Treni del gol, possibili scenari e diritti tifosi: «Il Catania rischia ammenda»

Redazione

«Non siamo sorpresi, il rinvio a giudizio è solo un momento di passaggio». È il commento dei difensori di Antonino Pulvirenti e del Calcio Catania, raccolto da Mondocatania subito dopo che la giudice Francesca Cercone ha stabilito il rinvio a giudizio per tutti gli imputati nella prima tranche del procedimento riguardo all’inchiesta Treni del gol. Il dibattimento si aprirà il 22 novembre davanti alla prima sezione penale del tribunale di Catania. Soddisfatta l’avvocata che cura gli interessi degli abbonati che si sono già costituiti parte civile al processo, ai quali adesso potrebbero aggiungersene altri. Nessun commento, invece, da parte del pubblico ministero Alessandro Sorrentino, le cui ragioni sono state accolte in pieno dalla giudice.

La vicenda riguarda sei partite del campionato di serie B 2014/15 che sarebbero state combinate per favorire la salvezza dei rossazzurri. Al vertice di quella che, secondo l’accusa, sarebbe stata un’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, c’è l’ex presidente Antonino Pulvirenti, che è tutt’ora patron del club. «Ci aspettavamo questa decisione» commenta il suo difensore, Giovanni Grasso. «Riteniamo che sia opportuno potere svolgere tutte le nostre difese in dibattimento» continua il legale che in fase preliminare, nonostante le ammissioni del suo assistito durante l’interrogatorio di garanzia, mira all’assoluzione piena e non ha ritenuto di chiedere né il patteggiamento né il giudizio abbreviato.

Secondo il codice penale, per l’accusa più grave, Pulvirenti rischia da tre a sette anni di reclusione. «L’accusa non è riuscita a dimostrare il reato associativo, il vincolo e l’indeterminatezza del programma criminoso», sostiene Grasso, che aggiunge: «Per le singole ipotesi di reato, non è stato dimostrato in alcun modo il contatto tra gli imputati e i giocatori. E questo impedisce di contestare la frode sportiva». Il rinvio a giudizio, oltre che gli altri imputati – tra i quali figurano anche l’ex addì Pablo Cosentino e l’ex direttore sportivo Daniele Delli Carri – manda a processo pure il Calcio Catania a titolo di responsabilità da reato: un istituto giuridico che consente di chiamare in causa, nel processo penale, anche gli enti e non solo le singole persone.

«Nonostante questa decisione prevedibile e attesa – commenta Erika Giardino, legale del Calcio Catania – siamo fiduciosi che in fase di dibattimento, attraverso l’approfondimento di alcune prove che sono state portate ma non adeguatamente discusse finora, ci siano ampi margini per fare passare la tesi difensiva della società». Il club risulta coinvolto nel processo per avere tratto beneficio dalle presunte condotte illecite di cui il principale responsabile – secondo l’accusa – è Pulvirenti. Cosa potrebbe rischiare la società, al termine del processo, nella peggiore delle ipotesi per la difesa? «Al massimo delle sanzioni economiche – spiega l’avvocata – misurate in base alla gravità delle contestazioni mosse».

In caso di condanna, il club potrebbe dovere pagare anche delle altre somme di denaro, quelle chieste come forma di risarcimento da alcuni tifosi rossazzurri. «Siamo soddisfatti, la giudice avrebbe anche potuto decretare il non luogo a procedere». È il commento dell’avvocata di parte civile Isabella Altana, che al processo rappresenta le ragioni di 15 abbonati del Calcio Catania nella stagione 2014/15. Un numero che adesso potrebbe aumentare: «Il decreto di rinvio a giudizio riapre la possibilità per altre parti offese, come possono essere altri tifosi e vecchi abbonati del Catania, di costituirsi parte civile nel processo e chiedere il risarcimento dei danni».