Pareggio prezioso, anzi pessimo: la partita doppia del Catania a Lecce

Claudio Spagnolo

Non è certo un cattivo risultato, quello di Lecce. Perché sulla carta si poteva uscire da questa sfida portandosi a casa il gelo del meno sette; perché, in base a ciò che s’è visto in campo, il Lecce non è apparso affatto superiore a noi; e perché quattro punti di distacco, ossia quelli che oggi ancora ci separano dal Lecce, potrebbero teoricamente venir colmati con un paio di giornate di campionato in cui finalmente le cose girino per il verso giusto; grazie a qualche combinazione di risultati che finora non è ancora uscita, ma potrebbe sempre venir fuori.

Ma è decisamente un cattivo risultato, quello di Lecce. Perché è successo di nuovo che nel momento della verità, nel momento in cui tutto quello che astrattamente potrebbe essere avrebbe dovuto trasformarsi in concreta realtà, nel momento in cui tutti i condizionali di cui è stata fin qui infarcita questa mezza stagione abbondante avrebbero potuto finalmente cominciare a coniugarsi all’indicativo, in quel momento è successo di nuovo che l’occasione sia passata senza che noi riuscissimo ad approfittarne, che la fortuna ci abbia sorriso senza che noi facessimo in tempo ad acciuffarla.

Anche se, pensandoci bene, non è mica un cattivo risultato, quest’uno a uno sul campo del Lecce. Tanto più che, tra i rossazzurri che meglio si sono comportati, figura anche il primo acquisto di questo mercato di gennaio, Giuseppe Caccavallo, dal cui piede ha preso il via l’azione che ci ha procurato il rigore del temporaneo vantaggio. E tanto più che Lucarelli, gettando nella mischia da subito entrambi i nuovi acquisti, ha fatto vedere di non volere in squadra fantasmi destinati a scaldare la panchina, ma giocatori subito pronti a entrare in ballo nelle partite più delicate.

Però non è affatto un buon risultato, quest’uno a uno sul campo del Lecce. Perché se il Lecce, che finora aveva perso solo con noi, stavolta è riuscito a non perdere, c’è da chiedersi contro chi si deciderà a farlo. E purtroppo non possiamo fare corsa da soli, nel mezzo campionato scarso che resta ancora da giocare; non possiamo permetterci di fare affidamento solo sulle qualità del nostro motore, senza dover sperare che si ingolfi almeno un po’ quello di chi ci sta davanti. E del resto ci siamo finiti, in questa situazione, per colpa nostra: per aver sbagliato tante volte, tutte le volte che abbiamo perso inopinatamente contro avversari come Leonzio, Casertana o Reggina. A non voler contare il Trapani, contro il quale comunque il Lecce non ha avuto la creanza di perdere anche lui.

È cominciato così, il 2018 del Catania: con il passo, sostenuto ma non travolgente, di una squadra che è sempre lì lì sul punto di, ma che la mossa decisiva ancora non l’ha fatta. Di una squadra che fin qui, in questo campionato, è riuscita ad essere soltanto una capolista ipotetica. Alla quale adesso restano solo quindici giornate per mostrarsi capace di trasformare queste sognanti ipotesi in concreta, festosa realtà.