Cosentino: “Decido come se il club fosse mio. Ecco la mia vita ed il mio programma..”

Redazione

CATANIA – Altri punti salienti dell’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’ quest’oggi in edicola, dall’addì del Catania, Pablo Cosentino.

«Ogni decisione assunta per la società etnea, la prendo come se il club fosse mio. Sono molto autocritico e metto al primo posto la cultura del lavoro. Sto allestendo un programma a medio lungo termine, diciamo di 45 anni. I punti salienti sono 3: la prima squadra, il lavoro di scouting a 360 gradi e la cura del settore giovanile. Il Catania è avvantaggiato da una struttura di respiro europeo come Torre del Grifo».

Cosentino, come mai è passato dall’altra parte della barricata e perché Catania?

«Ho deciso di vivere un’avventura che reputo più emozionante perché legata ai risultati agonistici. La scelta di venire in Sicilia è nata dal feeling col presidente Pulvirenti. Avevo cominciato a frequentare questa città quando portai Silvestre, 6 anni fa. Poi seguirono Barrientos, Castro, fino a Leto».

Quant’è lungo il salto da Miami a Catania?

«Avevo la residenza negli Usa, ma mi spostavo tantissimo. E poi a me la vostra Terra piace molto, forse per chi è nato qui non è facile apprezzare certi privilegi che ritengo unici, come spostarsi ad esempio dall’Etna a Taormina in meno di un’ora. Ricordo quando 2 mesi fa passammo dalla neve della montagna al mare dove faceva un caldo da bagno: che spettacolo».

Infatti ha portato in Sicilia anche suo figlio Thiago, 2 anni e mezzo e sua moglie, Daniela Urzì,: a proposito, anche lei di origini italiane?

«Esatto e pure lei innamorata della Sicilia. Spesso ero a Milano per il mio lavoro, mio fratello ha fatto l’università a Bologna, insomma l’Italia faceva già parte della nostra famiglia».

Le sue attività imprenditoriali non sono legate solo al calcio, giusto?

«Esatto, mi occupo di mercato immobiliare e gastronomico, in Argentina e in America».

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