- Clima post-derby da funerale: in città si respira aria pesante dopo la brutta sconfitta con gli eterni rivali del Palermo.
- Raffaele continua imperterrito con la la difesa a tre – con l’aggiunta di due terzini – anche in una trasferta nella quale la squadra è costretta a vincere e convincere.
- Il Bisceglie è avversario alla portata. Non è il Bayern Monaco, non è il Manchester City, ma non si sa mai, meglio partire coperti.
- Primo tempo come sempre soporifero, con zero tiri in porta.
- Dopo un’ora di gioco, la svolta: il Bisceglie manca il vantaggio e, sulla ripartenza, il Catania guadagna una punizione nei pressi dell’area avversaria. La pennellata del bistrattato e poco utilizzato Maldonado trova la testa di Silvestri, che sigla il vantaggio.
- Gol al primo tiro in porta e su palla inattiva. L’episodio tanto agognato da Raffaele a Pagani ed a Vibo, qui fortunatamente si materializza (ma non può essere sempre così).
- Il resto è la solita sceneggiatura, vista tante volte in questa involuta categoria: nel goffo tentativo di riacciuffare il risultato, il Bisceglie regala due palloni agli attaccanti del Catania, che corrono indisturbati verso la porta e segnano gol facili persino per loro, che qualcosa avevano sbagliato ultimamente.
- Vittoria netta nel risultato, che però non cancella le perplessità sulla mentalità di questa compagine e del suo timoniere, visto che per un’ora il punteggio è rimasto inchiodato sullo zero a zero e vista la qualità dell’avversario, penultimo in classifica.
- Troppo vivido ancora, nella mente degli sportivi etnei, il ricordo dei festeggiamenti palermitani al “Massimino” dopo il fischio finale, per poter gioire di una vittoria con il Bisceglie.
- Chiudo, amareggiato ma orgoglioso, testimoniando la mia personale vicinanza a Tommaso Silvestri, che ha giocato parte del match con due costole rotte. Lui è certamente un guerriero, come lo fu Bergessio anni fa.