L.Pulvirenti: «Delli Carri via “in silenzio”, com’è arrivato»

Veronica Celi

Luigi Pulvirenti, autore del libro Quando saremo tutti nella nordche tra le tante collaborazioni conta anche quella con “La Sicilia”, ha risposto alle nostre domande in merito ai futuri assetti societari del Catania, e non solo.

L’addio di Delli Carri era forse il meno atteso a  fine stagione. Quali motivazioni potrebbero esserci alla base dell’improvviso cambio di rotta da parte della società? Quali le conseguenze?

«Al momento è possibile fare solo supposizioni, soprattutto dato il prolungato e “ridicolo” silenzio stampa della dirigenza. La collaborazione con Delli Carri si è conclusa bruscamente, così com’è iniziata: in silenzio, appunto. D’altronde la decisione di affidare a Delli Carri il ruolo di direttore sportivo a gennaio si è rivelata uno specchietto per le allodole. Si stava vivendo un periodo di contestazione tra le sconfitte in campo e gli spalti conseguentemente svuotati. La pressione della tifoseria ha pesato, così la società ha deciso di introdurre una nuova figura destinata a occuparsi in primis del calciomercato. Adesso non si pensa di sostituire Delli Carri con qualcuno proveniente dall’esterno. Si cerca, infatti, una soluzione interna. Per ora la programmazione e la gestione della squadra è nelle mani di Pulvirenti e Cosentino, come successo negli ultimi due anni a dir poco disastrosi. Si è retrocessi in Serie B, si è rischiata la Lega Pro. E’ normale che dopo un periodo, come in qualsiasi società che si rispetti, il ruolo dei dirigenti viene giudicato. E ci si chiede com’è possibile che, in seguito alle recenti stagioni fallimentari, il presidente riconfermi la fiducia a Cosentino. Di certo l’addì non ha offerto grandi prove.

Si parla del possibile arrivo di Baiocco in società. Quanto potrebbe essere utile un ritorno del genere?

«Si tratta sicuramente di un uomo spogliatoio, che ha dimostrato un forte attaccamento ai colori rossazzurri. E’ anche vero, però, che se arrivasse come team manager, non ricoprirebbe un ruolo fondamentale. Non credo che questo serva a cambiare qualcosa.

Oltre a quello di Baiocco, altri ex rossazzurri vengono accostati al Catania. In particolare, si parla di Marino o De Zerbi per la panchina. Basterebbe l’arrivo di volti noti per ritrovare la fiducia della tifoseria? O per tentare di ricostruire un rapporto incrinato da mesi è necessario ben altro?

«Certamente la società spera di stupire la tifoseria- e accaparrarsene la simpatia- con mosse del genere. In verità, è necessario che la dirigenza si assuma le responsabilità, chieda scusa per gli errori commessi, e chiarisca gli obiettivi futuri. Basterebbe ribadire che gli negli ultimi due anni tutto è andato storto, ma alle spalle si contano comunque otto stagioni positive. Sarebbe un discorso che i tifosi accetterebbero di buon grado. Solo così si potrebbe ripartire, ritrovando il rapporto coi sostenitori. Sembra, però, non esserci l’intenzione. Riguardo la scelta del tecnico, De Zerbi è un allenatore interessante, ma ha lasciato intendere che rimarrà a Foggia. Tentare il grande salto sarebbe come fare il passo più lungo della gamba, soprattutto tenendo conto delle pressioni che prossimamente interesseranno una piazza come quella rossazzurra. Marino? Lo conosciamo. Col Vicenza ha compiuto un miracolo sportivo. Ha sfruttato scarti di Serie B- come alcuni giocatori che lo stesso Catania inspiegabilmente ha gettato via- ed è riuscito a conquistare i play-off. Con lui tornerebbe anche il 4-3-3. Maniero e Calaiò difficilmente potrebbero giocare insieme. Ci sono poi le lacune a centrocampo da colmare. Sicuramente arriverebbe con un’idea ben precisa.

A proposito del silenzio della società, che significato gli attribuiresti?

«Tutti, tra tifoseria e stampa, si auguravano un ritorno alla parola da parte della dirigenza. Finito il campionato, sarebbe stato necessario presentare il programma per la prossima stagione. Non resta che abituarsi a questo atteggiamento. Peraltro i tifosi sono stati considerati una controparte da sfidare, e non un capitale dal quale ripartire e con il quale ritrovare un feeling. Non è un modo normale di condurre una società sportiva. I risultati in campo sono importanti, ma anche il supporto della tifoseria gioca un ruolo fondamentale. Pensare che, se solo lo si desiderasse, Torre del Grifo potrebbe diventare il luogo di ritrovo per tutti i sostenitori rossazzurri, non dico h24, ma quasi. A questo punto la domanda che sorge spontanea è: perché la società non fa tutto ciò? La risposta è ancora sconosciuta.