Il 3-5-2 limita i danni e abitua alla mediocrità. Ma Catania merita ben altro

Fabio Di Stefano

La sfida chiamata trasferta

Tutto ciò fornisce la sensazione che in società si punti a limitare i danni in attesa non si sa di cosa. Magari del mercato di gennaio, ma qui i dubbi sono più che leciti visti i trascorsi: ci sarà la volontà di intervenire finalmente in maniera pesante, senza aspettare il colpo low cost dell’ultima ora? E soprattutto, la società dispone delle risorse economiche per poter rivoluzionare l’organico, visto che quello attuale non fornisce garanzie? Nel frattempo l’ambiente pare essersi adeguato, nella sua parte irriducibilmente ottimista, all’attuale stato di mediocrità. Il pareggio con il Bari, preceduto da quello con il Bisceglie, sempre in casa, è stato accolto in maniera positiva dai più, e ci può anche stare, vista la forza della squadra biancorossa. Meno comprensibile è l’ottimismo, seppur moderato, manifestato da chi nelle ultime due uscite ha intravisto segnali di miglioramento. A parte il fatto che dopo il disastro di Vibo era quasi impossibile non fare dei passi avanti, sarebbe onesto rimarcare come con Camplone il Catania abbia sempre vinto tra le mura amiche, subendo tra l’altro una sola rete. Le difficoltà i rossazzurri le hanno palesate in trasferta, ed è lì che Lucarelli dovrà provare a invertire la rotta. Senza nel frattempo perdere altri punti preziosi in casa.