Catania, qualcosa è davvero cambiato. A Siracusa vittoria dai tanti significati

Fonte: CalcioCatania.it
Marco Di Mauro

La sfida di Siracusa non poteva che avere, per il Catania di Cristiano Lucarelli, significati superiori ai soli tre punti messi in palio. Ai 90′ del De Simone erano annodati diversi fili della trama della stagione rossazzurri, alcuni legati al passato, altri di stretta attuali, altri ancora che hanno a che fare col futuro.

La sfida al Siracusa non sarà mai un derby per il Catania. La squadra, la tifoseria la piazza non vede confronto vero ed equilibrato diverso da quello col Palermo. A maggior ragione adesso, che gioca in una categoria che il Catania non ha mai sentito propria, che è sempre stata vissuta come un purgatorio. Mentre per gli aretusei, la serie C, rappresenta il traguardo più alto mai raggiunto nella loro storia recente. Vincere l’incontro, insomma, nulla avrebbe aggiunto al sano orgoglio della squadra, della tifoseria, della piazza. Non vincerlo, tuttavia, sarebbe stato uno smacco morale difficile da mandare giù, come ricorda il nodo alla memoria fatto la scorsa stagione.

Il Catania, insomma, si è presentato al De Simone con tutto da perdere: attesa come squadra da battere, in uno stadio incandescente che aspetta questa partita come la gara dell’anno, con di fronte una formazione competitiva che andava in cerca di riscatto e del possibile sorpasso in classifica. Una sfida dai requisiti tecnici e caratteriali tra i più elevati che la squadra di Lucarelli si è trovata e si troverà davanti in tutta la sua terza stagione di serie C. Per questo, forse, l’allenatore del Catania ha scelto i suoi titolari quelli con esperienza in categorie superiori, in stadi ben più caldi, e abituati a trovarsi sotto pressione ma non solo, anche a saperla gestire.

E di pressioni, al di là della partita in sé, il Catania ne aveva parecchie. Cinque vittorie di fila, valse la vetta persa subito però, in favore del Lecce, a causa del turno di stop imposto da questa strana serie C. Una eredità non certo leggera da portare sulle spalle, appesantita ancora di più dalla responsabilità di far bene in ragione dei risultati delle altre concorrenti (Lecce fermato in casa dall’Akragas, Trapani batto a Fondi). Ma pure per dimostrare a sé stessi, ai tifosi e agli avversari di aver fatto giovamento della sosta e di essere capaci di prolungare la striscia di successi consecutivi e con essa ripristinare l’atmosfera di entusiasmo che l’aveva accompagnata e sostenuta.

Una prova simile a tante altre che il Catania, negli scorsi campionati, aveva spesso mancato anche in maniera clamorosa. Proprio per questo un’occasione in più per Lucarelli, di far dimostrare ai propri calciatori che la suonata, rispetto al passato, era cambiata. Ma sin dall’inizio della partita, la sua squadra ha dimostrato di essere lontana parente di quella che aveva conquistato la vetta a suon di vittorie e lontana pure dalla miglior condizione atletica e dal miglior approccio caratteriale a una partita studiata e preparata per oltre dieci giorni. Poco carattere nel sostenere il gioco, poca cattiveria nei contrasti, poca corsa per alleggerire la pressione e metterne agli avversari.

Per lunghi tratti della partita è parso di rivedere il copione dell’anno precedente, quando il Siracusa era riuscito a sbloccare e vincere la partita nel secondo tempo, col gol di Scardina. Qualcosa però è cambiato in ciò che è accaduto negli spogliatoi. Il Catania è tornato in campo con un carattere e con un modulo diversi. E stavolta, a differenza del passato, è stato Mazzarani a sbloccare la partita più o meno allo stesso minuto in cui Scardina c’era riuscito la scorsa stagione. Oltre alla gara, che era già cambiata, è cambiato così anche il risultato e tutti i significati legati a questa sfida. Il Catania ha dato un segnale alle dirette concorrenti ma anzitutto a sé stesso e alla sua tifoseria: qualcosa è cambiato davvero rispetto al passato. Il futuro resta tutto da scoprire, ma promette bene.