Il Catania non è all’altezza dei propri tifosi. Ma la palla è tonda e… chissà

Ettore Attanasio e Marco Di Mauro

L'accoglienza prima dell'ingresso in campo

Già prima di entrare in campo, quando sul pullman attraversava via Ferrate Aporti, la squadra è stata accolta da due ali di tifosi rossazzurri che con bandiere, cori, sciarpe e stendardi hanno voluto intonare il loro personalissimo “discorso” pre-partita. Un bagno di calore partito dall’iniziativa del gruppo della curva Sud, Liotrizzati. Lo stesso che ha proposto e ottenuto la reintroduzione dell’inno allo stadio, quello cantato da Giuseppe Castiglia (Catania figghiozza do patri eternu). Niente che però sia poi servito, effettivamente, a caricare la squadra in maniera adeguata all’ambiente, alla competizione, alla posta in palio e all’avversario. Anzi, forse si dirà che “il troppo calore” ha intimidito i calciatori. Gli stessi che a parole, al momento del loro arrivo a Catania, si dicevano entusiasti e stimolati da una piazza così calda. Il calcio è questo. Almeno a Catania. E se qualcuno non sopporta il caldo, poteva dirlo prima, e pensare così di cambiar mestiere o città sulla cartina del calcio italiano. Magari dedicandosi al dilettantismo. “360′ per la gloria”, scrive la curva Nord sulla sua vetrata. Continuando il count down iniziato nella partita contro il Potenza. “All’Assalto!”, scrive la Sud. Chi ha visto la partita sa che a poco o nulla sono serviti anche questi striscioni. La prova della squadra è stata un lento stillicidio per almeno 75′, in cui all’assalto è andato quasi solo il Trapani.

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