«Pulvirenti vendi il Catania», l’ultimo coro della Nord dopo l’eliminazione

Ettore Attanasio e Marco Di Mauro

Difficile dire, per i tifosi del Catania, quando questa partita sia cominciata. Per alcuni almeno due ore prima del fischio d’inizio, quando sono stati aperti i cancelli del Massimino. Per altri lo scorso mercoledì sera, quando l’arbitro ha decretato l’ingiusta sconfitta per 1-0 sul campo del Siena. Per altri ancora, l’attesa di questa gara dura da tre anni almeno, da quando è stato tolto loro il sorriso del di credere in qualcosa di vero, l’entusiasmo di combattere per qualcosa di importante e il candore di una fede mai sporcata dagli scandali.

C’è la coda per entrare allo stadio. Ai seggi elettorali, aperti fino alle 23, no. Un’ora e mezza prima della partita, sulle tribune del Massimino ci sono già il doppio dei tifosi presenti allo stadio di Siena durante la partita d’andata. E quando entrano in campo i giocatori del Siena, per la consueta ricognizione, vengono subissati da una bordata di fischi e improperi a volume altissimo. Un solo coro, un solo grido, un imperativo accoglie i giocatori del Catania: «Vincere, devi vincere».

I 18mila del Massimino hanno riempito “a tappo” tutti i settori. Solo la tribuna A presenta qualche spazio vuoto. Gli altri sono tutti sold out, la curva Nord già da venerdì. All’ingresso in campo delle squadre, tutti i presenti compongono con gli smartphone una una coreografia luminosa che punteggia di torce bianche gli spalti. Il colpo d’occhio è, come al solito, da categoria superiore ma solo a gara iniziata terminano le code ai tornelli. E il Massimino è pieno ancor più di prima. Il solo spicchio vuoto è quello destinato agli ospiti, negato sia a loro che ai tifosi del Catania.

«Saremo sempre qui a sostenere te», scrive la Nord nello striscione che espone sulla vetrata. E il sostegno è incessante e tonante. Tuttavia la partita non si mette per nulla secondo le attese. Al Catania servono due gol per andare a Pescara, ma è il Siena a trovare più volte la porta e, al 30esimo, passa in vantaggio. Santini, l’autore del gol, esulta irridendo il pubblico che per risposta lancia verso di lui cartacce e improperi. L’urlo di rivalsa viene strozzato due minuti dopo, quando viene annullato per fuorigioco il gol di Curiale. Ma esplode a 2′ dalla fine del primo tempo, quando l’attaccante segna di testa al rete del pareggio che riaccende la speranza di qualificazione.

Al Catania serve un altro gol per portare la sfida ai supplementari. Il Massimino diventa una bolgia infernale. Rimpiendosi nuovamente della speranza mai persa, ma tenuta su a fatica. Molto di più infernale però lo diventa il centrocampo, al fischio dell’intervallo. Le due panchine arrivano allo scontro e un giocatore del Siena finisce per terra. Il pubblico rossazzurro fischia, immaginando si tratti di una trappola del Siena. L’arbitro non prende alcun provvedimento. Alla ripresa le due formazioni si ripresentano con gli stessi titolari.

La curva Nord continua a spingere. La curva Sud si astiene, come accaduto nelle sfide interne seguenti agli arresti occorsi durante la trasferta di Matera. Seguono boati, uno dopo l’altro. La concessione del calcio di rigore, la trasformazione firmata Lodi, il cartellino rosso a Iapichino. Ma quello più atteso non arriva. Neanche all’espulsione di Rondanini. A restare impresso, nei timpani, nei cuori, nell’anima dei tifosi è il rumore del pallone calciato da Lodi, che schiaccia la traversa a 6′ dalla fine dei supplementari. Lo stesso rumore che fa l’ultimo e decisivo rigore, calciato da Mazzarani, che spedisce in finale il Siena.

Sugli spalti c’è chi scappa via. C’è chi piange. C’è chi non piange perché ha un bambino da consolare. C’è chi applaude e chi rimprovera sia la squadra che chi la applaude. «Pulvirenti, vendi il Catania». Questo è l’ultimo coro della stagione della curva Nord. Poi più nulla. Il Catania resta in C. Resta il silenzio di uno stadio pieno. Resta l’amarezza di un popolo intero.