Il Catania ha bisogno di eroi? Per ora basta lo Zaza di Matera

Claudio Spagnolo

In attesa di scoprire se, tra i giovanotti che vestono quest’anno la maglia rossazzurra, se ne possa trovare qualcuno meritevole di esser un giorno ricordato, sia pure in piccolo, come un nostro eroe, accontentiamoci per ora di qualche eroe  negativo, involontario e forse persino un po’ scarso. Di qualche eroe che magari ci è più facile trovare nelle file delle squadre avversarie piuttosto che nella nostra. Nella partita che il Catania ha pareggiato sul campo di Matera, senza dubbio, quest’eroe è l’attaccante Saveriano Infantino. Il quale, a cinque minuti dalla fine della partita, ha avuto sul piede il rigore che poteva condannarci a una certissima e meritata sconfitta.

Quando l’ho visto prendere la rincorsa e poi rallentare, avanzando come un giustiziere verso il nostro portiere Pisseri, ho ricordato con preoccupazione Ambrosi, il nostro centravanti dei tempi di Gaucci. Che i rigori li tirava tutti così, mettendo il freno a mano durante la rincorsa per disorientare il portiere, farlo buttare da un lato e poi infilzarlo dall’altro. Quando però mi sono accorto che, anziché limitarsi a rallentare, Infantino s’era messo a ballonzolare su una zolla d’erba come se stesse pestando l’uva della vendemmia, allora mi è venuto in mente Simone Zaza: il rigorista che agli Europei Conte fece entrare nella partita contro la Germania, a freddo, al solo scopo di calciare uno dei tiri dagli undici metri. E che naturalmente sbagliò il rigore in modo ignominioso, contribuendo all’eliminazione dell’Italia. Quando il buffo balletto di Infantino si è fermato all’altezza del dischetto, il pallone da lui calciato si è allargato minaccioso sulla destra di Pisseri. Quel poco che bastava perché il portiere non arrivasse a toccarlo; e tuttavia quel tanto in più del giusto che è stato sufficiente perché la palla andasse a sbattere sul palo, rientrasse in campo proprio al centro dell’area, e danzasse in mezzo a un nugolo di attaccanti materani che, per tutta la partita, si erano mostrati capaci di fare qualunque cosa fuorché una. E cioè indirizzare la palla verso la nostra porta che, per l’occasione, era ormai del tutto sguarnita.

Diamogli i meriti che ha, allo Zaza di Matera. Il quale già nella scorsa stagione incrociò senza saperlo il nostro destino, e lo rese migliore di quel che poteva essere. Non è che non ci abbia provato anche l’anno scorso, Infantino, a complicarci la vita. Nella sfida dell’ultima giornata tra Matera e Monopoli (avversario diretto del Catania, quest’ultimo, nella lotta per la salvezza), l’attaccante del Matera sbagliò infatti un altro rigore che poteva cambiare la partita. Se lo fece quella volta parare dal portiere avversario che era, giusto giusto, proprio il buon Pisseri. E fate conto che, se il Matera avesse perso quella partita, agli spareggi per non retrocedere non sarebbe andato il Monopoli, ma il Catania. Del quale non so dirvi che figura avrebbe fatto, considerata la squadra scarsa e bollita che era. Neanche l’anno scorso, però, Infantino arrivò a farci male. Dopo aver sbagliato il rigore, infatti, fu proprio lui a segnare il gol del pareggio materano. Inguaiando il Monopoli e risparmiandoci per nostra fortuna la coda velenosa di quel bruttissimo campionato.

Ringraziamolo di nuovo, dunque, lo Zaza di Matera. E ringraziamo con lui i suoi compagni di squadra che hanno ieri sera invertito le più elementari leggi della balistica, mandando regolarmente il pallone a sbattere – nelle numerose occasioni d’attacco che si sono costruiti – nei posti più improbabili fuorché in quello in cui sembrava destinato a finire, e cioè in fondo alla nostra porta. Sospetto addirittura che una di quelle sgangherate conclusioni debba aver distrutto l’impianto di trasmissione web della Lega Pro. Con il risultato che gli ultimi minuti di partita, regalatici dalle immagini in chiaro della tv, non li abbiamo visti né noi, né il telecronista che doveva commentarli. E che dunque, per sapere come è andata a finire la gara, non c’è rimasto che attaccarci ai telefonini. Aggiornamento tecnologico di quel Televideo che, fino a qualche anno fa, costituiva spesso l’unico nostro contatto coi campi delle trasferte.

A parte ciò, la partita di Matera ha detto ben poco. Se non che il Catania, dopo l’espulsione di un difensore, ha giocato meglio in dieci che in undici: segno forse che, dei tanti limiti di questa squadra, quello che sta dentro la testa dei giocatori è probabilmente più importante di quello che gli stessi possono avere nelle gambe. E, ancora, che il brasiliano Gladestony, o Silva o Da Silva che dir si voglia, deve ancora mangiare un bel po’ di pane per diventare, anche nella scala ridotta in cui ci muoviamo, un nostro eroe. Nelle scorse settimane, il pubblico del Massimino era rimasto incantato da qualche sua giocata di prima, dalla sua visione di gioco, dal suo modo di mandare la palla nel posto giusto al momento giusto. Il fatto è che, però, questo ragazzo deve imparare a fare queste cose, o almeno qualcuna di queste, quando gli avversari mostrano i tacchetti e azzannano le caviglie. A Matera, l’unico passaggio illuminante di Silva ha lanciato in porta un attaccante, poi fermato con un fallaccio da Djordjevic. E meno male che l’arbitro s’è convinto che il fallo fosse fuori area, perché a me, a esser sincero, anche questo era parso un rigore grande così.

Rassegniamoci: siamo in serie C, con giocatori da serie C, e nulla ci è dovuto per il semplice fatto d’essere il Catania. Prima lo capiranno, i nostri giocatori, prima arriveranno – speriamo, almeno, che ci arrivino – a combinare qualcosa di buono. Cosa che aspettiamo sempre, nonostante la categoria in cui siamo malamente precipitati. Con lo scetticismo di chi non fa molto affidamento su una società che, a oggi, ci costringe ad affrontare il campionato con sette punti di penalizzazione. Con la speranza di chi sa fare il tifo solo per questa squadra. Ed è ormai allenato – da una lunga ginnastica che risale a tempi in cui la serie A era ancor meno che un sogno – a guardare avanti nonostante tutto e ad aspettare. Aspettare ostinatamente che vengano tempi migliori.