Agrigento come Francavilla. I tifosi sfiduciano Rigoli, il club?

Fonte. Calciocatania.it
Redazione

Dopo 25 partite, di cui 11 fuori casa, Pino Rigoli spiega che lui proprio non lo sa cosa non funziona nel Catania quando si gioca lontano dal Massimino. Parole che non fanno sperare in qualcosa di meglio per l’immediato futuro. Che gettano anzi perplessità forti sulla possibilità di questa squadra di arrivare quinta, come vorrebbe la società. Di conseguenza, pure della possibilità di avere un ruolo da protagonista nei playoff che, in questo momento, la vedrebbero giocare la prima gara proprio in trasferta.

E’ la seconda volta, in questa stagione, che il Catania si presenta spinto dalla legittima ambizione di vincere in casa di un avversario e mettersi alle spalle il balbettante cammino finora tenuto lontano da casa. Così da potersi proiettare deciso verso il quinto posto. Un obiettivo ampiamente giustificato dal rendimento interno ma che le statistiche dicono essere raggiungibile solo migliorando quello esterno. Un comandamento che pure Rigoli, dopo la vittoria contro il Matera, ha recitato nell’ammettere che la resa esterna dei suoi sia stata al di sotto delle legittime attese e dovesse migliorare da subito.

Era già capitato a Francavilla, nel girone d’andata. Quando il Catania si presentò in Puglia forte di otto risultati utili consecutivi tra i quali la vittoria sul Lecce e il pareggio esterno contro il Foggia. Anche in quel caso, a sentire le voci della vigilia, provenienti dal tecnico e dallo spogliatoio, il Catania riteneva di avere superato le difficoltà di gioco e di rendimento esterno, così che dalla trasferta contro i neopromossi biancazzurri s’aspettava, chiaramente, una vittoria. Anche quella volta, sul campo, gli equilibri parevano favorire gli etnei. Ma il finale fu bruciante.

In superiorità numerica dal primo tempo, il Catania perse meritatamente con un gol allo scadere. Un episodio isolato, ma che rese merito all’atteggiamento dei padroni di casa, punendo meritatamente quello dei rossazzurri. Paragonarlo al rigore mancato di Mazzarani, in termini di spietata giustizia del calcio, non è poi troppo difficile. Allora come nella sfida contro l’Akragas, infatti, il risultato finale è lo specchio più fedele di una gara che il Catania ha dimostrato di avere preparato male, interpretato peggio, e concluso nel peggiore dei modi: l’unico immaginabile e il più meritato.

Ad Agrigento è arrivata l’ennesima sconfitta frutto non di episodi, ma di una conduzione di gara che nulla ha a che vedere con quella di una squadra candidabile al salto di categoria. Il Catania spreca il vantaggio iniziale, e si fa rimontare da un avversario manifestamente inferiore dal punto di vista tecnico, che però compensa le proprie lacune d’organico con un atteggiamento vincente, sia nei singoli che nel collettivo. Che pare infuso a sua volta attraverso un’organizzazione tattica efficace, convincente da parte dell’allenatore. Due prerogative che al Catania, dopo 15 trasferte, mancano ancora e che non si comprano. Vanno allenate.

Chiuso il calciomercato è caduto il sospetto che la squadra non girasse sol perché leggera in attacco. Sono cambiati i calciatori, l’organico è stato ampliato per consentire l’utilizzo di moduli diversi. Tutto al fine di non lasciar nulla di intentato nella rincorsa al quinto posto: quindi con l’implicito comandamento di migliorare il rendimento. In casa i rossazzurri, rinforzati, sono riusciti a battere una corazzata come il Matera. Fuori casa, neanche una settimana dopo, sono riusciti a farsi rimontare dalla squadra col peggiore rendimento interno di tutta la Lega pro.

Qual è la soluzione? Anzitutto bisognerebbe avere chiaro il problema. Ma è una consapevolezza che almeno all’interno dello spogliatoio del Catania non pare esserci, a sentire le dichiarazioni del dopo gara di Agrigento. Gran parte dei tifosi invece ha le idee chiare e punta il dito contro Rigoli. L’allenatore, al netto dei risultati ottenuti in casa, non è ancora riuscito a mostrare le capacità indispensabili per fare esprimere alla squadra il massimo del suo potenziale né per traguardare gli obiettivi fissati dalla dirigenza per la stagione in corso e per quelle seguenti. Tuttavia, finora, il club non l’ha mai messo in discussione.

La domanda delle domande, quindi, pare non essere più quale sia la soluzione per consentire al Catania di ingranare in trasferta la stessa marcia che lo fa viaggiare come un treno in casa. Bensì, l’interrogativo, diventa quanta fiducia abbia ancora la società che la risposta a quella domanda – decisiva per il futuro sportivo del Catania – possa o sappia trovarla Rigoli. E, congiuntamente, quanto tempo possa ancora permettersi la stessa società di aspettare e sperare che il campo confermi la sensatezza di questa lunga attesa che ha già spazientito buona parte dei tifosi. Nel frattempo il quinto posto si allontana, perché il Francavilla vince in casa del Matera e si riporta a più sette dal Catania, ottavo.