STAMPA- Pulvirenti nega le scommesse, ma i conti non tornano

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

«Ho comprato cinque partite per salvare il Catania» (La Gazzetta dello Sport)

“I conti sui soldi però non tornano. La confessione può creare un effetto domino

“Sarà stata una coincidenza, ma ieri il cielo sopra Catania non era il solito delle giornate estive: l’azzurro impastato e sporcato da nuvoloni neri. Come nero era lo stato d’animo della citta. «Sì, è vero. Ho comprato 5 partite, l’ho fatto per salvare la squadra dalla retrocessione»: così Antonino Pulvirenti poco prima dell’ora di pranzo. Il presidente, il padre padrone della società rossoazzurra, presa in Serie C e riportata in A (2006) dopo 22 anni, si «consegna» agli investigatori dell’inchiesta «treni del gol». La confessione arriva davanti al gip Fabio Digiacomo, nell’interrogatorio di garanzia. Pulvirenti avrebbe potuto tacere, fare come gli altri indagati finiti ai domiciliari. Devono essere stati giorni frenetici, passati a leggere le carte, a consultarsi con gli avvocati Giovanni Grasso e Fabio Lattanzi. Consigli sulla strategia da seguire, i rischi di un muro contro muro con la giustizia (e l’incubo concreto del carcere: da qualche mese la frode sportiva si paga fino a 9 anni di carcere»). Poi la decisione: «Parlo e ammetto». Accogliendo il «consiglio» dato dal Questore Marcello Cardona in una intervista alla Gazzetta: «Gli indagati si mettano una mano sulla coscienza, il contenuto delle intercettazioni lo capirebbe anche un bambino. Meglio collaborare». Così è andata. Certo, ci sono molti aspetti ancora da chiarire, diverse cose (conti) tornano poco. Ma ieri era «solo» l’inizio di un percorso che dovrebbe portare a fare chiarezza, anche sul passato a giudicare da una paio d’intercettazioni calde, come quelle su Pietro Lomonaco (indagato per Messina-Ischia), ex potente a.d. del Catania, definito «maestro» dal d.s. Delli Carri: chiara allusione alle combine. E poi c’è la questione dei 100 mila euro pagati da Pulvirenti per ogni incontro truccato: troppi, molti di più di quelli finiti agli atti. I calcoli sono presto fatti: la banda Arbotti-Di Luzio ne chiedeva da 10 a 20 mila per corrompere i calciatori. Poi c’era il compenso riservato alla mediazione. Circa 5, forse 10 mila a match. I calciatori indagati, considerati avvicinati e corrotti dall’accusa, sono 9: Luca Pagliarulo, Antonino Daì e Christian Terlizzi del Trapani; Alessandro Bernardini e Marco Moscati del Livorno; Riccardo Fiamozzi e Andrea Barberis del Varese; Matteo Bruscagin del Latina; Jens Janse della Ternana. Anche considerando la cifra massima di 20 mila euro per ciascuno, siamo molto lontani dai 500 mila svelati da Pulvirenti. E il resto? Finito nel giro di scommesse (negato, però, dagli avvocati del presidente) oppure ci sono altri calciatori reclutati e per ora sconosciuti? Domande che non resteranno senza risposta. La prossima settimana col pm Alessandro Sorrentino inizieranno gli interrogatori investigativi. E la musica cambierà.