«Avete fatto schifo, la maglia è vita per noi. Onoratela». L’urlo dei tifosi

Redazione

Secondo google Maps ci sono 520 km di asfalto per 6 ore e mezza di viaggio, circa. «Noi rischiamo la vita per essere qui, e voi avete fatto schifo e ci avete fatto fare brutta figura». Questo è il rimprovero che, a fine partita, uno dei 100 tifosi del Catania ai calciatori che li hanno raggiunti ai piedi del settore ospiti dello stadio di Monopoli.  Il 5-0 incassato al Veneziani, senza alcuna reazione da parte della squadra di Lucarelli, ha esasperato la pazienza dei sostenitori rossazzurri. In pochi credono ormai nella rincorsa al Lecce e in tanti chiedono l’esonero dell’allenatore.

Alcuni di loro si sono alzati alla quattro del mattino, per mettersi in viaggio verso Monopoli. Un percorso lungo, attraverso l’Italia delle strade peggiori. Nei pulmini, nelle auto, la speranza di una prestazione coraggiosa, da parte della propria squadra, che potesse riscattare il pareggio contro il Cosenza e ricucire lo svantaggio dalla vetta, dal sogno del ritorno in serie B. Ma ciò che avviene al Veneziani di Monopoli è una realtà talmente diversa dai sogni, da sembrare un incubo. Sotto di due reti nel primo tempo, il Catania chiude la partita senza tirare mai in porta e con 5 reti al passivo. Beffa nella beffa, il pareggio del Lecce al Massimino, contro la Leonzio, che avrebbe dato la possibilità di recuperare davvero dei punti alla capolista.

La partita termina tra gli olé dei 1900 di Monopoli presenti allo stadio, in delirio per un risultato tanto inatteso quanto storico. L’arbitro usa clemenza, e non concede recupero. È a quel punto che la squadra viene chiamata sotto il settore ospiti e riceve il primo dei – probabili – infiniti rimproveri che l’aspettano. «Ci avete rotto il c…, noi è quattro anni che mangiano m…». Le parole dei tifosi – in buona parte ultra della curva Sud – viaggiano a una voce e sono colorite. Affondano in una rabbia che ha origini ben più lontane e profonde di una pur umiliante sconfitta. Vanno all’origine, a ciò che ha messo il Catania nelle condizioni di giocare in una categoria come la serie C.

«A Catania ci sono pressioni? Perché Catania è una grande piazza. Vogliamo i risultati». Il riferimento è  alle lamentele espresse da Lucarelli alla fine del pareggio contro il Cosenza, la scorsa giornata. L’allenatore aveva spostato l’attenzione su clima attorno alla squadra e ad alcuni insulti ricevuti. Invitando i contestatori a dedicarsi al Bingo. Sette giorni dopo è di fronte al settore ospite, ad ascolta quanto i tifosi hanno da dire a lui e ai suoi calciatori. «Se non avete dignità non dovete scendere in campo. Non dovete indossare quella maglia. La maglia per noi è la vita. Dovete sudare la maglia, anche se perdete». In prima fila ci sono il capitano Biagianti, Lodi e Marchese.

«Per essere qui rischiamo la vita, abbandoniamo le famiglie. Vogliamo gente che lotta». Qualche minuto dopo, in sala stampa, arriveranno le scuse da parte di Biagianti e Lucarelli. Nessuna domanda ammessa, solo le scuse. Da subito la squadra va in ritiro «a proprie spese», precisa Lo Monaco. L’addì non smentisce la possibilità di esonerare Lucarelli. Una possibilità caldeggiata da buona parte della piazza. Intanto, i 111 tifosi giunti da Catania si rimettono in strada. Altri 520 km, altre sei ore e mezza di strada. Per il Catania. Solo per il Catania. Una squadra che, a Monopoli, non li ha meritati.