STAMPA/Altro – La vergogna di Genova

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

“Io non me la sarei tolta Italia senza cultura sportiva” (Repubblica)

“Lo stadio di Genova non c’entra. Andate a vedere il Chelsea in casa, la gente è anche più vicina al campo Abbiamo cercato il mercato e perso di vista lo sport. Ormai passiamo il tempo a litigare

“Demetrio Albertini, consigliere del sindacato calciatori e vicepresidente Figc, lei avrebbe mai tolto la maglia? «Mai. Mai. Mai. È escluso. Non esiste proprio, in vita mia mi sono sempre comportato da professionista. E ho accettato anche i fischi, trasformandoli in benzina per dare il meglio. Ma la maglia non l’avrei mai tolta». Cosa ha pensato quando ha visto quella scena? «Mi hanno detto che è intervenuto persino il presidente per far togliere le maglie… Come diceva il mio amico Boban, “mi sembra di sognare”. Questo ho pensato».

Quei giocatori svestiti con la complicità di tutti che umilia anche lo Stato (Repubblica)

“Quel che accade all’ottavo del secondo tempo di Genoa- Siena è l’immagine di uno sbando che va oltre le gradinate dello stadio. La squadra di casa prende il quarto gol, si arrende a un avversario non irresistibile e a un imprevisto destino di retrocessione. Era partita bene in campionato: Palacio segnava, Frey parava, a centrocampo fioriva qualche pseudotalento. Poi si è piantata. Presi sei gol a Napoli, il presidente Preziosi ha invocato l’orgoglio ferito e cambiato l’allenatore: via Malesani, dentro Marino. Finchè ne ha presi cinque dall’Inter, e riecco l’orgoglio sanguinar: via Marino e ri-dentro Malesani. Son ritorni che fan più danni che altro (vedi quel che accade a Cagliari con Ficcadenti). Non c’è più un gioco, non c’è più la difesa, si sbriciola l’autostima, classifica ferma e il Lecce viene su con il turbo. Si possono prendere quattro gol in casa con il Siena? Sì, e se non ti sei venduto la partita non è un reato. L’anno scorso a quest’ora evaporò la Sampdoria. Quest’anno tocca al Genoa. Succede: mai godere delle sventure altrui. Nel calcio si può perdere. E male. Non avere più la forza di rialzarsi e prenderne quattro. Cinque, se va avanti. Invece arriva in campo un fumogeno ed è come fosse un segnale: “gli ultrà sequestrano la squadra”, riferiscono le cronache. Come fanno? Occupano lo spazio che conduce agli spogliatoi, decretando l’impossibilità di rientrare.

Il Viminale contro la questura “C’è stata troppa tolleranza” (Repubblica)

“Marassi ancora nel caos. Coni e Figc: “Vergogna”

“Un disastro. Uno stadio ostaggio dei violenti. Già successo purtroppo (ricordate il derby di Roma sospeso?): ma stavolta capita, e di nuovo a Genova, dove la questura dà prova di incapacità nel gestire l’ordine pubblico. Giancarlo Abete ricorda la gara della Nazionale sospesa a Marassi nell’ottobre 2010 per le “gesta” degli ultrà serbi, guidati da Ivan il terribile. Ma anche quest’anno c’era stato, prima di ieri, un segnale preoccupante (e sottovalutato): l’agguato di alcuni ultrà del Genoa ai tifosi del Milan. Un episodio grave dopo tutti i tentativi fatti da Preziosi e Galliani di riportare la serenità fra le due tifoserie, in conflitto dopo la morte di Vincenzo Spagnolo (29 gennaio 1995). Ieri il caos. Un teatrino allucinante che ha turbato il Viminale. La gara, sostengono a Roma, andava chiusa e si doveva procedere subito con arresti e denunce. Ora arriveranno un centinaio di Daspo: sarà una risposta “esemplare” ma tardiva.

La resa del calcio (Repubblica)

“Un centinaio di tifosi sullo 0-4 tiene in ostaggio per 40’ la squadra, a cui viene pure imposto di togliersi la maglia Una situazione senza alcun controllo

“Uno stadio intero in ostaggio di un centinaio di ultrà: è il Luigi Ferraris di Genova, lo stesso dove il 12 ottobre 2010 un tifoso serbo, Ivan Bogdanov, l’uomo nero come venne ribattezzato, appeso a una griglia fece sospendere la partita tra la sua nazionale e quella italiana. Questa volta la partita, fermata per 40 minuti, riprende e arriva mestamente al 90’, ma il calcio si è arreso completamente a un manipolo di ultras: un pomeriggio di disfatta per tutti: tifosi, dirigenti, calciatori, forze dell’ordine. Sono in 20 mila a Marassi per la partita della vita per il Genoa, quella che non si può sbagliare dopo che il Lecce, staccato di 12 punti a Natale, è dietro soltanto di due lunghezze. Ma il Siena ha vita facile contro una squadra paralizzata dalle proprie paure e dalle discutibili scelte di Malesani, l’allenatore che Preziosi ha esonerato a dicembre, richiamato in panchina al posto di Marino a inizio aprile, e che dopo altre tre partite licenzierà di nuovo al termine di un pomeriggio assurdo: squadra a De Canio per le ultime decisive cinque partite.

«Toglietevi la maglia» Ricatto ultrà al Genoa i giocatori obbediscono (Il Corriere della Sera)

“Preziosi: «In mano a 80 delinquenti»

“Una squadra ridotta in pezzi ViaMalesani ecco De Canio

“Sotto di 4 gol col Siena, calciatori umiliati dai tifosi, solo Sculli e Frey si ribellano. Partita sospesa e ripresa

“Non è più calcio dal minuto 9 del secondo tempo, quando il Siena dilaga nel vuoto rossoblu (0-4 in 32’) e il terrore di una retrocessione sempre più vicina accende la miccia dell’arroganza dei tifosi, certi tifosi, un centinaio di ultrà ben noti a società e polizia che raggiungono i distinti, sopra il tunnel che porta agli spogliatoi, e cominciano a insultare Malesani (da poco richiamato in panchina dal presidente Preziosi e già ri-esonerato), dileggiare i giocatori, lanciare fumogeni e bombe carta. Salgono a cavallo delle recinzioni, minacciano di invadere il campo. Ordinano: «Toglietevi le maglie, non siete degni». Hanno occhiali da sole, crani rasati, giacche nere come l’umore di una domenica che, ormai è chiaro, ha imboccato una deriva nefasta e irrefrenabile, se dalle tasche uscisse un passamontagna sembrerebbe, neimodi e nei toni, l’elogio della follia che bloccò Italia-Serbia, qualificazioni di Euro 2012, Ivan Bogdanov protagonista assoluto (12 ottobre 2010).

È stato violato il valore più prezioso (Il Corriere della Sera)

“Forse una parte dei genoani duri e puri qualcosa all’inizio ha condiviso della protesta dei loro ultrà. Il genoano ha un rapporto viscerale, assoluto, con i colori del Genoa, poco razionale. Essere del Genoa è essere della città, avere il mare davanti e la storia alle spalle. È anche un modo di difendersi dall’ingresso dei sampdoriani nella vita, un ingombro mai giudicato dannoso, semplicemente inutile. Forse qualcuno di quei genoani ha avuto voglia di partecipare al festival dell’umiliazione a cui gli ultrà avevano dato il via. Ma tutto è diventato subito troppo. I genovesi hanno inventato il denaro, conoscono il valore delle cose. Non si umiliano gli uomini perché la soddisfazione che se ne trae non dà vantaggi solidi e crea solo vendette. Genova poi, tutta Genova, ha un suo senso della civiltà così forte da diventare quasi senso del privato. Conosce il limite. Lo spettacolo diMarassi è stato invece unico nel suo eccesso e nella sua miseria. Mai visto niente in tanti anni di marciapiede calcistico. Una richiesta pubblica di umiliazione insensata, e l’accettazione totale dell’umiliazione.

Hanno sequestrato Genoa – Siena (Il Corriere dello Sport)

“Un pomeriggio di follia a Marassi: gli ultrà rossoblù lanciano fumogeni e minacciano la squadra. Partita sospesa per 40 minuti

Un pomeriggio di ordinaria follia. Il calcio giocato che, ancora una volta, recita il ruolo di comprimario e lascia lo spazio a squallidi e incresciosi episodi di cronaca. Tutto accade all’8′ della ripresa di Genoa-Siena, con i padroni di casa sotto di quattro reti in una partita che avrebbero dovuto vincere per compiere un passo avanti verso la salvezza. Il tecnico rossoblù Alberto Malesani decide di sostituire l’attaccante Sculli con il difensore Kaladze e dalla gradinata Nord, il fulcro della tifoseria rossoblù, si alzano i primi cori di scherno all’indirizzo dell’allenatore. Un gruppo di circa cento elementi riesce a raggiungere il settore Distinti e a sistemarsi sopra il tunnel che separa il terreno di gioco dagli spogliatoi. Insulti, minacce, e soprattutto il lancio di petardi e fumogeni all’interno del rettangolo di gioco.

La reazione delle istituzioni sportive Abete e Petrucci: «Una vergogna!» Marassi stangato (Il Corriere dello Sport)

“Durissimo Giancarlo Abete, ricordando quanto successe in Italia-Serbia: «E’ una violenza inaccettabile, questi non sono tifosi. Sono persone che cercano di portare violenza dentro gli stadi, che pensano che lo stadio sia un’arena, che possono interpretare il calcio secondo i propri desiderata e le proprie passioni violente. Non è così, la loro non è una battaglia vinta. Ringraziamo il Ministero degli interni, mal’ordine pubblico deve essere gestito da soggetti a ciò titolati. Questa gente è stata vista in faccia, queste persone devono essere allontanate. Ci sono le norme, basta applicarle e non far entrare mai più in uno stadio queste persone» . Abete è duro anche con la scelta di togliersi la maglia (per il Questore è stata del Genoa, Preziosi ha smentito): «E’ stato un grave errore, non si può dare soddisfazione a chi usa la violenza e l’umiliazione per il calcio, altrimenti è finita. Si può sospendere una partita, ma non consegnare le maglie»

Genoa-Siena, l’ultima follia Gara sospesa per 44 minuti (La Gazzetta dello Sport)

“A Marassi, dopo lo 0-4, 60 teppisti lasciano la curva e occupano i distinti: fumogeni, minacce e paura. Polemica tra club e questura

“Piccoli Bogdanov crescono, e il Ferraris (molto amaramente) si conferma ancora una volta luogo ideale per le loro nefandezze. Sono la faccia marcia del tifo italiano, questi sessanta «pseudo tifosi, anzi delinquenti» (alcuni dei quali già noti alle forze dell’ordine), come li ha definiti il presidente genoano Preziosi, che alle 16.12 di ieri, agendo in maniera totalmente impunita hanno imposto all’arbitro Tagliavento lo stop di Genoa-Siena per 44 minuti, con l’unico motivo di manifestare il loro dissenso nei confronti di tutto l’ambiente rossoblù, squadra e società. I tre gol subiti nel primo tempo avevano già esasperato gli animi sugli spalti, tanto che prima della sospensione Jankovic, convocato manon inserito nella lista dei diciotto per la gara, seduto in tribuna d’onore, è stato pesantemente apostrofato da alcuni tifosi. Il serbo si è alzato, tentando una reazione, ma per evitare guai è stato accompagnato via da alcuni uomini della Digos in borghese.

Il grande rifiuto di un uomo solo che ha fermato i prepotenti (La Gazzetta dello Sport)

“Ha affrontato faccia a faccia i tifosi infuriati «Questa maglia èmia, e non me la toglierò mai Lasciateci giocare o rischiamo la squalifica»

“«Questa maglia è mia». Giuseppe Sculli è abituato a guardare dritto negli occhi chi lo affronta, è scaltro, litigioso e tignoso, ma anche indomabile, sfrontato e generoso. E’ nato a Bruzzano, un paese della Locride, è cresciuto calcisticamente nella Juventus, ma si sente genoano. Nella vita e nella carriera ne ha viste tante, accuse esagerate, una squalifica per slealtà sportiva, un nonno accusato di essere stato un capomafia, infortuni, polemiche in campo e fuori, persino un’onoreficenza, guadagnata sul campo con l’Under 21 e la nazionale olimpica, bronzo ad Atene, emai riscossa al contrario dei compagni d’avventura, ha superato tutto, senza mai abbassare lo sguardo.

Tra quei volti chi partecipò alla rissa fatale a Spagnolo (La Gazzetta dello Sport)

“Lo steward ferito potrebbe riconoscere gli aggressori

“Una notte di lavoro in Questura, dove si sta cercando in queste ore di dare subito un volto (e, soprattutto, di accertare nel dettaglio le responsabilità) ai teppisti che hanno portato alla sospensione di Genoa-Siena. Un aiuto potrebbe arrivare dallo steward ferito e trasportato in ospedale, se riuscirà a riconoscere dalle foto i colpevoli della sua aggressione. Mettendo (anche) a confronto i filmati della contestazione di ieri con quella avvenuta al termine di Genoa-Cesena dell’ 11 aprile, alcuni dei più esagitati sembrano gli stessi che quella notte avevano urlato slogan contro i rossoblù, costringendo la squadra a rimanere due ore negli spogliatoi.

Preziosi si ribella: «Fanno i padroni,ma sono il male» (La Gazzetta dello Sport)

“«Voglio in galera quelle persone. Non possiamo essere ostaggio di 60 delinquenti»

“C’è anche un problema con la gestione dell’ordine pubblico: «Non si può organizzare una partita così, anche sapendo dei rischi che potevano esserci. C’erano pochi poliziotti e ci hanno lasciati ostaggi dei tifosi.Hodovuto far umiliare la squadra e per fortuna Sculli alla fine ha fatto loro capire a cosa andavamo incontro, ma non tutti sono Sculli. Pensate a Granqvist, uno svedese, chissà cosa deve aver pensato e con che stato d’animo giocherà ancora. In campo la polizia è stata disponibilissima, ma la situazione era già compromessa».

Stangata assicurata Genoa, porte chiuse sino a fine stagione (La Gazzetta dello Sport)

“Oggi le decisioni del giudice sportivo. Abete: «Grave errore togliersi la maglia». Petrucci: «Un sacrilegio»

“Ma cosa accadrà ora al Genoa e al «Ferraris »? Tutti si aspettano una lunga squalifica del campo, sicuramente si arriverà a porte chiuse fino a fine stagione, mentre è più difficile che si vada fuori da Genova. Anche in questo caso, però, si giocherebbe a porte chiuse. Oggi l’attesa è per le decisioni dal giudice sportivo Gianpaolo Tosel,ma soprattutto per capire cosa ha scritto l’arbitro Tagliavento (ma anche gli uomini della Procura federale) sul suo referto. Innanzitutto un dubbio: la gara è ripresa regolarmente o solo «pro forma»? In questo caso il risultato finale sarà di 4-0, il risultato maturato sul campo al momento dell’interruzione

Sannino sconvolto: «Spettacolo incredibile» (La Gazzetta dello Sport)

“Sconvolto. Il tecnico del Siena, Sannino, ha lasciato in secondo piano le voci su un suo passaggio al Genoa a fine stagione e pure la gioia per una salvezza ormai di fatto vicinissima, nonostante il clamore legato alla vicenda-scommesse che ha riguardato proprio il club toscano negli ultimi giorni. «Abbiamo assistito a uno spettacolo che non avremmo mai immaginato di vedere, soprattutto pochi giorni dopo la tragedia del povero Morosini».

Genova, la gogna degli ultrà umilia il calcio italiano (La Gazzetta dello Sport)

“Adesso vanno identificati, puniti e banditi per sempre dagli stadi


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