Ciccio Lodi e il Catania: supplizio e paradosso dei calci piazzati

Claudio Spagnolo

Immaginate un uomo che abbia molta fame e stia impazzendo di sete. È legato, ma è solo a un passo da un albero da frutta, e gli vien voglia di allungare le mani per scuoterne i rami. Senonché, appena accenna a farlo, si alza il vento, i rami si allontanano dalle sue mani, i frutti volano via. Oppure, lo stesso uomo è immerso in un bellissimo lago d’acqua dolce. Ma appena apre le labbra per dissetarsi, ecco che il lago gli si prosciuga intorno e a lui resta la sete, con l’aggiunta della delusione. Nel mondo degli antichi Greci – che avevano dèi e miti in abbondanza per spiegare ogni risvolto della vita umana – questa era per grandi linee la storia del re Tantalo e del suo proverbiale supplizio. Nel mondo del calcio, dominato anch’esso da divinità capricciose e a volte insensate, è un po’ quel che sta capitando al Catania: che si tiene in casa, ma proprio in casa, quello che potrebbe essere il rimedio a molti dei suoi mali. Ma che, almeno per quest’anno, deve rassegnarsi a guardarlo senza poterlo toccare. Per insondabile decreto del dio del calcio, o piuttosto di quello del calciomercato.

Facciamo due conti: tra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo, il Catania ha sbagliato la bellezza di tre rigori sugli ultimi quattro tirati. Rigori che sono costati parecchi punti; con la sola eccezione dell’ultimo, mandato fuori da Pozzebon a Messina, ma reso per fortuna innocuo dal gol di Barisic che ha poi deciso la partita. Se su rigore è un disastro, il Catania, su punizione è pure peggio: in questi mesi di gestione Rigoli non s’è ancora visto uno schema decente sulle cosiddette palle inattive. Ed è anche per la mancanza di queste voci di entrata che l’attivo del Catania, in questa stagione, è ancora al di sotto delle aspettative.

Da un paio di giorni, a Torre del Grifo, il Catania mette in mostra uno dei migliori rigoristi in circolazione, nonché uno specialista nei calci di punizione. Ma può solo tenerlo in vetrina, questo potenziale rimedio ai suoi mali che risponde al nome di Ciccio Lodi. Uno che appena quattro anni fa, in una classifica stilata da marca.com, se la giocava con Messi, Cristiano Ronaldo e Pirlo per il titolo di miglior tiratore europeo dei calci da fermo. Avendo segnato esattamente, in quella stagione, lo stesso numero di gol di Pirlo. E addirittura avendone fatti più lui del campione argentino e di quello portoghese.

Lodi, adesso, è una specie di disoccupato del calcio. Aveva un contratto con l’Udinese, squadra in cui però non giocava, ragion per cui le due parti hanno deciso, la scorsa settimana, di rescinderlo. Si fossero messe d’accordo prima, diciamo entro la fine di gennaio, Lodi avrebbe fatto in tempo a trovarsi un’altra squadra. Che poteva essere benissimo il Catania, come s’è sussurrato appunto, ma senza costrutto, fino a tarda sera dell’ultima sera di calciomercato. No, invece. Tra i nomi arrivati quest’anno dalla nostra struggente nostalgia, per dar corpo a qualche incerta speranza di futuro, a quello di Biagianti e a quello di Marchese non si aggiungerà quello di Lodi. Che a Torre del Grifo resterà solo per allenarsi, fino al termine della stagione. Quando, si dice, potrebbe firmare nuovamente per il Catania. Si vedrà.

Ha già avuto due capitoli, la storia di Lodi in rossazzurro. Bellissimo il primo, durato dal 2011 al 2013, quando il regista trascinò il Catania in alcune delle sue migliori stagioni in serie A. Bruttino il secondo, quando – rimessa la maglia rossazzurra dopo qualche mese trascorso senza gloria a Genova – anche Lodi partecipò alla svogliata scivolata del Catania verso la serie B. Il terzo capitolo resterà, almeno per ora, nella mente del dio del calcio. Lasciando a molti il dubbio se davvero uno come Lodi potesse essere adatto per combattere nel fango della LegaPro. Ma col rischio di lasciare al Catania la fame e la sete di quelle parabole da fermo che il suo piede sapeva disegnare. E che forse si scriveranno soltanto, belle ma improduttive, nelle geometrie infrasettimanali di qualche allenamento a Torre del Grifo.