«La Nord torni allo stadio». Lo Monaco: «Noi colpevoli, ma chi può giudicarci?»

Davide Villaggio

MASCALUCIA – Nessun appuntamento previsto con allenatore e calciatori. Microfoni aperti davanti a Pietro Lo Monaco. L’amministratore delegato del Calcio Catania parla alla stampa nella settimana in cui lui stesso ha disposto che la squadra resti in ritiro a Torre del Grifo.

 «Invece del tecnico, prendo spunto per questa opportunità. Sia per presentare la gara contro il Siracusa sia per fare un punto delle situazione».

La squadra è andata in tilt
«La premessa basilare è che i primi ad essere perplessi siamo noi in società. I primi a essere sconcertati per l’andamento imprevedibile che ha preso il nostro campionato negli ultimi due mesi, esattamente a partire dalla partita contro l’Akragas. Appena due mesi fa eravamo sesti in classifica. Aggiungendo i sette punti sul campo, eravamo 3/4 in campionato. Se a questi si aggiungono anche i punti buttati via in maniera inopinata, questa squadra aveva fatto un campionato competitivo di alta classifica. Quello che è successo non ha spiegazioni. Se avesse avuto una spiegazione, avremmo trovato una soluzione. Questa squadra, all’improvviso ha spento la luce, è andata il tilt, è diventata un’altra squadra. Questa squadra negli ultimi tre mesi è stata niente. Siamo dispiaciuti della situazione in cui ci troviamo, e i primi a essere delusi siamo noi».

Tanti problemi
«Capisco lo stato d’animo dei tifosi, che hanno incontrato un’altra delusione. Capisco lo stato d’animo della curva Nord. Che ha fatto un gesto eclatante come lo è non andare allo stadio. La nostra gente il Catania ce l’ha dentro il cuore. Io non lo so le aspettative generali se fossero quelle di andare in B vincendo il campionato. Credo che sarebbe stato chiedere troppo a questa squadra. Pensare di fare un solo boccone degli avversari sarebbe stato troppo. In due mesi e mezzo, oltre a sciogliersi la squadra, come neve al sole, in questo periodo si sono sommati guai su guai. Ci sono venute a mancare 6-7 pedine di esperienza. Tutto ciò ha fatto sì che ci siamo trovati fuori dalla zona play off. Al di là di questo abbiamo offerto prestazioni da far restare perplesso. Questa stagione somiglia molto alla prima stagione col Catania, in B. Nella quale abbiamo portato Vugrinec, Walem, Ferrante che però non hanno fatto bene. Ho passato i primi mesi a fare tutto tranne che pensare al calcio. Ma abbiamo gettato le basi per i successi del futuro. Mi auguro che si possa verificare nuovamente quanto accaduto».

Tifosi
«Vedere lo stadio con la curva Nord deserta, senza tifosi in tribuna B, fa male al cuore. E mi auguro che in queste ultime partite tutti tornassero allo stadio. Questo è sempre stato il fortino del Catania. Oggi giochiamo contro tutti e diventa difficile fare bene. Il passaggio del secondo gol del Cosenza, di Marchese, è segnale che la squadra ha paura. E ha paura chi è buono ma caratterialmente ha dei limiti. E non penso che tante cose facciano del bene. La colpa del rendimento degli ultimi mesi è solo nostra, in primis della società, poi di staff e calciatori. La giornata di rossazzurra l’ho tolta per rispetto e avrei messo l’ingresso libero alla partita se non fosse stato per il rispetto che ho verso gli abbonati. Lo sconforto giustifica l’assenza dei tifosi dalla stadio. Io per primo non potrei consigliare a un tifosi di andare a vedere questo Catania. Però noi arriviamo a due partite dalla fine e il destino ci dice che per i play off siamo ancora in corsa. Siamo a due punti dai play off. Abbiamo il dovere di provarci fino all’ultimo. Non dobbiamo mollare una virgola. Capisco il malumore di tutti, ma credo che il Catania è sempre stata una squadra da amare. Faccio appello ai tifosi di ritornare allo stadio, e provare fino all’ultimo a centrare l’obiettivo play off. Questo non è un appello, è un augurio da parte mia».

Contro i giornalisti
«Qualcuno si è offeso quando ho detto che la colpa dei disastri non sta mai tutta da una parte, ma tutti partecipano. A cominciare da noi stessi. Quattro anni fa ero qua ma adesso posso dire che in quattro anni tutto è cambiato. I giornalisti non fanno più i giornalisti. Ognuno è giudice. Ci sono milioni di siti che sparano fesserie e massacrano tutto e tutti, pensando di avere l’impunità. E c’è chi è stato denunciato. Vorrei che si capisse che eventuali promozioni non vengono solo perché ci chiamiamo Catania. Nessuno ci farà mai vincere solo perché ci chiamiamo Catania. Tutti devono fare un esame di coscienza. Non è scagliandosi contro il Catania, accusando, che si va avanti. Ci sono giornalisti frustrati che sparano a zero contro il Catania senza neanche guardare la partita. Non è questo il modo di fare informazione. Il giornalista non deve giudicare, deve analizzare ed esporre i fatti».

Programmazione
«Il Foggia viene da tre fallimenti. Nel tempo ha vinto calandosi in un campionato come quello della Lega Pro e investendo tanti soldi. A Catania siamo come in un tribunale. C’è chi spara sentenze. C’è chi fa cronache della partita che andrebbe mandato in galera. Anche per questo non è facile vincere. Non si vince solo con gli investimenti. Si vince con l’organizzazione, con la mentalità e il rispetto delle regole. Qua è un assurdo. Due mesi fa eravamo sesti, oggi si parla di catastrofe interplanetaria. Per noi è una catastrofe perché non abbiamo tenuto la giusta concentrazione. Ma chi dà il diritto a tutti di ergersi a giudici? Siamo arrivati al punto di dire che non ci interessa di numeri né se il Catania si iscrive, ci interessa il campo. Io rispondo che non si vince se non si vince senza una programmazione. E non la fanno solo i soldi una grande programmazione, ma una società sana e gli investimenti giusti per la categoria. Calandosi bene nella categoria».

La qualità della rosa e le critiche
«Gli ultimi due mesi in Lega Pro sono stati un fallimento, parla il campo. Ma sulla storia dei calciatori che fanno parte del Catania, nessuno deve permettersi di sindacare. Potremmo dire che non si sono adattati alla Lega Pro e che non si sono ambientati. Non si può dire che per la Lega Pro sono scarsi. Parliamo di calciatori che hanno giocati in categorie superiori. Come Scoppa e Drausio. Poi, il campo, negli ultimi due mesi, fa vedere cose che io stesso non riesco a capire. A Marchese l’ho visto crescere, ha fatto una carriera di livello. Ma gli errori che fa adesso Marchese sono errori incomprensibili. Possono criticare gli errori ma non posso dire che è da buttare via. Questo significa avere perso la dimensione, e che ci si può permettere di dire tutto contro il Catania».

Obiettivo: promozione in B entro due anni
«Ad oggi abbiamo fatto un miracolo finanziario per salvare il Catania e abbiamo ottime speranze di pensare che il Catania ne venga fuori. In due o tre anni abbiamo detto che vogliamo andare in B e l’idea tecnica rimane ma certamente non stiamo dietro ai cambiamenti degli umori dell’ambiente. Ad Agrigento tutti chiedevano la testa di Rigoli, anzi anche da qualche tempo prima. Il Catania ha cambiato Rigoli per un motivo semplice, proprio per la voglia che avevamo di osare qualcosa in più. Avevamo la difesa meno battuta del campionato, non eravamo appariscenti. Volevamo dare alla squadra un gioco, in prospettiva dei play off, per essere più competitivi. Siamo incappati in una disavventura e la squadra ha spento la luce. Se sapessimo veramente trovare un rimedio a questo problema degli ultimi due mesi, l’avremmo già trovato. Stiamo cercando di non mollare una virgola su nessuna cosa nonostante stiamo passando attraverso una sofferenza enorme. Però noi, non molliamo una virgola come società. Il nostro programma è quello di fare il salto di categoria. Ci impiegheremo il tempo necessario. Noi andremo avanti su questa squadra e mi farebbe piacere se questo discorso servirà perché la squadra, a prescindere dai calciatori che la comporranno, possa avere sempre accanto la sua gente».

Risanamento economico e scadenze
«Ci aspettano due o tre mesi infernali per quel che riguardo il risanamento economico. Poi sappiamo che qualunque campionato andremo ad affrontare, lo affronteremo da protagonisti. Il Catania finora ha rispettato tutte le scadenze e non è incappata in nessuna penalizzazione. Tanto che l’anno prossimo dovremmo partire senza penalizzazione. Sono segnali, da parte della proprietà, della volontà di sostenere il progetto. Ci vorranno circa 2 milioni di euro per l’iscrizione. Il 2 maggio si dovranno pagare 62mila euro di iva. Propedeutica all’iscrizione. Mi sono state date garanzie da parte della proprietà».

Il Siracusa
«Faccio i complimenti al Siracusa. Credo sia la vera sorpresa del campionato. È una squadra che gioca ad occhi chiusi ed è il peggior avversario da incontrare in questo momento. Loro hanno il vento in poppa mentre noi abbiamo il morale sotto i tacchi. Ma ce la giochiamo nella speranza che la squadra possa avere un sussulto di rabbia agonistica. È una gara che abbiamo il dovere di pensare di far nostra. Con due risultati pieni potremmo agganciare i play off. Sarà utopistico, fantasioso, ma il ritiro non è punitivo. Ha come finalità tenere insieme la squadra per portarla alla partita nel miglior modo possibile».

Illecito sportivo
«La macchia dell’illecito sportivo, della morte di Raciti sono macchie indelebili che ci porteremo dietro sempre. Non voglio che il Catania abbia questa nomea. La ricostruzione passa anche da queste cose».

La squadra
«Quando domenica scorsa Pozzebon ha sbagliato quel gol sulla linea di porta, sono andato via. Ne devo però prendere atto. In 50 anni di calcio non ho mai visto una squadra spegnere la luce in questo modo. Pozzebon lo volevano le squadre più importanti della Lega Pro, a gennaio. È una situazione che ci porta sconforto a tutti. Quest’anno abbiamo iniziato a lavorare con l’iscrizione che non era per nulla scontata. Abbiamo cambiato 20 calciatori, e quelli che sono rimasti erano quelli che avevano lo stipendio più pensante. Avremmo voluto mandarli via ma sono rimasti e quindi sono rimasti come giocatori di riferimento. Di Cecco ha avuto problemi. Calil non è pervenuto. Russotto è l’eterno incompiuto, uno dei pochi calciatori che potrebbe darci un’accelerata ma non incide. La cosa giusta da fare, e anche là ci siamo fatti trasportare dal momento positivo, era cederlo a gennaio quando qualcuno ce l’ha chiesto».

I rapporti con Pulvirenti
«Pulvienti fino a poco tempo fa non parlava perché sottoposto a daspo. Si troverà la maniera di ritornare, da parte sua, a esprimere il suo sentimento alla gente. Lui, col fatto stesso che si sta tentando di mantenere in vita il Catania, qualcosa significa in termini di volontà. Per l’iscrizione c’è da tirare fuori un paio di milioni. Questo fatto stesso mostra che c’è la chiara volontà da parte della proprietà di tenere in piedi il Catania. Abbiamo già l’allenatore dell’anno prossimo, stiamo già lavorando per l’anno prossimo. C’è la volontà ferma, della proprietà, di sostenere il rilancio del Catania e la volontà che il Catania si riappropri del terreno che ha perso».

Sporting Lisbona, credito sportivo e futuro
«Le cose cambieranno col tempo e coi risultati. Stiamo portando avanti tutte le situazioni debitorie transate. Col credito sportivo è stata fatta una transazione umana che ci darà modo di pagare. Ci siamo preoccupati di avere in questi tre anni una rata pagabile. È stato un grande passo. L’intesa con lo Sporting va ratificata, intanto la procedura alla Fifa non è andata avanti. Aspettiamo che loro presentino le loro modifiche all’accordo che gli abbiamo proposto. Abbiamo sette o otto cause, che il Catania ha sistemato. Ci sono già accordi verbali già definiti».