Buona fortuna Catania, che sia (dopo la lunga notte) un buongiorno

Marco Di Mauro

Questa notte di attesa, nei cuori e nelle menti dei catanesi, ha avuto inizio tre anni fa. Quando ci addormentammo con la speranza di un sogno che potesse risorgere e ci svegliammo nel mezzo di un incubo profondissimo chiamato serie C. Sono stati tre anni di inferno. Tre anni di accuse, liti interne furibonde, vergogne e delusioni dentro come fuori dal campo. In tre anni sono stati inceneriti milioni di quattrini ma soprattutto fiducia, progetti e persino amicizie. Nulla potrà cancellare quello che è stato, mai. Tra poche ore però (al massimo giovedì, ndr), il pronunciamento di un tribunale potrebbe segnare l’inizio di un nuovo capitolo per la storia del club ma soprattutto la prima alba dopo una notte lunga tre anni per i tifosi rossazzurri. Coloro che in tutto questo tempo hanno pagato la pena più ingiusta, più lunga e più severa. Perché certamente innocenti e anzi, uniche vittime accertate di una storia (chiamata “Treni del gol“) che di certo, dopo tre anni, ha ancora poco o nulla.

Se la CAF (che si riunisce oggi alle 14) confermerà la sentenza del TFN, per il Catania sarà serie B. Una promozione non ottenuta sul campo, che seguirebbe a una retrocessione non decisa sul campo. A differenza di quanto accaduto nel 1993 e nel 2003, la storia è cambiata. Non ci sono più centinaia di tifosi sotto il Palazzo a protestare.  Stavolta il Catania non è il portabandiera di una lotta senza tregua per la giustizia e contro l’ingiustizia dei tribunali sportivi. È solo salito sul carro del Novara, forse perché “politicamente” (proprio in ragione del recente passato) era meglio non stare in prima fila. C’è però un popolo che silenziosamente spera che un principio di giustizia, come ai bei vecchi tempi, prevalga su un emendamento illogico imposto dalla Federazione. Quella stessa che oggi, come allora, pur con nomi diversi a rappresentarla, si trova sul fronte opposto della barricata. E che proprio per questo, sebbene resti una presenza minacciosa, rappresenta in fondo un conforto per i tifosi rossazzurri. Quello di essere dalla parte giusta. Dalla parte della ragione. Come decretarono, infine, le battaglie portate avanti da Massimino e da Gaucci.

La storia ha però insegnato che non basta essere nel giusto per sentirsi vincitori, soprattutto se a decidere l’esito della faccenda è la giustizia sportiva. Per questo, pur consapevoli della correttezza del principio su cui punta le sue speranze il Catania come anche della solidità giuridica della sentenza che lo ha riabilitato a essere ripescato in B, serve augurargli tanta, tanta buona fortuna. Comunque vada l’udienza di oggi alla CAF, resta un fatto. Queste settimane trascorse tra indiscrezioni incontrollate, speranze, paure, frenesia e attesa, sono riuscite a rimettere tutte e cinque le componenti del Catania attorno a un unico obiettivo. A ritrovare unità di intenti. A riscoprire la forza che trasmette, a sé stessi e agli altri (avversari compresi) sentirsi ed essere uniti. Ad accorgersi che le divisioni avute in passato, che restano e resteranno, non per forza rappresentino un ostacolo o una minaccia da eliminare. Questa consapevolezza, comprovata dai fatti, comunque vada,  sarà il modo migliore per cominciare il prossimo campionato con l’ambizione che sia pieno di soddisfazioni. Quelle che il popolo rossazzurro attende da tre anni e che non ha mai smesso di meritare. Quindi, buona fortuna Catania. Ma soprattutto, a prescindere dalla categoria in cui saremo, sempre e comunque Forza, Catania.