Perché è stato importante vincere, contro la Sicula Leonzio e in rimonta

Fonte: CalcioCatania.it
Marco Di Mauro

Ci sono partite in cui non conta giocare bene ma vincere in ogni modo. La partita contro la Sicula Leonzio era di une queste sia per la dirigenza del Calcio Catania, che per la squadra rossazzurra tutta come pure per il suo nuovo allenatore Cristiano Lucarelli. La rimonta dallo 0-2 al 3-2 finale, più che utile alla classifica del girone di coppa Italia, è preziosa perché dà ai tifosi rossazzurri un motivo in più per credere che sia finalmente questa la stagione buona perché i programmi siano rispettati e si riesca a centrare la promozione in serie B.

Al raddoppio della Sicula Leonzio è riapparso il baratro nel quale il Catania, negli ultimi quattro anni, era precipitato senza mai davvero riuscire a venirne fuori. Forse era necessario che si riaprisse, quell’abisso fatto di paura e scoraggiamento, perché i rossazzurri dimostrassero a loro stessi e al loro pubblico che stavolta il futuro del Catania può e deve essere diverso dal recente passato. Che è possibile ribaltare tutte le delusioni in gioia, come fatto col risultato che fino a buona parte del secondo tempo sembrava non lasciasse scampo a una sconfitta, e che per tanti motivi sarebbe stata bruciante.

Per la dirigenza del Calcio Catania si trattava della prima gara ufficiale al Massimino: la presentazione ai tifosi di una squadra volontariamente rivoluzionata, per di più in periodo di piena campagna abbonamenti e subito dopo le polemiche accese dallo slittamento della partita per far spazio all’amichevole del Milan (che ha lasciato segni tangibili sul terreno di gioco, ndr). Per la squadra rossazzurra si trattava della prima volta sull’erba (malandata) dello stadio di casa, davanti a un pubblico stufo dei proclami di gloria e desideroso di ottenere risultati sin da subito, ma con di fronte il prototipo di avversario peggiore da affrontare: una neopromossa, per giunta piena di ex.

A dover reggere il peso maggiore è forse stato Cristiano Lucarelli. Per il nuovo allenatore del Catania non si è trattato solo dell’esordio ufficiale sulla sua nuova panchina, nel suo nuovo stadio di casa, davanti a quel suo nuovo un pubblico pieno di aspettative e contro una formazione più che determinata a far lo sgambetto al Catania. Ha dovuto sostenere pure la prevedibile pressione del confronto col suo più diretto predecessore. Quel Pino Rigoli che, tra critiche varie e più o meno giustificate, negli ultimi anni ha ottenuto i risultati migliori per il Catania. E che, domenica, ritornava al Massimino per la prima volta da ex e da avversario.

Perdere, come pareva prossimo avvenisse sullo 0-2, avrebbe significato perdere su tutti e tre i fronti (dirigenza, squadra e allenatore) parte della credibilità costruita col tanto e duro lavoro svolto dalla fine dello scorso torneo fino ad ora. Avrebbe significato, probabilmente, portarsi addosso una penalità psicologica non meno dannosa di quelle sofferte in passato ed evitate quest’anno. Invece, con più cattiveria e coraggio che equilibrio tattico, il Catania è riuscito a ribaltare il risultato, l’umore del suo pubblico e pure la pendenza di un cammino che stava già mettendosi in salita.

Il calcio d’agosto non può dare indicazioni precise sull’efficacia delle geometrie e della tattica di una squadra di pallone. Considerato che il calciomercato è ancora aperto e che tanti calciatori, anche in rossazzurro, sono arrivati da poco. Partite come Catania-Sicula Leonzio sono sempre servite più che altro a mostrare il carattere del gruppo e a convincere il pubblico di aver sul campo una squadra che lo rappresenti e che meriti fiducia e sostegno. Uno degli elementi necessari per reggere il peso e i venti della vetta, e che la scorsa stagione sono mancati provocando rovinose cadute. Per questo era importante vincere, come lo sarà anche il 29, ad Agrigento. Dove il Catania, negli ultimi due anni, ha sempre perso.