Quale modo per augurare buone feste? Parola alle maglie storiche del Catania

Marco Di Mauro

Venti maglie anzi, qualcuna di più. Ognuna vestita da un calciatore che un giorno, di più o meno qualche tempo fa, l’ha lasciata. Certamente in buone mani. Ognuna racconta una storia vissuta insieme alle persone alle quali quella maglia è sempre appartenuta. A gli stessi che, di quella maglia, un giorno di più o meno qualche tempo fa, sono tornati a essere i legittimi proprietari e di quella storia sono rimasti i soli custodi: i tifosi del Calcio Catania. Così è stato finora, e così – si spera – continuerà a essere in futuro.

Proprio con quelle maglie abbiamo pensato e scelto di augurarvi “Buone feste“. Un’idea che si è riempita di ricordi a mano a mano che il mosaico di cui sono composte le lettere è andato completandosi. A partire dalla lettera B: quattro anni fa considerata un incubo, tre anni fa scambiata per «un incidente di percorso», da due anni divenuta un desiderio che si è scoperto difficilissimo da realizzare. Tra le maglie che la compongono c’è pure quella di Giuseppe Baronchelli, capitano che conquistò l’ultima promozione in serie B. A Taranto, nel 2002. Una partita che ha vaccinato chiunque l’abbia vissuta sugli spalti a qualsiasi altra trasferta “complicata”. Una partita dopo la quale, i giocatori del Catania d’oggi, se fossero stati loro a giocarla, non soffrirebbero più il cosiddetto “mal di trasferta“.

Non c’è nessun nome dietro la maglia azzurra con la scritta “Jolly componibili“. Potrebbe averla lasciata, SpartiTuroneBonanno. O uno qualsiasi dei calciatori che la difesero, sul campo, mentre il cavaliere Angelo Massimino la difendeva in giro per i tribunali sportivi e non di tutta Italia. Sta nella U e risale alla stagione 1993/94, la prima dopo il tentativo di ingiusta radiazione – come stabilito da una sentenza persino troppo recente – portato avanti da Antonino Matarrese, allora capo della Figc. Più della giustizia poté la tenacia tutta catanese del Presidentissimo, e l’amore per quella maglia. Il Catania sopravvisse e, seppur costretto a ripartire dai dilettanti, non si piegò alle angherie dei potenti. Restò, senza macchia sul suo blasone, in un calcio che sarebbe divenuto poi sempre più sporco.

Massimino aveva già salvato il Catania un anno prima, al termine della stagione 1991/92. Sul campo, Delvecchio, Pelosi, Cipriani riuscirono a sfiorare la promozione in B. Ma a nulla sarebbe servita. A raccontarlo è quella maglia arancione con la scritta Proter, che sta anche nella lettera O. Un simbolo molto simile allo zero, che in questo caso rappresentava il rischio corso dal club – allora presieduto da Angelo Attaguile – di ripartire da zero per ragioni economiche. Cacciato qualche anno prima a furor di popolo, dopo la retrocessione in terza serie, il Presidentissimo tornò e mise in salvo maglia e matricola. Da allora, la maglia ne ha fatta di strada. È arrivata fino allo spazio, davvero. A portarcela è stato l’astronauta catanese Luca Parmitano. Un tifoso, che ha scritto un pezzo di storia.

Tra i tanti scatti con cui ha raccontato la sua impresa spaziale, in uno si è fotografato con sullo sfondo la Terra e con indosso la maglia della stagione 2012/13. Quella che fa parte della lettera N. È l’annata in cui, sotto la guida dirigenziale di Sergio Gasparin, il Catania si posizionò dove mai era riuscito ad arrivare: ottavo in serie A. Bergessio, Barrientos e Gomez: un attacco indimenticabile. Come lo resta il gol segnato da Gionatha Spinesi sul campo dell’Hellas Verona nella stagione della promozione in serie A. Quella maglia bianca, col numero 24 dietro, che adesso campeggia nella lettera E, è ancora segnata dalla terra del Bentegodi. Fu una vittoria storica per il Catania, in rimonta, e fu proprio la rete dell’1-2 insaccata dal bomber su assist di Mascara a deciderla.

Un po’ nascosta, tra le maglie della F, c’è invece la maglia di Vito Grieco. Non un nome a caso. Fu attorno al suo nome, e a quanto accaduto nelle partite contro Venezia e Siena, che si giocò la partita più lunga della stagione 2002/03. Quella che trascinò nuovamente il Catania nei tribunali sportivi, e non, per portare avanti lo stesso principio di dieci anni prima: che il potente di turno – in quel caso Franco Carraro, presidente della Figc – non potesse manipolare la giustizia secondo le proprie simpatie. Appena tornato in serie B, il Catania difese la salvezza ottenuta sul campo e ci restò costringendo la Federazione a modificare il format del torneo. Fu l’ultimo anno, il seguente, in cui il club rimase della famiglia Gaucci. Le seguì l’accoppiata PulvirentiLo Monaco, che trascorso un anno di transizione riportò il Catania serie A, dopo 23 anni dall’ultima volta.

La prima stagione nella massima serie vide il Catania prima vicino a rischiare l’ingresso in Champions League e poi, dopo i fatti del 2 febbraio, prossimo a retrocedere in serie B. Le sorti furono decise a Bologna, in campo neutro ma a porte aperte – i rossazzurri avevano disputato quasi l’intero girone di ritorno giocando in campo neutro e a porte chiuse – contro il Chievo Verona. C’è una maglia rossazzurra – nella seconda E – con le spalle dorate dal numero 17 e dal cognome Baiocco, che riporta in mente quell’impresa contro i clivensi di Del Neri: battuti 2-0 all’ultima giornata. Segnarono Rossini e Minelli, nel secondo tempo: due che non ti aspetti. E  alla fine della partita l’allora presidente Pulvirenti saltò di gioia, dalla panchina fino all’imbocco del sottopassaggio. La serie A era salva, e il meglio doveva venire.

Prima della stagione dei record, ce ne furono altre piene di soddisfazioni. Come la vittoria sull’Inter del triplete, quella di Mourinho, il successo all’Olimpico contro la Juventus,  lo 0-4 nel derby del Barbera e il 4-0 in quello del Massimino. Non meno entusiasmante fu il 2-1 in rimonta inferto alla Roma che, qualche anno dopo il 7-0 dell’Olimpico, all’ultimo minuto dell’ultima giornata di campionato fu sbattuta fuori dalla Champions League grazie alle rete del Papu Gomez. Le maglie che l’argentino ha indossato, fino alla stagione dei record, compaiono in tutt’e tre le ultime lettere. Poi venne il tempo dei record negativi, della vergogna e del tradimento. Lo racconta la maglia con cui il Catania affrontò la serie B, due stagioni fa. Il campionato che invece che col ritorno in A terminò con l’inchiesta Treni del gol.

Lo schifo delle partite che Pulvirenti avrebbe cercato di combinare, per favorire la salvezza dei rossazzurri. valse la retrocessione in Lega Pro. «Durante tutto l’anno scorso sono stato pesantemente minacciato – disse alla stampa, spiegando il suo comportamento – A Catania non è semplice, chi conosce la piazza lo sa. Non scordiamoci cosa è successo a Catania qualche anno fa». Senza dimenticare il dissesto finanziario in cui il Catania, da società virtuosa nei bilanci, è stato precipitato in meno di due anni trascorsi sotto il controllo incontrollato dato a Pablo Cosentino dallo stesso Pulvirenti. Azioni, parole e omissioni, quelle dell’ex patron,  intese da molti tifosi come un tradimento non solo della fiducia che loro stessi riponevano in lui, quanto anche dei valori fondanti, di giustizia e sdegno delle macchinazioni, che il Calcio Catania aveva sempre incarnato e difeso lungo tutta la sua storia. Si può perdonare tutto questo? La sentenza non spetta al giudice di un tribunale ma a ciò che i tifosi sentono in cuor loro.

Ma è Natale, intanto. Tra l’altro sta per passare un altro anno e c’è un’altra maglia indosso ai calciatori del Catania. Ha come sempre le strisce rossazzurre e vorrebbe raccontare una storia diversa da quella degli ultimi e tristi periodi. Una storia in cui i tifosi possano finalmente tornare a rispecchiare le loro ambizioni, i loro valori ma pure le loro singole storie. Quelle storie la cui somma altro non è che la storia del Calcio Catania, dal 1946 a questo 2016 in cui ricorre il 70esimo anniversario dalla fondazione. Chissà come saranno raccontati, un giorno, tra più o meno qualche tempo a venire, questi giorni. Se come l’inizio difficoltoso di una nuova e gloriosa storia, come la tenace resistenza a un destino opaco, o chissà in quale altro modo. Di certo c’è che a raccontarli saranno sempre i tifosi. I veri proprietari del Catania, delle sue maglie, della sua storia, del suo futuro.

A loro tutti, e a noi tutti innamorati del Calcio Catania, MondoCatania augura Buone feste. E che non siano solo quelle natalizie…