La situazione di Finaria
E della situazione di Finaria cosa ci dice?
«Anche la capogruppo, da alcune nostre analisi, non è che abbia numeri eccellenti. I risultati di Finaria sono legati alla dismissione degli hotel che hanno consentito di onorare il prestito obbligazionario. È chiaro come il gruppo si stia avvolgendo su sé stesso. La questione è di enorme valenza sociale, vuoi perché sono coinvolti qualcosa come settecento dipendenti e tanti fornitori, ma soprattutto perché Finaria detiene la proprietà del Catania. Per cui è giusto chiedere e aspettarsi della risposte, anche per far sì che si possa avviare il percorso di un eventuale risanamento qualora ve ne fossero le condizioni».
Lei ha parlato della vendita degli hotel. I proventi sono stati interamente utilizzati per onorare il prestito?
«Sembrerebbe che siano stati dirottati a copertura della ristrutturazione del debito, tranne delle differenze che, rispetto all’ipotesi di un indebitamento notevole che pare vada oltre i 50 milioni di euro, sono poca cosa».
Si era parlato di un gruzzoletto, pari a circa 5 milioni, rimasto nella disponibilità di Finaria.
«I quattro o cinque milioni che possono essere rimasti non sono certamente sufficienti, anche perché alla fine sono state dismesse delle attività per pagare un debito, non per il consolidamento del gruppo. Questo è il nodo centrale del discorso».