Catania-Bari, la partita in pillole

Fonte immagine: calciocatania.it
Gianpaolo Barbera
  •  Curiosità di vedere la reazione di Raffaele e dei suoi calciatori dopo la batosta di Terni, per capire di che pasta sono fatti i rossazzurri.
  •  Bari atterrato in quel di Catania come fosse il Real Madrid. Ma è solo una squadra di Serie C.
  •  Formazione di partenza come sempre guardinga, anche più del solito, quella messa in campo da Raffaele. Modulo, il 3-5-2 impostato sul contropiede rapido.
  •  Primo tempo soporifero, al limite della decenza, considerando che si affrontavano due delle migliori squadre del girone.
  •  Giosa è in stato confusionale e sbaglia molti palloni, procurando pericoli che il Bari non sa sfruttare.
  •  Basta una discesa sulla sinistra, un buon cross e un lento colpo di testa per mandare avanti i pugliesi (con mezza dormita anche di Giosa e Confente).
  •  Nello spogliatoio Raffaele si fa sentire e la squadra esce trasformata nella volontà e nel modulo: si passa al 4-3-3 offensivo (esce a sorpresa Sales, il più grezzo tecnicamente, ma anche il meno pasticcione dei difensori del Catania), entra Golfo. Fiducia a Giosa, malgrado i tanti errori (ma sostituendolo, Raffaele ne avrebbe minato l’autostima).
  •  Il Bari, da squadretta di C, non sa fare altro che chiudersi e provare a soffrire.
  •  La svolta arriva con il passaggio al 4-2-4 iperoffensivo e con l’ingresso del carrarmato rossazzurro Sarao, giocatore tanto criticato quanto determinante in questa stagione. Stacco imperioso di testa su pennellata dell’intermittente Russotto, pareggio strameritato e scalpo di Sabbione, che resta a terra con la testa sanguinante.
  •  La migliore seconda frazione del Catania dipende fondamentalmente da due fattori: dal coraggio (ri)trovato del suo tecnico (che osa, finalmente!) e dalla condizione di due giocatori-pilastri, quali sono ormai Dall’Oglio e Welbeck. Entrambi, evidentemente, in un centrocampo a due si esaltano, recuperando una marea di palloni e ripartendo senza fronzoli attraverso il passaggio diretto ai quattro attaccanti. Che partita la loro!
  •  Gli etnei martellano finché ne hanno e forse oltre, anche grazie all’innesto di un positivo Manneh, al posto di un Russotto ancora molto indietro atleticamente.
  •  Raffaele sa di avere la fiducia e il controllo dei suoi ragazzi: li sposta a seconda delle esigenze e cambia ancora modulo, tornando al 4-3-3 nel finale. Stratega!
  •  Punizione laterale guadagnata da Manneh: JD, al secolo Jacopo Dall’Oglio, si incarica della battuta, strappando la palla dalle mani dello smanioso Pinto (fatto positivo che ci sia voglia di essere protagonisti) e mette un pallone a rientrare al centro dell’area, dove l’aitante Sarao (manco a dirlo) viene privato dalla maglia da gara da un voglioso difensore avversario, forse innamorato di lui. RIGORE! Con la stessa grinta Jacopo va sul dischetto, ma le forze vengono meno sul più bello e il portiere avversario respinge facilmente. Peccato, ma ci sta!
  •  Ai punti vince il Catania, perde il Bari, tutt’altro che una corazzata, come invece si diceva.
  •  Il fatto di avere tenuto testa ad una delle compagini più attrezzate della C, anzi di averla quasi battuta, deve galvanizzare Raffaele e i giocatori. Sarà importante seguire questa scia, fatta di pragmatismo (veri cambi di modulo a seconda del momento) e coraggio, alla ricerca di un calcio diretto, fatto di verticalità e velocità. Cosa che in questa categoria, soprattutto, premia spesso.
  • Non sarebbe male vedere alla prossima il Catania partire a trazione anteriore, quindi con un 4-3-3 o addirittura con 4-2-4, moduli che serviranno per battere l’avversario di turno. Insomma, combattere per sapere quanto vale questo Catania!

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