La formica Carpi, la cicala Frosinone. La formica, che dalla Lega Pro è arrivata in serie A con i bilanci quasi in pareggio; e la cicala che ha fatto lo stesso percorso, ma andando sotto di diversi milioni di euro. Sono due modelli possibili per la risalita che il Catania del Lo Monaco-bis ha promesso ai suoi tifosi. Ad analizzarli per MondoCatania è Luca Marotta, esperto di calcio e business sportivo e firma del blog tifosobilanciato.it.
Il percorso del Carpi, nelle cinque stagioni che vanno dal 2010 al 2015 (tre in Lega Pro e due in serie B) ha comportato perdite quasi irrisorie: appena 416 mila euro. «E gli esercizi 2010/2011 e 2013/2014 – sottolinea l’esperto – si sono chiusi con un piccolo utile». Ben diverso il modello del Frosinone. «Nel solo biennio 2012/2013, con due campionati di Lega Pro, la società ha cumulato perdite nette per 8,5 milioni di euro». E su queste perdite, come mostra il grafico, ha inciso molto il costo del personale (stipendi dei calciatori, nda).
La conclusione dell’esperto è che «se il progetto sportivo è valido, si possono contenere i costi instaurando una gestione economicamente equilibrata secondo il modello Carpi». Ma potrebbe essere questo il caso del Catania? Per Marotta, prima di rispondere a questa domanda, «bisogna cercare di capire se l’attuale rosa è in grado di conseguire l’obiettivo della promozione in Serie B, senza particolari rinforzi. Inoltre, bisogna capire se la vendita di calciatori ceduti in prestito nel 2015/16 possa determinare dei buoni flussi di cassa per nuovi investimenti». Per perseguire il modello Carpi insomma, oltre a trovarsi già in casa una rosa competitiva, occorrerebbe finanziare gli investimenti con la vendita di giocatori, o con un aumento di capitale, o con meccanismi più complessi come il cash-flow (nel quale entrano in gioco gli utili, le perdite e gli ammortamenti).
La seconda ipotesi, il modello Frosinone, comporta invece «una proprietà che supporti finanziariamente il club in modo continuo». La fattibilità di un piano del genere, sottolinea Marotta, è inoltre legata alle capacità di Lo Monaco. «Dal 2005 al 2012 il Catania ha cumulato utili, al netto delle imposte, per quasi 30 milioni di Euro. Durante la gestione Lo Monaco si sono realizzate plusvalenze importanti, si sono avvicendati allenatori importanti. I numeri dicono che ha fatto bene e conoscendo già l’ambiente avrà il vantaggio di conoscere i punti di forza e debolezza».
(clicca sul grafico per per vedere il grafico intero)
Ma l’attuale proprietà può sostenere questo modello? Proprio Lo Monaco, nella conferenza stampa in cui ha annunciato il suo insediamento nel ruolo di direttore generale, ha detto che si potrà parlare di rilancio del club solo dopo che Finaria avrà ripianato i debiti e messo a disposizione le somme da investire sul calciomercato. La cifra che la holding avrebbe intenzione di versare al Catania sarebbe di 4,5 milioni di euro. Ma per capire se basteranno, osserva l’esperto, «bisognerebbe sapere se la somma sarà dedicata alla spesa corrente del 2016/17, o se sarà destinata a far fronte spese e debiti del 2015/16».
Secondo Marotta, inoltre, «sarà molto importante capire come si chiuderà l’esercizio al 30 giugno 2016». Di certo c’è che «il bilancio al 30 giugno 2015 si era chiuso con una perdita di 15,4 milioni, con una posizione finanziaria netta negativa di 30,5 milioni». Situazione sulla quale incide «soprattutto il debito verso l’Istituto per il Credito Sportivo», per quel che riguarda il mutuo per Torre del Grifo.
Ma quanto costerebbe risalire verso la serie A? Secondo ciò che lo stesso Marotta ha dichiarato in una precedente intervista, nell’ipotesi che intervenga una nuova proprietà che faccia tabula rasa, andrebbero messe in conto spese «per almeno 16 milioni». Cifra cumulativa per l’ipotesi che l’obiettivo sia raggiungibile in tre anni: «nel campionato 2016/17 in Lega Pro si può stimare un investimento di 1,5 milioni per allestire una rosa competitiva, che punti alla promozione diretta; per il campionato 2017/18 in Serie B andrebbe stimato un investimento di 4,5 milioni per perseguire lo stesso obiettivo; mentre per un ipotetico campionato 2018/19 in Serie A va stimato un investimento di 10 milioni per allestire una rosa competitiva, che punti alla permanenza». Da ricordare, comunque, che la nuova dirigenza rossazzurra ha parlato di un ritorno in serie A in quattro o cinque anni.
Determinante, in ogni caso, sarebbe riuscire a centrare subito la promozione in serie B: «È difficile conseguire un utile nei bilanci in Lega Pro, soprattutto per i club che puntano alla promozione. E ciò a causa del livello estremamente basso dei ricavi, anche rispetto alla Serie B». La rincorsa che il Catania promette ai suoi tifosi è dunque, anzitutto, una corsa contro il tempo. E su questo punto la lettura di Marotta coincide con quella fornita da Lo Monaco.