Le buone notizie dal Massimino: il Catania stavolta fa gol alla frustrazione

Claudio Spagnolo

L’avversario affrontato dal Catania, nella prima tardiva gara ufficiale di stagione, forse non era davvero la neopromossa Sicula Leonzio. E non era nemmeno il desiderio di rivalsa del suo ex allenatore Rigoli, che ha accarezzato a lungo – lui, andato via da Catania perché cronicamente incapace di vincere fuori casa – la convinzione di poter vincere in trasferta addirittura al Massimino. E men che meno erano i ricordi sbiaditi di ciò che Leonzio significava qualche decennio fa per i catanesi: i ricordi della città da cui arrivò Franco Proto, a predicare a Catania il verbo di un calcio virtuale che la maggior parte degli appassionati non avrebbe mai accolto.

L’avversario affrontato dal Catania, nella prima tardiva gara ufficiale di stagione, ha forse un altro nome, e può darsi che si chiami frustrazione. La possibile frustrazione di essere Lodi e di perdere, appena entrato in campo, il primo pallone toccato, rischiando di sbagnare l’esordio in serie C e dintorni con la responsabilità di un gol subito. La probabilissima frustrazione di essere Pozzebon e di fare ancora a sportellate con le aspettative suscitate e deluse lo scorso anno; di correre sui palloni troppo lentamente per farla ai difensori avversari; di vedere la porta sempre un attimo dopo il momento in cui occorrerebbe vederla. O la ben nota frustrazione di essere Russotto e di venire a contesa con un avversario per i più futili motivi, guadagnandosi il primo cartellino di stagione e confermando il suo marchio di talento inespresso, di giocatore che poteva essere e non è stato. Qual marchio che limita da anni alla serie C uno che, da ragazzo, sembrava tra i migliori talenti emergenti del nostro calcio.

La frustrazione, appunto. Un nemico difficile da sconfiggere, ma facile da incrociare in una partita come quella di domenica sera. Senonché – ed è questa la buona notizia – quest’avversario il Catania stavolta lo ha battuto. E se volessimo andare in cerca, come fanno i maghi e gli astrologi quando s’avvicina la fine di un anno, di qualche buon auspicio per la stagione che viene, ne troveremmo uno almeno nella cronaca di questa partita. Che registra proprio i nomi di chi più ha dovuto combattere la frustrazione tra le firme del successo rossazzurro. Il nome di Pozzebon, che rischiava di essere ricordato per essere finito in porta lui al posto della palla, e che invece la palla in porta ce l’ha mandata con una traiettoria diabolica e meritatamente fortunata, quando il Catania perdeva ancora per 2 a 1. Il nome di Russotto, che poco prima aveva fornito a Curiale la palla del primo gol e che, qualche minuto dopo, ha firmato con un esterno di ottima scuola la rete della vittoria. E il nome di Lodi, che è riuscito per tempo a liberarsi dai recinti che Rigoli gli aveva costruito intorno, per invitare Russotto, con un lancio perfetto, al gol che ha chiuso la partita.

È presto, s’intende, per cantar vittoria. E forse una delle sfide più importanti per Lucarelli sarà proprio quella che passa non per le gambe, ma per la testa dei giocatori. Da cui il tecnico dovrà tener lontano, partita per partita, quel maledetto senso di impotenza da nobile decaduta, quella sindrome da trasferta che a Rigoli sembrava inspiegabile e che gli costò alla fine la panchina, quello scarto minuscolo e invalicabile che – al netto di tutte le zavorre la cui origine va cercata  fuori dal campo – ha reso l’anno scorso impossibile, e a un certo punto impensabile, che il Catania potesse spiccare il volo verso la B. È presto per dire di cosa sarà capace quest’anno, la squadra di Lucarelli, anche perché non sappiamo ancora di preciso chi resterà e chi andrà via. Ma saremmo felici se quanto è accaduto ieri sera, dopo il secondo gol della Sicula Leonzio, potesse ripetersi quando verranno i momenti più difficili. Se potessimo scoprire che la nostra squadra, oltre a tutti i titoli di patriziato calcistico dei quali si fregia, possiede un cuore sufficientemente plebeo. Che gli regali l’umiltà e il sano furore indispensabili ad affrontare avversari sbrigativi e impudenti. Avversari che il campionato non gli farà mancare.