Caffo: «Il Catania è il mio primo amore». Nel 2015 gli fu proposto acquisto club

fonte: zazoom24
Marco Di Mauro

«Sono un tifoso del Catania, lo sono sempre stato e lo resterò per sempre». Tiene a precisarlo subito Pippo Caffo. Imprenditore catanese, 65enne, da 50 anni trapiantato in Calabria. Tornerà al Massimino a distanza di oltre dieci anni per seguire una partita per lui molto particolare. «Domenica tornerò nel mio stadio come presidente della Vibonese», spiega a MondoCatania. Tra ricordi del passato e speranze per il futuro, il dirigente dei calabresi parla anche di quando gli venne proposto di acquistare il Calcio Catania, e rifiutò.

«Domenica ci sarò e ritornerò per la prima volta in panchina. Lo avevo promesso anni fa, quando eravamo prossimi alla promozione in Lega Pro, e sarà così. Di solito seguo la squadra dalla tribuna, ma stavolta sarò a bordo campo in qualità di accompagnatore. Per me sarà un onore e un piacere ritornare al Massimino, e farlo in questo modo».

È questo uno dei regali più belli che la Vibonese, ripescata lo scorso agosto, ha fatto al suo presidente.

«Io ho 65 anni. E in 65 anni non ho mai smesso di seguire il Catania. Ho vissuto i campionati minori, la gloriosa serie A degli anni 60, lo scivolone nei dilettanti e di recente i record storici nel massimo campionato. Allo stadio o in tv, nella buona o nella cattiva sorte. Il Catania è il mio primo amore».

A indicare l’attaccamento di Caffo al Calcio Catania sono le sue frasi, coniugate non in terza persona ma in prima persona plurale.

«Ai miei tempi mi domandavano perché, a differenza di tanti ragazzi, non tifavo Juventus. Non sapevano dell’amarezza che sento ancora dentro nel ricordare quel 5-1 al Catania, del 1962, che ci impedì di balzare in testa alla classifica. Ci rifacemmo qualche settimana dopo contro l’Inter, ma quella ferita non è andata via».

Da tifoso del Catania, imprenditore e catanese di nascita ha mai pensato di acquistare il Catania?

«Qualcuno me ne aveva accennato, l’anno scorso. Ma non penso che Catania sia una piazza alla mia portata, per diverse ragioni. Anzitutto perché manco dalla mia città ormai da 50 anni. Sono un presidente che non intende il calcio come un gioco di affari ma come una questione d’amore. Sono convinto che i presidenti debbano vivere da vicino la quotidianità del loro club. Io, per via della lontananza, non potrei. Poi credo di non avere le possibilità per reggere le ambizioni di una città popolosa e con alle spalle un grande passato nel calcio, come Catania. Se avessi continuato a vivere a in terra etnea mi avrebbe fatto piacere dare una mano. Credo comunque che il club sia in ottime mani».

Da tifoso, si aspettava il ritorno di Pietro Lo Monaco al Catania – oggi nuovamente amministratore delgato – dopo gli screzi avuti col patron Antonino Pulvirenti?

«Abbiamo buoni rapporti con Lo Monaco, ci conosciamo da molti anni. L’avevo incontrato quando era ancora a Messina, e abbiamo scambiato due chiacchiere sul Catania. Avrà avuto i suoi buoni motivi per tornare alla guida del club. Credo sia la persona più adatta per un rilancio che punti in alto».

Che ne pensa dell’attuale situazione del Catania?

«Non è giusto che il Catania resti in Lega Pro. Anche tramite i playoff penso che ce la possa fare a centrare la promozione in serie B. Il potenziale ce l’ha, il pubblico pure, non manca niente. I playoff sono l’obiettivo minimo. Certo, partire con l’handicap di sette punti non è facile, specie in un campionato che è particolare. Come dimostra la sconfitta sul campo della Virtus Francavilla».

Secondo lei quali sono i punti forti del Catania che la Vibonese affronta domenica?

«Il Catania ha una squadra che può competere ai vertici, con Lecce e Juve Stabia. Tra tutti i calciatori credo che Calil sia tra i migliori. Poi, aggiungo che ho avuto modo di incontrare anche l’allenatore, Pino Rigoli, avversario. Lo ritengo un ottimo tecnico. Alle spalle, la squadra ha poi inoltre una struttura societaria non indifferente. Ma il pallone è rotondo e a volte capita che anche grandi nomi o gente capace non riesca ad amalgamarsi»-

La Vibonese, che obiettivi ha?

«Noi, da ripescati, il 4 agosto, non abbiamo potuto costruire al meglio la squadra. Abbiamo attinto dal mercato degli svincolati e completato la rosa con dei giovani. Dopo un inizio complicato abbiamo ingranato la marcia giusta. Nelle ultime gare sono arrivati quattro risultati utili. Ci troviamo al di sopra di formazioni come Akragas e Messina. Questo è un dato significativo. Il nostro obiettivo resta la salvezza diretta».

Non solo il presidente, anche il cuore della squadra è marca Liotru, vero?

«C’è Saraniti, un ragazzo catanese cresciuto nel settore giovanile rossazzurro. È bravissimo, maturo, ed è quello che ci fa i gol. Speriamo lo faccia anche domenica. Poi c’è Giovanni Giuffrida, che in campo è l’anima della nostra squadra, il nostro Gattuso. Non potremo contare invece su Rossetti, che non è catanese ma è frutto del vivaio rossazzurro. Il Catania ce l’ha ceduto in prestito ma si è infortunato, tornerà in campo a gennaio».

Da presidente della Vibonese e tifoso del Catania, domenica il risultato finale rischia di darle comunque un dispiacere. Si augura un pareggio?

«Vorrei avere un risultato positivo per la Vibonese, e auguro il Catania tutto il meglio possibile a partire dalla prossima partita. Se dovessi perdere, come presidente della Vibonese, non sarei contento. Accetterò qualunque responso arrivi dal campo. Mi auguro che sia una bella partita. Vinca il migliore o chi ha più fortuna».