Lo Monaco & Pulvirenti: Di nuovo insieme dopo i fallimenti da separati

Marco Di Mauro

Aveva ragione Vincenzo Montella. Almeno quando da allenatore del Catania, commentando il divorzio del sodalizio Lo Monaco – Pulvirenti, diceva: «L’uno finirà con l’avere nostalgia dell’altro». Ci sono voluti quattro anni perché i due si convincessero a riprendere i contatti, e a chiarire i contrasti che li avevano fatti separare. Un periodo scandito di fallimenti, anche clamorosi, per l’uno e per l’altro.

Allontanatosi da Pulvirenti, Lo Monaco ha avuto la possibilità di dirigere club più ricchi e blasonati. Il possibile salto di qualità, tuttavia, si è concluso entrambe le volte in un tonfo. Passato un mese dall’investitura come dirigente del Genoa, è stato congedato da Preziosi. È poi stato chiamato dal Palermo – vincendo il derby del Barbera, 3-1 – ma anche Zamparini, prima che la stagione finisse, l’ha salutato senza troppi complimenti. Bruciato il terreno come dirigente, Lo Monaco ha provato a fare strada come proprietario. Puntare sul Messina, condotto dalla serie D alla Lega Pro, non si è però rivelato un investimento azzeccato. La piazza non ha risposto secondo le attese, lasciando spesso e volentieri deserto lo stadio. Caduti nel vuoto gli ultimatum, lo scorso anno, Lo Monaco ha ceduto il club a zero euro, disimpegnandosi.

Nei quattro anni trascorsi dalla separazione, la parabola di Pulvirenti è passata dalle stelle alle manette. Scelto Sergio Gasparin al posto di Lo Monaco, ha raggiunto il miglior posizionamento di sempre in serie A: Catania ottavo. Poi l’addio a Gasparin e la piena fiducia in Pablo Cosentino. In due stagioni il Catania è retrocesso in Lega Pro, ha perso la fiducia dei tifosi, ha sperperato milioni di euro chiudendo in rosso i bilanci prima sempre attivi, ha licenziato una decina di dipendenti, è stato coinvolto nell’inchiesta I treni del gol e nella stagione appena conclusa ha rischiato la retrocessione in serie D. Pulvirenti, dimessosi da presidente dopo lo scandalo combine , è accusato di truffa e frode sportiva. In più, è agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta: provvedimento legato alla vicenda Wind Jet.

Solo il tempo dirà se ricostituire la coppia un tempo vincente è la soluzione giusta per tornare a vincere, ancora oggi. O se si sarà trattato di un’operazione mossa più che altro dalla comune nostalgia del passato vincente, e dalla percezione che sia difficile immaginare un futuro – meno delucente del recente passato – l’uno senza l’altro. E che perciò questo sia il tentativio di darsi un’altra occasione – che potrebbe essere l’ultima per entrambi – Mettendo di canto l’orgoglio, i battibecchi, le accuse e le carte degli avvocati.