«E si vinniu a pattita…». Ko col Melfi e sarcasmo del tifo catanese

Redazione

Fischi. contestazione e amara ironia salutano i calciatori del Catania all’uscita dal campo. «E vuoi vedere che si vinniu a pattita…», intona la curva Nord sul finire della partita. Tanto inspiegabile e sconfortante è la sconfitta contro il Melfi da stuzzicare il sarcasmo di parte del pubblico, che attinge dalle recenti indagini della magistratura contenute nell’inchiesta “Treni del gol”. Ribollono le perplessità sul cammino play off da protagonista al quale ambisce la squadra etnea. Applausi scroscianti, invece, per gli ospiti del Melfi.

La partita del Massimino è andata tutta all’incontrario rispetto alle attese dei tifosi. Per questo va raccontata dalla sua fine al suo inizio. Al triplice fischio dell’arbitro, il punteggio sul tabellone che sovrasta la curva Nord recita: Catania-Melfi 0-2. Solo qualche minuto prima, allo scoccare del 45esimo, De Angelis aveva firmato il raddoppio degli ospiti. Un gol parso nell’aria più del possibile pareggio dei rossazzurri, andati sotto nel primo tempo. Per tutta la prima ora di gioco la squadra era stata sostenuta dai tifosi catanesi, ma poi, a poco a poco, a salire di tono è stata la contestazione.

I gruppi organizzati della Nord escono anzitempo dallo stadio, dopo il raddoppio della squadra lucana. La contestazione era iniziata già da prima, con cori ben precisi indirizzati al patron Antonino Pulvirenti. Tra gli altri, uno che con sarcasmo rievoca gli spettri dell’inchiesta Treni del gol, e nel particolare quelle partite che gli inquirenti sostengono che il patron abbia tentato di combinare per ricavare proventi dal calcioscommesse. Sintomo di quanto inspiegabile e inaccettabile sia stata la sconfitta contro il Melfi, a maggior ragione dopo la vittoria a Messina.

A beccare i calciatori, che non mancano di fare il giro di campo al termine della sfida, restano altri tifosi nella Nord. Fanno eco a quelli della curva Sud, che i calciatori visitano per primi: «Andate a lavorare», «Vogliamo gente che lotta» più tutto quello che non può essere riportato. In sala stampa, il capitano Marco Biagianti dirà: «Dobbiamo vergognarci, ci prendiamo tutti gli insulti, chiediamo scusa. Bisogna lavorare in silenzio per rispondere non con le parole ma con i fatti». Gli applausi che il Massimino aveva pronti per la vittoria del Catania, finiscono invece al Melfi.

La squadra di Aimo Diana, senza tifosi al seguito nel settore ospiti, viene salutata dal pubblico catanese con gli onori che meritano i vincenti. Onori, che a inizio partita gli stessi tifosi avevano tributato alla memoria di Angelo Massimino, il Presidentissimo. Il 4 marzo ricorreva il 21esimo anniversario della scomparsa. «C’è solo un presidente», intona la curva Nord. Settore dal quale si alza, durante il secondo tempo, lo striscione «Sei e rimarrai la nostro “Smeraviglia”», dedicato alla scomparsa della piccola Smeraldina.

Fonte: mondocatania.com

«U Cavaleri nde nostri pinseri», scrive la curva Sud in uno striscione esposto a inizio partita. Una partita iniziata con decine di buoni motivi a sostegno di un risultato importante, che però è mancato. Delusione che ha lasciato il segno sia sui pochi tifosi che hanno seguito la sfida al Massimino – nonostante gli inviti della dirigenza – sia su quelli che l’hanno seguita attraverso i media. «Ma questa squadra, ai play off, che ci va a ffari?», si domanda un tifoso mentre scende le scale della tribuna A. «Ci manca la mentalità», risponderà Biagianti.

Ma a differenza dell’amalgama tanto cara al Cavaliere, la mentalità non è qualcosa che si crea o si impasta. O c’è, o non c’è. E questo Catania pare avere, in questo momento, solo la consapevolezza di non averla.