Pubbliche accuse e difese d’ufficio: Pulvirenti davanti alla giuria dei tifosi

Marco Di Mauro

I Treni del gol. Il rischio fallimento. Il piano di rilancio. Il silenzio di Antonino Pulvirenti su questi temi è da due anni motivo di discussione e divisione per i tifosi del Calcio Catania. Ancor di più adesso, che mancano poche ore al ritorno alla parola del patron. In questo clima, la conferenza – e più ancora il dibattito che ne seguirà -promette di somigliare all’udienza di un processo di primo grado. Pulvirenti sul banco degli imputati. A far da pubblico ministero, i tifosi che mai lo perdoneranno. A far da avvocati i tifosi che l’hanno già perdonato.

L’incontro sarà il capolinea del lento riavvicinamento di Pulvirenti alla squadra e agli obiettivi di fotografi e televisioni, che sempre più spesso l’avevano immortalato mentre seguiva allenamenti e partitelle. Nei tempi il percorso è stato al passo col progressivo risanamento del gruppo Finaria, che ha finanziato e dovrà finanziare il rilancio sportivo del club. Con tutta probabilità, potrebbe essere proprio la ritrovata solidità economica l’argomento che il patron userà per dar forza e credibilità a ciò che avrà da dire. Potrebbe anche riprendersi la carica di presidente. Ma quel che la tifoseria si aspetta sono delle scuse, dei chiarimenti e degli impegni.

Per i tifosi che lo hanno già perdonato – per ciò che ha fatto, non ha fatto o che ha confessato – Pulvirenti potrebbe anche non aggiungere niente e risultare ugualmente credibile e meritevole di rinnovata fiducia. Sono anzi proprio questi i tifosi che, nei due anni di silenzio, sono stati per il patron quel che in tribunale sono i difensori d’ufficio. E di lavoro ne hanno avuto, parecchio e su parecchi fronti. Dal dissesto economico a quello sportivo, passando per lo scandalo combine, per la macchia dell’illecito sportivo fino al riferimento al due febbraio usato per spiegare le ragioni delle sue mosse, che hanno portato alla sentenza sportiva di condanna e alla conseguente retrocessione in terza serie.

A chi accusa il patron di aver portato il club prima in serie C e poi sull’orlo del fallimento, ribattono che maggiore importanza andrebbe attribuita agli otto anni di serie A regalati alla città e al fatto che sia stato lui stesso a salvare il Catania e la matricola. Sugli addebiti riguardo ai Treni del gol, obiettano che il caso andrebbe ridimensionato perché non è ancora chiaro chi abbia venduto e se Pulvirenti non sia stato truffato. Il dito che l’accusa rivolge verso la macchia d’illecito precipitata sul club e sul riferimento al due febbraio, lo dirottano su tutti gli altri casi di illecito verificatisi nel calcio e sugli stessi accusatori. Così che il principio “chi è senza peccato scagli la prima pietra” viene declinato come motivo di discolpa per Pulvirenti.

Ai tifosi che non lo perdoneranno mai, il patron potrebbe dir tutto senza concludere nulla. Rappresentano ciò che in un processo sarebbe la pubblica accusa. Quel che l’ex presidente ha fatto, non ha fatto o che ha confessato è per loro troppo grave per poterci passare su e far finta che tutto sia tornato come prima. Più che alla categoria e alla matricola, danno importanza all’onore e ai valori della maglia di cui sono innamorati. Che è sempre stata vessillo di battaglie combattute contro le ingiustizie subite, e che accusano Pulvirenti di aver macchiato irrimediabilmente. Per questo non si sentono più rappresentati da lui, e non possono immaginare un futuro migliore del passato con lui ancora proprietario.

Fra le due parti ci sta una giuria piena di tifosi che aspettano le parole del patron per prendere posizione, chi con l’accusa, chi con la difesa. Questo non porterà però a una sentenza di condanna o di assoluzione, solo a una spaccatura più profonda tra anime gemelle che amano la stessa cosa, ma in modo differente. La sentenza di appello, tra qualche anno, la daranno i giudici dei tribunali di Catania e Milano. Quella definitiva, chissà quando, la darà la storia. In questo primo grado che si terrà a Torre del Grifo, a decidere se l’imputato Pulvirenti sia la sola risorsa capace di rilanciare questo club e allo stesso tempo ancora un rappresentante degno di questa tifoseria, sarà Pulvirenti stesso. A riprova che i tifosi (non solo a Catania), sono la sola parte indispensabile ma pure quella che le decisioni non le prende mai, le subisce soltanto. E la cui unica libertà è scegliere se adeguarsi o meno, e come.