ULTRAS AVELLINO- «Ecco cosa è successo a Catania!»

Redazione

Di seguito riportiamo la nota, firmata dal Direttivo Curva Sud di Avellino, con la quale gli ultras irpini che hanno denunciato maltrattamenti nel corso della trasferta di Catania, vogliono ricostruire la loro dettagliata versione dei fatti

“Trasferta a Catania: siamo pronti, si parte. Siamo consapevoli che al “Cibali-Massimino”, in terra etnea, ci aspetta, come in passato, un clima surriscaldato. Ci aspettiamo qualche agguato lungo il cammino, ci aspettiamo il solito lancio di pietre. Ed invece… “CLAMOROSO AL CIBALI” L’accoglienza (definiamola “Hot”) non la fanno gli ultras rossoazzurri, bensì i “poliziotti tifosi in divisa”.

Ma andiamo con ordine. Il buongiorno si vede dal mattino: arriviamo a Reggio Calabria e, prima dell’imbarco per la Sicilia, restiamo a terra per oltre due ore senza motivazioni valide. Poi finalmente ci fanno imbarcare e arriviamo a Messina, da lì ripartiamo per Catania. Dopo un viaggio ad andatura lenta, ovviamente per volere della Questura, arriviamo nei pressi della città. Qui avviene l’assurdo: ci fanno scendere dai pullman, dalle macchine e dai furgoni e ci sequestrano cibo ed acqua, lasciandoci così per 5/6 ore, negandoci qualsiasi possibilità di ristoro. Ci vietano finanche la possibilità di usufruire dei servizi igienici: i maschi si arrangiano come possono, per le donne che si lamentano la risposta della Polizia è: “Se dovete espletare, c’è tanto spazio per farlo”.

Mentre siamo a terra, i cani antidroga e antiesplosivo rovistano nelle nostre borse e salgono sui sedili dei pullman, in barba alle più elementari norme di igiene. Ci fanno risalire ad uno alla volta, mostrando biglietto e documenti. Ripartiamo per lo stadio quando ormai la gara è cominciata. A questo punto ci aspetteremmo di entrare senza ulteriori controlli, abusi e soprusi. Ma invece, capitanata dal Questore di Catania, la Polizia offre il peggio di sé: offese gratuite verso i tifosi dell’Avellino con tanto di gestacci e provocazioni gratuite.

Ore 15.36: i tornelli sono chiusi. Chiediamo spiegazioni, inserendo il biglietto le porte non si aprono. Ci accorgiamo che qualcuno dall’interno blocca gli ingressi in maniera scientifica per farci ritardare ulteriormente l’ingresso nel settore. Iniziamo a perdere la pazienza, poi finalmente alcuni di noi varcano i tornelli, ma molti sono ancora fuori e sono accalcati, rischiando di soffocare o di restare schiacciati. È per questo motivo che decidiamo di dare una mano agli steward agli ingressi, ma soprattutto di non far accadere una tragedia. Praticamente gli ultimi dei nostri entrano quando il primo tempo è già finito. Dopo aver assistito al secondo tempo, due ore dopo il fischio finale dell’arbitro, la Questura ci fa uscire: uno alla volta e con l’ennesima esibizione del documento. Ci fanno proseguire fino a Messina ancora senza cibo e acqua, poi fortunatamente la nostra strada e quella della Questura di Catania si dividono. La mattina seguente ad Avellino scatta da parte della Polizia catanese una vera e propria caccia all’ultras avellinese. Arrestano due ragazzi e inviano video, foto ed interviste a tutte le testate giornalistiche, senza coprire i volti e senza nascondere le generalità dei ragazzi. Neanche con chi è accusato dei crimini più efferati si vedono queste cose.

Il giorno seguente, in tribunale, il PM, vista la scarsa rilevanza dei presunti atti testimoniati nel video, decide per l’immediata scarcerazione dei ragazzi. Due arresti e quattro DASPO dopo aver subito tutto questo. Insomma, se queste sono le forze dell’ordine, se questo è il modo di trattare la gente da parte delle istituzioni calcistiche e governative, crediamo sia normale che la gente preferisca non entrare negli stadi. Abbiamo assistito ad abusi di potere, a prevaricazioni vili ed ignobili. Mai vissuta una giornata simile. Ci sorge spontaneo considerare che lor signori si indignano per una maglietta con la scritta “Speziale Libero”, quando poi ad offendere la memoria di Raciti e la divisa che questi indossava ci hanno pensato il Questore di Catania e i suoi uomini con un comportamento indegno per un Paese civile.

La Lega di serie B si riempie la bocca con lo slogan “Rispetto” che manda a ripetizione sulle pay-tv e nelle serate di gala. Anche stavolta Abodi dichiara che chiederà spiegazioni a chi di dovere. Non abbiamo capito che ruolo abbia questo signore, cosa rappresenti e quanto conti: a chiacchiere dice di voler difendere i club e i tifosi, nei fatti è semplicemente uno dei tanti esponenti di un calcio malato ed in chiara decadenza, con stadi sempre più vuoti, società in fallimento e scandali ormai all’ordine del giorno. Ma, nonostante tutto, sta ancora lì a raccontarci dell’isola che non c’è”.