Rilancio Catania? «Più credibile con nuova proprietà», parla esperto Sole24ore

Fonte: Teleclubitalia.it
Marco Di Mauro

Circa quindici milioni di euro: sono le perdite denunciate dal Calcio Catania nell’ultimo bilancio pubblico, riferito al 2015. È invece notizia recente che Pietro Lo Monaco avrebbe completato l’opera di risanamento dei conti. Come? Rimodulando il debito col Credito sportivo per Torre del Grifo e quello con lo Sporting Lisbona ancora da ratificare – relativo al trasferimento di Fabian Rinaudo. Possono bastare queste mosse invertire il cammino che, tra fallimenti sportivi consumati e fallimenti economici scongiurati, ha fatto ruzzolare i rossazzurri in Lega Pro? Ed è realistica la prospettiva di un rilancio con l’attuale proprietà?  MondoCatania lo chiede a Marco Bellinazzo, giornalista e scrittore, che da circa 20 anni si occupa di Calcio&business per il Sole 24 ore.

«Si tratta, senza dubbio, di due operazioni importanti per il Catania. Il club ha guadagnato tempo prezioso ma non ha cancellato i suoi debiti, li ha solo rimandati. È chiaro infatti, e vale per qualunque azienda, che non basta spalmare i debiti, servono anche i soldi per pagarli. D’altronde, pur di ottenere la somma alla quale ha diritto, il creditore ha tutto l’interesse ad agevolare il debitore accettando di rimodulare il debito, e solitamente lo fa dietro il pagamento di interessi».

L’amministratore delegato del Catania ha più volte riferito che l’attuale proprietà ha versato i soldi necessari per garantire la continuità aziendale. Che tutte le rate dei nuovi accordi sui debiti passati sono state onorate, e che le perdite sono state in larga parte ripianate. D’altro canto ha detto pure che il piano di rilancio, che prevede il ritorno in A in un quinquennio, debba andare a braccetto con gli investimenti della proprietà. Ma questi pare arriveranno solo una volta che le banche approveranno il piano di ristrutturazione del debito di Finaria, la holding di Antonino Pulvirenti della quale fa parte il club.

“Rimodulare i debiti fa guadagnare tempo prezioso, ma servono anche i soldi per pagarli”

«A mio parere il Catania ha possibilità di rilancio concrete solo in caso di inserimento di nuovi soci o di vendita del pacchetto azionario a un nuovo gruppo di investitori che immettano nuovo capitale. E per tornare in serie A ne serve una gran quantità. Non metto in dubbio che Pulvirenti possa avere i fondi da investire e pure l’intenzione di farlo, ma credo abbia altre priorità. Il piano di ristrutturazione, la cui approvazione è necessaria per evitare il fallimento di un’azienda o di un gruppo in crisi, prevede degli accordi chiari e condivisi coi creditori. E ipotizzo che difficilmente, un creditore, accetti un patto in cui i soldi disponibili vengano destinati prioritariamente a investire su una squadra di calcio e solo dopo a lui. Inoltre vanno considerati anche gli sviluppi, in termini soprattutto economici, delle vicende giudiziarie legate al crac di Wind Jet. Lo scenario complessivo, attorno al Catania, in questo momento e per questi motivi non mi sembra quello più adeguato alla prospettiva del rilancio».

A febbraio il patron Pulvirenti è stato rinviato a giudizio, con l’accusa di bancarotta fraudolenta, per il fallimento della compagnia area. Questa ha in sospeso un concordato con un passivo da 238 milioni di euro ma pure una causa risarcitoria da 200 milioni, chiesti ad Alitalia. Nel frattempo il timone della holding Finaria è stato affidato a Davide Franco, che è diventato pure presidente del Calcio Catania. In ragione delle migliorate condizioni economiche in cui il club sostiene di trovarsi, pare che la vendita non sia più una priorità per il gruppo, che ha ribadito l’intenzione di rilanciare. Non va tuttavia dimenticato che, comunque, una vendita non sarebbe realistica prima dell’approvazione del piano di ristrutturazione di Finaria.

“Difficile far accettare a un creditore la decisione che i soldi vadano prioritariamente non a lui, ma a una squadra di calcio”

«Ci sono diverse ragioni che possono giustificare l’interesse a non vendere un’azienda sana che fa parte di un gruppo in difficoltà. Anzitutto, questa può essere una garanzia per i creditori al momento di accordarsi per la ristrutturazione del debito. Nello specifico di una squadra di pallone, c’è poi una certa differenza tra vendere un club che partecipa al campionato di Lega Pro e uno che disputa il campionato di serie B. Indubbiamente il secondo può rendere molto più del primo».

“L’azionariato popolare non credo sia un’ipotesi realizzabile per il Catania”

Il futuro del Calcio Catania, insomma, come per tutte le squadre di calcio, ruota attorno ai soldi da pagare ai debitori e a quelli da investire. E, di conseguenza, a chi potrà e vorrà metterli e investirli. Più volte in città è stato trattato, seppure mai in concreto, l’argomento dell’azionariato popolare come forma di finanziamento al club.

«Non credo sia un’ipotesi realizzabile in questo momento. Soprattutto per il vuoto normativo che genera parecchia incertezza sui metodi di attuazione di questa possibilità. Il modo secondo me più rapido ed efficace di rilanciarsi, per il Catania, resta quello dell’ingresso di nuovi soci o del passaggio di proprietà».