Catania, la serenità ritrovata è l’arma in più degli etnei

Giorgio Grasso

Pace ritrovata nello spogliatoio?

La prima cosa che balza all’occhio dopo le gare contro Avellino e Cavese è una ritrovata determinazione in Sarao e compagni. La vittoria contro gli irpini, in particolare, sembra frutto di una maggiore convinzione nei propri mezzi, oltre che di un’aggressività che sembrava smarrita contro TurrisTeramo. Com’è possibile? Un’opzione, la più probabile, è che semplicemente all’interno spogliatoio non si respirasse più la stessa compattezza dei tempi migliori. Altrimenti, inoltre, non si spiegherebbe il perché di un cambio nella guida tecnica a sole sette gare dal termine della regular season. L’idea di un “ammutinamento”, rigorosamente scritto tra virgolette, inizia a farsi largo, vista la ferocia con il quale gli etnei hanno avuto la meglio sui lanciatissimi lupi di Braglia. Quanto sia un’idea possibile, comunque, lo lasciamo a chi queste situazioni le vive da dentro uno spogliatoio. Come non siamo qui per discutere di quanto sia eticamente corretto fare fuori un allenatore.

L’accento, invece, va posto sull’importanza nel calcio di avere una mente sgombra da scorie varie. Sembra chiara, infatti, la netta demarcazione tra la squadra contratta, divisa e spaventata di Torre del Greco che perde contro una compagine in caduta libera, e quella che solo una settimana dopo riesce a fermare chi non si fermava da quattordici gare. E se un indizio non fornisce una prova, basta vedere come sabato i rossazzurri hanno avuto la meglio sulla Cavese. Nonostante lo scarto tecnico tra le due compagini, infatti, gli etnei sono riusciti a mantenere saldo il controllo sulla partita per novanta minuti. E anche se nel primo tempo il Catania non ha fatto una grande gara, vi era la netta sensazione che la vittoria non potesse sfuggire. E così è stato nella seconda frazione di gioco. Cosa che, chiaramente, non è accaduta contro la Turris.