«Aperto dialogo col Catania, ma senza firma non si gioca»: Il caso Massimino

Marco Di Mauro

Una cosa è certa: «Senza firma, la prossima partita in casa del Catania non si gioca al Massimino». Dopo la bufera di sabato mattina, che aveva messo a rischio la disputa di Catania-Fidelis Andria, arriva però una schiarita nei rapporti tra il Comune di Catania e il Calcio Catania riguardo all’utilizzo dello stadio. A rivelarlo a MondoCatania è Niccolò Notarbartolo: «Lo Monaco ha fatto un passo indietro – aggiunge il componente della commissione comunale allo Sport – Ora si è detto disposto a discutere e sottoscrivere, com’è obbligo di legge, il documento di assunzione di responsabilità richiesto dall’amministrazione a tutte le società sportive che usano impianti comunali».

L’amministratore delegato dei rossazzurri, sabato, era intervenuto di persona davanti ai cancelli del Massimino, dove gli addetti del Comune avevano impedito l’accesso ad alcuni dirigenti del club e al personale della biglietteria. Tutto a causa di un documento che si era rifiutato di firmare ritenendolo pieno di clausole vessatorie (penalizzanti, ndr). «Che non ci sono – ribadisce Notarbartolo – Si tratta di un’autorizzazione standard, richiesta per qualsiasi impianto comunale e che tutte le società sportive catanesi hanno firmato com’è loro dovere fare, a parte il Catania».

A domanda su quali clausole ritenesse vessatorie, e sul loro contenuto, il massimo dirigente del Catania aveva risposto ai cronisti: «Non faccio tribuna politica, andatevele a leggere sul documento». Il testo che viene contestato da Lo Monaco è composto da vari articoli che pongono condizioni a loro volta disciplinate a norma di legge dagli articoli 1341 e seguenti del codice civile. «Si tratta di una normalissima assunzione di responsabilità – assicura l’incaricato allo Sport – Con la quale le società che chiedono la concessione di un impianto comunale, accettano di farsi carico delle riparazioni di eventuali danni avvenuti durante il periodo di utilizzo».

Pare che la posizione di Lo Monaco, parsa intransigente e spigolosa ad ascoltare le sue parole pochi minuti dopo la riapertura dei cancelli del Massimino, si sia ammorbidita. «Ha capito che stava percorrendo una strada illegittima, che l’arroganza non paga ma, anzi, sarebbe stata controproducente per il Catania e per la città di Catania – continua Notarbartolo -. Il fatto che abbia riconosciuto il suo errore è un passo indietro che colgo con piacere, perché permette di aprire una discussione costruttiva tra club e Comune, che su questa strada può andare avanti con serenità».

Non è ancora stata fissata una data per la firma. Le parti dialogano a distanza. «Il Catania ha finalmente risposto al Comune, indicando quali clausole ritenesse vessatorie». L’intesa però non pare vicina. Degli articoli previsti nel documento, il club ne avrebbe contestati più della metà. Ma raggiungere un accordo è indispensabile. «È escluso che si verifichi di nuovo quanto accaduto sabato – puntualizza – quando il Comune non ha consegnato lo stadio al Catania ma ha solo preso atto, stante l’intervento di sindaco e Questura, che il club aveva preso possesso dell’impianto e che pertanto se ne assumeva le responsabilità a norma di legge».

Il rischio che il Catania non possa giocare la prossima partita in casa al Massimino è reale e stavolta pure annunciato pubblicamente. «Il Comune ha fatto valere e farà valere la legalità. È garantito che i cancelli dello stadio, senza firma sul documento, non saranno aperti», conclude Notarbartolo. Il tempo per raggiungere un accordo c’è, ma non è troppo. Bisogna fare in fretta. Il 3 ottobre un vero e proprio scontro diretto attende il Catania, e promette di essere parecchio atteso anche dai suoi tifosi. I rossazzurri affronteranno il Monopoli, attuale capolista del girone C e perciò principale concorrente alla promozione diretta.

A margine dell’intervista, il componente del Comitato comunale allo Sport tiene a replicare ad alcune dichiarazioni dell’addì del Catania, raccolte da MondoCatania. «Bisogna riportare alla normalità i rapporti tra il club e il Comune. Il Catania ha una funzione importante per la città, lo stadio però svolge funzioni più ampie del solo ospitare la partite di pallone. E non è di proprietà del Catania come qualche dirigente del Catania pensa. Tra l’altro, per quel che riguarda le cifre di cui parla Lo Monaco, preciso che il canone di affitto dello stadio era di 10mila euro, in  serie A. È stato stato ridotto a 5mila euro e adesso a 1,5mila euro. Si tratta di un vero e proprio regalo per un impianto da 20mila posti, se si pensa che lo stadio di Misterbianco costa 2mila euro di affitto. Riguardo alla pubblicità, il Catania paga l’imposta sui guadagni, perché vende gli spazi messi a disposizione dal Comune e ci guadagna. Il club ha inoltre in gestione, come li aveva in serie A, tutti i bar dello stadio da cui probabilmente ricava annualmente più del costo della manutenzione del campo».