PAOLO BIANCO – Si racconta su Gianlucadimarzio.com

Redazione

 

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Interessanti spunti di lettura per chi vive il sogno del calcio (anche da tifoso) arrivano dall’intervista rilascita al portale Gianlucadimarzio.com da Paolo Bianco, ex difensore del Catania ora al Sassuolo. A 37 anni, e 500 presenze da professionista, fa il punto sulla sua carriera presente e soprattutto passata, in un interessantissimo racconto. Consigliamo di leggerlo fino all’ultima riga

Vorrei iniziare a raccontarvi la mia storia partendo dalla fine; questa che sto disputando è la ventesima ed ultima stagione da calciatore professionista (con più di 500 presenze) ed ho la fortuna e la soddisfazione di giocare ancora in Serie A.

Mi definisco il classico ragazzo del sud Italia, quello che passava tutto il giorno a giocare a calcio con gli amici per strada. Che bello! … Però erano altri tempi e un po’, pensando ai miei figli, mi rammarico perché vorrei vivessero la mia stessa spensierata libertà all’aria aperta senza avere il timore che qualcosa o qualcuno possa nuocere.

Credo che niente nella vita avvenga per caso: tutto ciò che noi siamo e riusciamo ad ottenere è frutto della nostra capacità di rendere le cose migliori, anche quando non lo sono. Se devo pensare ad una frase in cui riconosco il mio percorso non solo calcistico ma anche privato, sceglierei di sicuro questa: “Siamo i padroni del nostro destino, i capitani della nostra anima”. (Morgan Freeman nel film Invictus parlando di uno dei miei idoli: Nelson Mandela).

Quindi, siate i capitani di questa miracolosa vita.

Durante la mia carriera ho avuto molti allenatori: con alcuni c’era intesa con altri no, ho quindi cercato di prendere il meglio della loro esperienza ma devo dire che non è stato per niente facile. Per tutti prima o poi arriva il momento in cui c’è un primo importante Incontro (riferimento a Tarcisio Burgnich) e lo scrivo con la lettera maiuscola perché nel calcio è quella persona che, professionalmente parlando, tira fuori il meglio di te, delle qualità che nemmeno tu fino ad allora pensavi di avere.

Da qui inizia la mia avventura nel mondo del calcio, cinque anni di settore giovanile e poi, inaspettatamente, l’esordio in Serie B a diciotto anni nella mia città natale. Capitano a 20 anni anche se non credo di essere stato il giocatore più adatto ad assolvere questo compito perché non avevo esperienza ma, per passione, comportamento e attaccamento alla maglia, sicuramente lo potevo rappresentare.

Tutto poi è andato crescendo, dopo aver disputato quattro campionati arriva il momento della prima esperienza lontano da casa… al nord. Devo dire che è stato qualcosa di incredibilmente bello! In quegli anni ho imparato a conoscermi e a tirare fuori la parte migliore di me. Non sono stati anni facili per tanti motivi: allenatori a cui non piacevo, infortuni pesanti.

È a questo punto che voglio dire una cosa: se mi trovo ancora nella massima serie a 37 anni è perché proprio in quei momenti non ho mollato ed ho creduto nel mio percorso, nella voglia di arrivare, nel sogno di quando ero bambino e tiravo la palla nel garage dei vicini (che ancora oggi ne porta i segni!).

Una volta rialzato, feci il secondo Incontro importante (Marco Giampaolo, ndr), quello che cambiò per sempre il mio modo di vedere il calcio. Arrivò un mister rivoluzionario, innovatore nei metodi e nell’approccio con noi giocatori, il suo stile mi conquistò così tanto che in quel momento decisi che a fine carriera avrei voluto provare a fare l’allenatore.

Come gran parte dei giocatori non mi sono fermato ed ho cambiato squadra, ancora il sud: la Sicilia, ma non da solo questa volta, con la mia futura moglie. Anni bellissimi, un posto da favola non solo per la tanto sognata promozione in Serie A ma per come sono stato bene con le persone. Anni importanti per la mia carriera, non mi sedetti mai in panchina.

Dopo un paio di stagioni la Sardegna, un altro paradiso. Un impatto non idilliaco come d’altronde sono abituato ad avere, ma il tempo mi ha sempre ripagato con la stima di compagni, società, tifosi e stampa.

Ci sono momenti in cui penso a cosa non rifarei se potessi tornare indietro, ed una di queste è stata forse la scelta di andare via da quest’isola tornando in terraferma. Ma anche dagli errori si impara: non sempre ciò che appare è. Mi accorsi subito che non era il posto giusto per me, molti dei miei nuovi compagni intrattenevano rapporti con gruppi di tifosi organizzati, una situazione che non ho mai tollerato e condiviso nel mio lavoro. Durante la mia carriera calcistica ho sempre cercato di intrattenere rapporti cordiali con tutti, sia che fossero semplici tifosi sia che si trattasse di veri e propri ultras, senza mai permettere a nessuno di invadere il mio spazio e tantomeno quello dei miei affetti. La mia famiglia è tutto ed il tempo che le dedico quando sono a casa deve essere totale e possibilmente non avere niente a che fare con il calcio… a meno che non siano i miei figli a chiederlo.

Chiuso quell’anno con una retrocessione in serie B, decido di sposare un nuovo progetto calcistico in una piccola realtà ma con delle grandi potenzialità. Questa è la sesta ed ultima società della mia carriera. Sono stati anni particolari, di grandi emozioni e anche di grandi delusioni, soprattutto da chi ci si aspetta una tutela ed una garanzia. Ho capito che in questo mondo calcistico resti sempre un prodotto da soldi e quando questa visione sciama sei fuori. Meglio non aspettarsi troppa riconoscenza.

Per quest’ultimo anno ho un obbiettivo: mettere piede in campo per l’ultima volta! Lavorerò duro per permettermi questi minuti da professionista, voglio essere pronto.

Vorrei concludere dicendo qualcosa a chi inizia ad intraprendere questo lavoro: fatelo se per voi è una passione, non una moda ma una vocazione.

Ai genitori, visto che lo sono anch’io, mi permetto di dire: non cercate di riscattare la vostra passione a scapito dei vostri figli, lasciateli stare. Andate a vederli giocare e se lisciano la palla fatevi una bella risata, insegnateli a divertirsi; se il talento c’è verrà fuori al momento opportuno e sarà vero talento non fumo negli occhi.

Attenzione ai procuratori, che già in adolescenza promettono grandi carriere pur di prendere in procura un giovane calciatore.

Infine ho qualcosa da dire anche alle società: siate una famiglia per questi ragazzi che spesso sono soli e molto giovani, non permettete qualsiasi capriccio solo perché vedete una possibile fonte di guadagno futuro. Costruite degli uomini e non dei burattini, anche voi siete responsabili della crescita di queste menti non solo di questi corpi.

Se avessi la bacchetta magica tornerei a trent’anni fa, quando il calcio era solo una palla da dover far passare tra due bottiglie, non voglio sembrare ‘vecchio’ ma maturo. Ragazzi non perdete mai di vista la semplicità, restate genuini perché è l’unica cosa che nei momenti bui vi dà la vera forza di rialzarvi e la vera voglia di giocare… si giocare con impegno e fatica.

Ponetevi degli obbiettivi e raggiungeteli con le palle!!

Tutto ciò che ho avuto l’ho sempre desiderato e poi conquistato con tutte le mie forze; spero che questa mia testimonianza possa essere un piccolo aiuto a tutti coloro che hanno dei sogni ed hanno voglia di realizzarli perché credetemi: è qualcosa di impagabile.

Paolo Bianco

da www. gianlucadimarzio. com

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