Modulo nuovo, risultato vecchio: a Teramo ancora un Catania deludente

Giorgio Grasso

Modulo nuovo, vecchi problemi

La sfida contro gli uomini di Paci è l’occasione per vedere, per la prima volta in campionato, una difesa a quattro. Mister Raffaele, infatti, a causa delle difficoltà fisiche di Tonucci, si è visto “costretto” a rivedere uno dei punti fermi del suo credo calcistico, la difesa a tre, affidandosi al 4-3-3. La curiosità per questo nuovo modulo, però, ha lasciato quasi immediatamente il posto ad un’amara considerazione. Nonostante il diverso schieramento in campo, infatti, il Catania continua a non impensierire gli avversari, specialmente se dall’altro lato c’è un Teramo particolarmente accorto. Se poi l’avversario ti molla un colpo da k.o. dopo soli tre minuti, allora si fa notte fonda.

La difficoltà a macinare gioco palla a terra, a questo punto, non sembra più un problema né di uomini né di modulo. La palla non viene mai messa al centro del campo alla ricerca di trame elaborate, ma piuttosto gettata sulle fasce in cerca della corsa degli esterni o scaraventata in avanti con una preghiera. Il motivo per il quale il Catania è riuscito a mettere sotto il Teramo nella ripresa, infatti, è da ricercare solo nella maggiore dose di grinta messa in campo dagli etnei e in un atteggiamento più passivo dell’avversario. Nessuna trama importante, quindi, solo un po’ di corsa in più. Un dato emblematico per avvalorare il nostro ragionamento: nelle cinque partite in cui i rossazzurri sono passati in svantaggio è arrivato un solo punto. Questo è successo nel derby di Palermo.

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