A Natale, brutto rosicare: la partita immaginaria del presidente del Fondi

Claudio Spagnolo

Non so con precisione dove sia solito sedersi, il presidente del Fondi, a vedere le partite della sua squadra. Di certo deve avere l’imbarazzo della scelta poiché di spazio libero, nel suo stadio, non ne manca. Immagino di sapere, però, dove fosse seduto sabato. Credo fosse piazzato esattamente dietro quel vistoso bandierone rossazzurro, con su scritto “Librino” che – insieme a un altro con la scritta “Cibali rules”–  non ha fatto che sventolare festoso per tutta la durata della gara. Rendendo a volte difficile, anche a chi guardava la partita in Web Tv, capire bene ciò che stava accadendo in campo.

Già l’anno scorso, a Fondi, avevamo osservato a lungo quello sbandierare. E eravamo stati anche grati agli sbandieratori perché, ostruendoci la vista come una siepe leopardiana, ci avevano fatto immaginare una partita migliore di quella reale. Quest’anno però le bandiere hanno fatto un vero miracolo. Poiché il presidente del Fondi, signor Antonio Pezone, più che immaginarsi una partita diversa, ne ha proprio visto un’altra. E così, a gara finita, ha protestato vivacemente contro l’arbitro, il quale avrebbe dovuto annullare ben due gol al Catania. Il primo per un fallo di mano, il secondo per fuorigioco.

Immaginando che nessuno abbia ancora avuto la premura di farlo, mi permetto umilmente di sottoporre al signor Pezone le immagini delle due azioni. Dalle riprese del primo gol si ricava che un fallo di mani forse c’è. Ma, eventualmente, è di un difensore del Fondi che tocca il cross di Mazzarani prima che la palla arrivi a Fornito e finisca in porta. Che doveva fare l’arbitro, annullare il gol per darci un rigore? Cerchiamo di esser seri.

Quanto al secondo gol, capisco l’imbarazzo per la posa da belle statuine assunta da tutti i difensori del Fondi. Ma sarebbero messi proprio male, i ragazzi del Fondi, se il loro intento fosse stato quello di mettere in fuorigioco Mazzarani. Il quale, quando è partito il lancio di Esposito, aveva davanti a sé non due, non tre, ma otto giocatori della squadra avversaria, portiere compreso. E non ha particolari colpe se si è fiondato in area con scatto da centometrista mentre quelli del Fondi guardavano in aria, come fanno i pastorelli del presepe all’apparire della stella cometa.

Ora, per carità, il calcio è bello anche perché ognuno può vedere le partite a modo suo. Ma fino a un certo punto. Un presidente di una squadra di pallone – che qualche partita in vita sua l’avrà pur vista –, se proprio non gli va di accettare la sconfitta e vuol fare la vittima di immaginari torti arbitrali, deve comunque mantenere un minimo di ancoraggio con la realtà, deve saper muoversi in base ai criteri comunemente accettati circa ciò che è vero o almeno verosimile. Non può aprir bocca e darle fiato. Non può dire, con rispetto parlando, qualunque minchiata gli passi per la testa. Sarebbe come se il ministro della Pubblica Istruzione sbagliasse i congiuntivi, o inciampasse su forme grammaticali un po’ dubbie, espressioni tipo più migliori, per dirne una. Una cosa, insomma, chiaramente inverosimile. Una cosa alla quale non crederei neanche se la vedessi coi miei occhi, o la sentissi con le mie orecchie.

E comunque, buon Natale a tutti. Compresi i rosiconi.