«Tifosi scusatemi, ho sbagliato». Pulvirenti: «Ci sono i fondi, la A per riscattarmi»

Fonte: CalcioCatania.it
Redazione

MASCALUCIA – Le scuse ai tifosi, per lo scandalo Treni del gol e per le frasi riferite al 2 febbraio per spiegare la sua condotta. Le rassicurazioni circa la possibilità del suo gruppo di investire sul Catania, per il rilancio in serie A che «riscatterebbe in parte il male che ho fatto al club». Il patron del Calcio Catania, Antonino Pulvirenti, torna a parlare davanti ai microfoni  a distanza di circa tre anni di assenza. Spiega la scelta di Pablo Cosentino, il ritorno di Lo Monaco, e aggiunge: «Tornerò allo stadio quando il senso di colpa me lo permetterà. Mi piacerebbe un giorno tornare il presidente, ma non escludo la possibilità di vendere». Ad aprire la conferenza è stato Pietro Lo Monaco. L’addì è intervenuto più volte durante l’incontro (clicca qui per leggere la trascrizione dei suoi interventi).

MondoCatania ha seguito l’appuntamento proponendo ai lettori la trascrizione diretta degli interventi dei protagonisti. L’ultima apparizione di Pulvirenti risale ai giorni successivi all’esplosione dello scandalo Treni del Gol, che portò alle sue dimissioni da presidente e alla retrocessione della squadra in serie C. Ne seguì il dissesto economico che mise il club sull’orlo del fallimento. Questi motivi, insieme ad alcune frasi dette dal patron in riferimento al 2 febbraio usato per spiegare le ragioni della sua condotta, hanno spaccato la tifoseria tra pro e contro Pulvirenti. Negli ultimi anni, le dirigenze che si sono susseguite, hanno avviato un’opera di risanamento che ha portato il club al sicuro dal rischio di mancata iscrizione e a rilanciare il progetto di tornare in serie A.

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La ristrutturazione del debito: «Adesso posso investire per rilanciare il Catania»
«Nella mia ultima conferenza ho detto che avrei venduto il Catania e avrei fatto di tutto perché il Catania restasse in vita. La prima cosa non si è verificata, la seconda invece sì. Il Catania è vivo. Ho ascoltato in silenzio, negli ultimi anni, alcune cose giuste e altre meno. E’ arrivato il momento di parlare perché giovedì scorso si è chiuso l’iter di ristrutturazione del debito di Finaria attraverso l’emissione di un bond sottoscritto da parte di investitori internazionali. È andato a buon fine il piano di ristrutturazione societario.  Ora ci sono le condizioni per passare al rilancio delle attività, compreso il Catania. Il concordato Wind Jet è pagato, su 21 milioni ne sono stati pagati 20. Io pagherò l’ultimo milione entro il 2018. Abbiamo anche sistemato tutti i debiti coi creditori e anche quelli fiscali. Sulla compagnia aerea è stato fatto un grande torto a me e alla Sicilia. Qualcun altro, non io, deve chiedere scusa. Mentre su Treni del gol ho una responsabilità anche morale».

L’errore e la serie A come riscatto: «Allora mi sarò riscattato, ma solo in parte. Per adesso niente stadio»

«Non spingo per il rilancio del Catania per un mio tornaconto. Quest’anno credo che ci siano le basi per il salto di categoria. Se le vicende giuridiche me lo consentiranno, vorrei ritornare in futuro a essere presidente. Non so in che categoria e non so nemmeno se in futuro sarò ancora io il proprietario. Un errore può capitare a tutti. Il mio è stato abbastanza grosso. Provo disagio ad andare allo stadio perché so che ho fatto male alle persone e non ho superato questo disagio, me lo porto dentro. Io darei fiducia a questo progetto, con un pizzico di scetticismo se fossi un tifoso. Dobbiamo andare prima in B e poi in A. Solo allora potrò dire di essermi riscattato, in parte. Solo in parte perché le sofferenze che ho dato ai tifosi non si cancellano. Quando posso sto sempre accanto alla squadra. Anche agli allenamenti. Per adesso non me la sento di andare allo stadio, né in casa né fuori casa. La prima partita che vedrò sarà in casa. La partita per ora la vedo su Sportube, ho la password gratuita. Non ne ho persa neanche una».

Le scuse ai tifosi: «Ho detto delle frasi, sul 2 febbraio, legandole a Treni del gol, che non rispecchiano il mio pensiero»
«Per quel che riguarda le mie dichiarazioni su Sky. Ho avuto modo di risentirle. Ho i miei dieci anni di presidenza del Catania sulle spalle e ho sempre difeso il rapporto con la tifoseria anche durante il 2 febbraio. Ho sempre cercato di far questo, come tutti nella società. Ho detto una frase infelice, che non rappresenta quello che ho sempre pensato della tifoseria. L’ho detto, è là, chiedo scusa per quella frase. Non era il mio pensiero, l’ho detto e chiedo scusa. Non è giusto avere addossato ad altri responsabilità che sono mie».

Il dopo Treni del gol: «Ho cercato di salvare il Catania in ogni modo»
«Coi fatti ho fatto di tutto per rimediare anche rimanendo in silenzio. Subito dopo i Treni del gol io avevo delle risorse all’estero. C’era il condono. Sono andato all’estero, ho preso gran parte dei miei soldi, li ho portati al Catania per permettere che si iscrivesse. È stato l’avvio di un percorso di riscatto che non è stato semplice. La volontà di salvare il Catania c’è stata sempre, sin dall’inizio».

«Era inevitabile la penalizzazione per il caso Castro. Eravamo in difficoltà economiche. Pitino, Bonanno e Milazzo? Sono stati una soluzione interna. Non erano adeguati a fare quello che dovevano fare. Alcune cose non bone ancora ce le troviamo dietro. Era una fase di grande caos ma bisogna ringraziarli perché ci hanno messo la faccia. Non so se hanno fatto bene, non posso giudicarli».

«Dopo lo scandalo non ho sentito nessuno. Ogni tanto mi è arrivato qualche saluto. L’unico che mi ha telefonato è stato Ghirardi, un altro caduto come me in disgrazia. Il presidente, ex presidente, del Parma. Non ho sentito più nessuno nel mondo del calcio. Capita quando si cade».

Il processo sportivo: «Sono stato truffato ma la giustizia sportiva ha condannato solo noi e col massimo della pena»
«Ho la certezza che i Treni del gol siano stati una truffa nei miei confronti. Ma anche in questo sono io il responsabile».

«Siamo stati giudicati col massimo della pena da Artico, nel processo sportivo. Il giudice ha addirittura comminato una pena superiore a quella chiesta dal procuratore federale. In quella sede non è stato giudicato Arbotti, che sarebbe stata la persona che avrebbe dovuto chiudere gli accordi coi giocatori. Dopo cinque mesi, Artico assolve Arbotti dall’articolo due che è lo stesso che ha condannato il Catania alla retrocessione. Un giudizio completamente diverso».

La scelta di Cosentino: «Senza lo scandalo sarebbe rimasto. Io ho fatto danno a lui e lui al Catania»
«Cosentino? In quel momento il Catania poteva entrare grazie a lui nel giro del fondo Doyen, quello con cui lavorano le grandi squadre spagnole. A Taormina ci siamo visti con Galliani e Lotito e il presidente della Doyen. Può essere che io mi sia illuso di entrare, grazie a lui, in un mondo che però non è nella nostra realtà».

«Pablo Cosentino entra nel Catania nell’anno di Gasparin. Volevo continuare con Gsparin affidando il mercato a Cosentino. Gasparin ha rifiutato, ritenendo che nel suo modo di fare ci fosse quello di dover gestire tutto. Da qui una serie di nomine interne per coprire la figura di amministratore delegato. Questo è stato l’errore più grave che ho fatto. Ancora non me ne capacito. Negli anni scorsi c’è stato il rischio che il Catania scomparisse perché io ho nominato una persona inesperta a occuparsi di tutto. L’errore di base è stato il mio, il suo è stato avere accettato. Ancora oggi non so darmi una spiegazione di quello che ho fatto. Non ho giustificazione. Ho fatto tutto il contrario di quello che ho sempre fatto nelle mie aziende. Ho toppato in maniera totale, coinvolgendo Pablo Cosentino in un disastro. Ha avuto anche lui problemi nella sua attività di procuratore, che non porta più avanti mi pare».

«La Gea? Bisogna fare un passo indietro. Per Ventrone è stato fatto un errore clamoroso da Pablo. E’ stato imposto anche agli allenatori che sono arrivati dopo. Ventrone era una persona totalmente inadeguata alle nostre caratteristiche. Viveva in un mondo che non ci apparteneva. Gea viene a Catania e sta un anno. Si doveva occupare non di mercato ma di immagine. È chiaro che i rapporti tra Cosentino e Moggi sono buoni. A gennaio avevano fatto due operazioni, con Moggi. Quando ho chiesto un direttore sportivo, la scelta di Delli Carri è stata suggerita da Moggi. Ma le cose non sono andate male perché è subentrata la Gea».

«Senza Treni del Gol, Cosentino sarebbe rimasto amministratore delegato. È stato un periodo della mia vita in cui le cose non andavano come dovevano andare e non mi accorgevo di tante cose».

Il ritorno di Lo Monaco: «Un segno del destino»
«Non avrei mai immaginato, quattro anni fa, di ritrovarmi qui a parlare con a fianco lui. Lo Monaco l’ho ritrovato vicino nel mio momento peggiore. Ci siamo incontrati nuovamente il giorno stesso della promozione in serie A».

«Dopo Treni del gol abbiamo sistemato la dirigenza con soluzioni interne. A fine gennaio è successo quello che è successo con la compagnia aerea. Io ero a casa e non potevo intervenire. Mi sono reso conto che non saremmo andati da nessuna parte, nonostante gli sforzi economici fatti. Abbiamo messo parecchi milioni di euro in serie C. Ma non bastano se manca chi gestisce le risorse. Serviva un certo lavoro e mi rendevo conto che i dirigenti di allora non erano adeguati. Un giorno il mio avvocato mi disse che aveva incontrato l’avvocato di Lo Monaco e che c’era la possibilità di incontrarlo. Mi sono preso qualche giorno di tempo, abbiamo chiesto l’autorizzazione al giudice. Abbiamo parlato 5 minuti del passato. Era come se il tempo si fosse fermato e poi è ripreso. Non abbiamo parlato del passato. Da là è partita questa nuova storia che prima ci vedeva moribondi e che adesso, grazie al lavoro del direttore e alla risorse del gruppo, ci permette di guardare al futuro con ottimismo».

Trattative per la cessione del club: «Nessuna trattativa, non posso farmi da parte»
«Non c’è stato nessuno che ha offerto un euro per il Catania. Il Catania era in vendita, se fosse arrivata la persona giusta avremmo venduto. Tutto può ancora succedere, anche il Milan è stato venduto».

«Io non ho mai incontrato Vergara. Con Bacco la trattativa si è bloccata al momento di mettere sul tavolo le credenziali. C’era un protocollo da rispettare. E tutto quel che è successo in Italia, vedi Palermo, ci dà ragione nell’avere rispettato il protocollo».

«Se dovesse arrivare il cinese di turno, io mi potrei anche fare da parte. Fin quando sono il proprietario non posso farmi da parte. Non posso scindere la proprietà da me stesso. Non escluso di poter vendere la società anche ora. In questo momento il Catania può vivere di luce propria, perseguendo degli obiettivi».

Lo stadio nuovo: «Il Catania ha perso i diritti per realizzarlo»
«Il Catania ha perso i diritti che aveva per costruire lo stadio sul terreno che avevamo previsto. Non so quando tornerò allo stadio. Mi devo sentire un po’ meglio con la mia coscienza».

Il murale, nello stadio vecchio: «Almeno il direttore avrebbe meritato di esserci»
«Probabilmente sia io che il direttore avremmo potuto esserci nel murale che stanno dipingendo al Massimino. Soprattutto lui, che non c’entra in questa storia mia di Treni del Gol. Resterà nella storia quel che abbiamo fatto. Ma chi è causa dei suoi mali, pianga sé stesso. Mi spiace per il direttore, più che altro».