Catania, Milano del Sud per una notte. E la frattura col tifo che s’allarga

Marco Di Mauro

E così pare che, trascorsi 100 anni di storia, la profezia sia più che mai vicina a realizzarsi. 2017: in una notte di inizio agosto, Catania potrebbe davvero trasformarsi nella Milano del Sud. Non c’entrano però  l’imprenditoria né lo sviluppo industriale che, già ai primi del ‘900, stuzzicarono i politici siciliani ad affibbiare al capoluogo etneo questo appellativo poco realistico ma ottimo come “prendi voti”. C’entra il calcio. Migliaia e migliaia di maglie rossonere s’apprestano a ritinteggiare la città dell’elefante coi colori del Milan, e a trasformare l’Angelo Massimino nel San Siro del Sud per ospitare l’amichevole col Betis Siviglia.

La cosa pare renda entusiasti il Calcio Catania e il Comune di Catania. Buona parte dei tifosi rossazzurri sono invece di umore opposto. Stati d’animo che sono entrambi comprensibili, e che mostrano la netta frattura esistente tra il club e parte della tifoseria. Una distanza che i vertici del Catania sostengono a parole di voler colmare, ma che nei fatti va allargandosi sempre più. Perché?

Con questa amichevole la dirigenza, a parole, ha inteso trasmettere l’immagine di un Catania che riacquista il prestigio perso (grazie alle fesserie fatte da Pulvirenti), che risale verso il calcio che conta, che fa riassaporare ai suoi tifosi il profumo della serie A. Molti sostenitori del Catania hanno però percepito, nei fatti, un molto più intenso  ciauro di soldi e hanno intravisto in questa amichevole una tripla retrocessione. Per il loro stadio, degradato da tempio del calcio catanese a casa di appuntamenti per grandi club. Per il loro ruolo, di padroni di casa declassati a spettatori invitati a fare gli ospiti in casa propria. Per la loro squadra, esclusa dai giochi e che invece poteva essere presentata in grande stile alla città, cogliendo l’occasione per riproporre il trofeo Massimino.

Intenzioni buone seguite da fatti sgraditi, con prevedibili effetti negativi su parte del pubblico. La frattura coi tifosi pare stia proprio in questo. Sarebbe bastato ricordare il fatto che a Catania ci sono tante persone a cui sale ancora il pranzo di 30 anni fa davanti alle fotografie del loro stadio pieno di bandiere dell’Atletico Catania. Adesso, nell’era dei social, si domandano quanto a lungo dovranno tenersi lo stomaco di fronte alle foto virali di un Massimino colorato di rossonero. Immagine che magari vorrebbero fosse commentata da chi è stato in prima fila a promuovere questa amichevole e che, qualche anno fa, ricordano sostenesse che il vero successo del Catania sarebbe stato vedere tanti ragazzi catanesi con addosso non più le maglie d’una squadra del Nord ma quella rossazzurra.

Milan-Betis, insomma, va oltre il fatto in sé e raffigura l’attualità del Calcio Catania. Un sopravvivere quotidiano, in cui il lento ma tenace tentativo di rinascita sembra proprio dover mettere alcune esigenze davanti a qualsiasi altra ragione o buona intenzione: niente ritiro fuori sede; calciomercato incentrato sugli svincolati; acquisti sfumati per qualche migliaio di euro; calciatori di proprietà che la stampa dà dentro o fuori dal progetto tecnico a seconda della loro disponibilità a ridursi l’ingaggio. Nel maneggiare e presentare questi fatti, la comunicazione del Calcio Catania si conferma capacissima nel tenere stretta a sé la parte di tifoseria che ha sempre avuto al suo fianco, ma ancora incapace di riavvicinare coi fatti chi sta dall’altra parte della frattura.

Lo Monaco ha chiesto a tutti i tifosi di abbonarsi per dimostrare la loro fiducia nel nuovo progetto di rilancio. I numeri dimostrano che ce ne sono ancora tanti che si sentono presi in giro e che pretendono siano lui e chi per lui a dimostrare in anticipo fiducia nei loro riguardi. In che modo? Agendo con più coerenza e comunicando con più trasparenza certe esigenze, senza più ricorrere alle tranquillizzanti verità di facciata dell’era  CosentinPulvirentiana (che già ai tempi erano credibili solo per chi voleva o aveva interesse a crederci). Perché, ad esempio, è stata spostata Catania-Sicula Leonzio, programmata al Massimino tre giorni prima dell’amichevole del Milan? È prevedibile saranno così i rossazzurri e non i rossoneri a dover giocare su un campo malu cumminatu. 

Alla base dello slittamento c’è stata una richiesta basata su un accordo tra Catania e Sicula Leonzio, scrive la Lega Pro nel suo comunicato ufficiale. Eppure il club non ha mai del tutto chiarito ufficialmente le esigenze organizzative di questo accordo. La pretesa insoddisfatta di una comunicazione trasparente ha lasciato a molti tifosi l’impressione che la Giornata rossonera varrà più di tutte le Giornate rossazzurre messe insieme. Che le esigenze economiche vengano ancor oggi prima dell’orgoglio e dell’intenzione di ricucire il rapporto con parte della tifoseria, per un Catania che ha calmato i creditori ma che deve ancora pagarli. E che per tali esigenze il Milan sia stato messo prima del Catania.

Questa scelta sarebbe stata comunque impopolare. Il Catania, per i suoi tifosi, viene prima di ogni cosa e secondo quasi solo (forse) a sant’Agata. Però si sarebbe potuto evitare che l’incoerenza percepita dai tifosi, che misura bene la frattura col club, diventasse pari alla distanza in chilometri tra il Massimino e San Siro. Sarebbe bastato presentare l’amichevole con la metà dei salamelecchi rossoneri visti in Comune, un quarto dei colpi di bruscia fatti a Montella e almeno un po’ di trasparenza sulla ricaduta economica, pubblicitaria, mediatica.

Ad alcuni catanesi Milan-Betis riporterà alla memoria il calcio che conta. Altri, nella scenografia da Europa League, vedranno il tentativo di nascondere i bassifondi in cui il club è precipitato. Punti di vista leciti, a differenza di quello degli imbecilli che promettono violenze. In disparte da tutto questo buddellu attorno al “cosa fare” di un afoso mercoledì sera, ci stanno i catanesi che se la ridono a leggere della Milano del Sud. Che sorridono delle piccolezze di un club che vuol sembrare grande prima di esser tornato grande. E che sperano solo di poter leggere, sul giornale del 10 agosto, di un fantastico gol di Bacca in rovesciata volante, annullato senza motivo apparente dall’arbitro – fazioso e prevenuto – su richiesta fatta per alzata di mano da un difensore del Betis.