partita, la dignità, si continua a perdere il lume della ragione, si perde ancora di vista una realtà tristissima: questa società, questa squadra, questa città scivolano verso la seconda retrocessione di fila. E il timbro del Frosinone è solo l’ultimo episodio di una gestione fallimentare sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, di comunicazione, di programmazione. Peggio di così mai era andata e la sensazione è che si andrà ancora più in basso. Non basta appigliarsi a un primo tempo coraggioso, perché nella ripresa i rossazzurri sono crollati totalmente: zero personalità, zero reazione, zero resistenza fisica. Che scempio. Il pubblico contesta, ma è una rabbia che lascia il posto alla delusione non tanto per la sconfitta, ma per quello che è l’andazzo di una stagione da non credere. QUANTI ERRORI E QUANTA PRESUNZIONE. Ci siamo disfatti della banda argentina, trattenuta qui in estate da chi, cioè il signor Cosentino, avrebbe dovuto capire che non tutti i reduci dalla retrocessione avevano davvero voglia di lottare ancora per il Catania. Ma non lo aveva capito in estate e ce li siamo dovuti tenere sino a fine dicembre, quando ci avevano trascinato già in fondo alla classifica. Errori e presunzione, indiscutibili e imperdonabili, mai riconosciuti. Sono arrivati nove italiani, hanno avuto il tempo di durare lo spazio di due partite, poi si è caduti di nuovo nel baratro. Ieri la società, finalmente, ha capito perché. Perché hanno scelto e difeso un preparatore atletico che è stato uno tsunami per mesi. Hanno costretto Sannino alle dimissioni perché saliva in sede per fare la guerra a chi lo osteggiava. Lo avevano preso per un salumiere, per un visionario. Aveva ragione anche lui.