Serie B e risanamento: dal club tante parole. Basta! Catania pretende i fatti

Fonte: EuroSport
Giuseppe Rapisarda

La sonora sberla subita dal Catania a Monopoli impone delle riflessioni serie. Eh sì, perché non si tratta solo di un risultato umiliante (che fa il paio solo con un lontano 5-1 rimediato oltre 40anni fa a Pagani, ndr) ma di una catena ininterrotta di insuccessi e di rovesci sconfortanti che hanno avuto inizio assieme agli errori gravissimi e drammatici compiuti dalla proprietà del Catania negli anni pregressi. E che a questi errori paiono legati a doppio filo.

Errori ai quali – stando alle prove provate – solo sulla fiducia della parola e comunque in via parziale, si è dato rimedio. E il campo, continua a esserne specchio.

Dal punto di vista economico si attende da due anni notizia dei rendiconti di esercizio consuntivo del club, per potere accertare a che punto sia davvero l’opera di risanamento che Lo Monaco ha rassicurato tutti essere già stata completata nella sua parte più difficile. Che va ricordato: significa sopravvivenza o meno per il Catania. Ma che da tempo è finita fuori dai riflettori della cronaca. Con unica eccezione l’esplicito confronto di Lucarelli tra i diversi budget di Catania e Lecce, che tanto ha fatto infuriare l’addì.

Dal punto di vista sportivo la permanenza della squadra in C, nonostante da tre anni il club programmi e sbandieri in faccia ai tifosi il ritorno in B, continua a essere la risposta più chiara alla domanda se Pulvirenti abbia rimediato concretamente ai propri errori. No. Con tutta evidenza no. Ed a febbraio… da Fedato (preso come rinforzo per evitare la B, nel 2014) a Brodic, tra promesse e rassicurazioni, si susseguono ininterrottamente capitomboli e docce fredde. Così, anche quest’anno, l’obiettivo iniziale del club – a meno di non preventivabili capitomboli in serie del Lecce – ovvero la promozione diretta in B, pare sfumata.

Dopo avere deciso di sostituire Lucarelli con sé stesso, il Catania affida le proprie speranze di promozione ai play off. Obiettivo per cui pare essenziale mantenere il secondo posto in classifica.

A guardare i fatti, tutti i fatti, appare ancora comprensibile il dubbio che – nonostante il ritorno davanti alle telecamere di Pulvirenti, e le sue parole – è rimasto nel cuore e nella testa di parecchi  tifosi circa la volontà, o la reale possibilità che l’attuale proprietà restituisca a Catania quella categoria così sciaguratamente gettata via. Al di là dei proclami, quali sacrifici, anche sul piano personale e dal punto di vista economico, si è disposti a offrire per restituire la B a Catania? Rispondere a questa domanda, coi fatti, è l’unico modo per cancellare ogni dubbio. Perché, ecco il punto, il Lecce sono anni che tenta la via della promozione. E dietro ogni tentativo c’è stato un investimento importante, sempre più importante. Ovvero i soci hanno messo denaro. Denaro. 

Lucarelli, al netto di evidenti limiti tecnici e qualche frase di troppo (che decontestualizzata è sembrata più grave di quanto in realtà volesse essere, ndr), aveva scoperto il vaso di Pandora davanti alle telecamere sottolineando, per due volte di fila, in due partite diverse, poco dopo la chiusura del mercato di riparazione, di quanto il budget investito dal Lecce fosse superiore a quello nelle possibilità del Catania («il triplo», disse). Frasi che, nel sentire comune, hanno segnato l’inizio della fine del suo corso tecnico. Poi risuscitato. Ma il punto resta proprio questo. La coerenza tra programmazione e investimenti necessari per realizzare gli obiettivi programmati. 

Quanto si è disposti a dare/investire per ridare ai tifosi catanesi ciò che inopinatamente a loro è stato levato? Perché da Febbraio in avanti, il Catania da cinque anni si flette su stesso? Invariabilmente sono le stesse domande da cinque tremendi anni a questa parte. Invariabilmente da Febbraio il Catania veste ridenti paesi a festa, tra le lacrime di rabbia di migliaia di appassionati rossazzurri. Adesso basta (e non è la prima volta che lo si scrive)! Per cambiare musica basta cambiare spartiti ed orchestrali, serve un cambiamento che parta dall’alto. Con fatti, coerenza e trasparenza. Catania vuole fatti. Non parole. Sono cinque anni che s’attende di vincere da febbraio a giugno. Sul campo. Oggi è prevista la conferenza stampa dell’amministratore delegato Pietro Lo Monaco.