Cessione-Catania: Tacopina è un treno da non lasciarsi scappare

Fabio Di Stefano

Catania-Tacopina è un matrimonio che potrebbe farsi. Almeno questa è l’impressione che scaturisce dagli ultimi sviluppi di una vicenda che si trascina da mesi, ma che ultimamente pare essere arrivata vicina alla conclusione, in un senso o nell’altro. Joe Tacopina ha presentato alla Sigi un’offerta che prevede tre opzioni: una per l’acquisizione del 100% del pacchetto azionario, le altre due per l’acquisto di diverse quote percentuali, per adesso non meglio quantificate. L’avvocato newyorchese ha annunciato che attenderà la risposta della dirigenza etnea per due settimane. Ambiziosi i progetti: Tacopina parla di serie A ad alti livelli, di valorizzazione di Torre del Grifo e di risanamento dall’esposizione debitoria. Adesso la palla passa a Sigi.

Bisogna premettere che sin qui i dirigenti della Sigi hanno svolto un lavoro egregio. Il gruppo di investimento ha salvato il Calcio Catania da una morte pressoché certa. Prima lo ha rilevato all’asta fallimentare indetta dal Tribunale di Catania, poi lo ha iscritto al campionato. Facendo ingenti sacrifici a livello economico, è bene ricordarlo: primo fra tutti il pagamento degli stipendi dei calciatori, che spettava alla vecchia società. E ha pure costruito una squadra degna di rispetto. Senza i punti di penalizzazione, da addebitare sempre alla vecchia gestione, oggi il Catania sarebbe in cima alla classifica.
Come è giusto sottolineare i meriti di Sigi, è anche lecito dare voce ai dubbi. La società non ha fatto e non sta facendo mancare nulla al Catania, vero.
Le perplessità, però, persistono e sono rivolte alle capacità finanziarie complessive degli investitori: sono tali da consentire il progressivo azzeramento dei debiti e, nello stesso tempo, le vittorie sul campo? Perché, occorre dirlo, senza i successi in campo sportivo si rischia di non uscire dal limbo in cui il club è precipitato. La Serie C, è stato detto tante, troppe volte, è un torneo a perdere, dove gli introiti sono pochi e sempre inferiori alle uscite. Senza la promozione in Serie B il club rischierebbe di essere travolto dal vortice dei debiti più di quanto non lo sia adesso.
La patata bollente, adesso, è nelle mani sei soci Sigi, il quale sono davanti ad un bivio: mantenere la proprietà del club che hanno salvato, gestendolo, sinora, in modo impeccabile, oppure cedere al facoltoso imprenditore statunitense? Una responsabilità non da poco. Sino ad ora il tifo rossazzurro è schierato quasi in toto dalla loro parte. La piazza è grata alla Sigi per aver salvato 74 anni di storia del club rossazzurro, per questo accetta di buon grado anche l’ipotesi di non vincere il campionato. Ma quanto durerà tutto ciò? Molto presto la pressione del risultato a tutti i costi tornerà a farsi sentire su dirigenti e calciatori. L’idillio potrebbe essere non più così forte, a maggior ragione adesso, con la presenza ingombrante di Tacopina. Qualora la Sigi rifiutasse l’offerta, si prenderebbe una grossa responsabilità dinanzi la città: quella di dover presentare un piano industriale e sportivo di livello quantomeno pari a quello dell’imprenditore italo-americano. Altrimenti la stima di oggi, da parte della piazza, potrebbe presto trasformarsi in ostilità.