Ambrosi: «Catania più forte del Cosenza. Agli attaccanti rossazzurri consiglio…»

Fabio Di Stefano

Gli bastarono solo sei mesi per conquistare il popolo rossazzurro. Realizzò dieci gol, più due nei play off. Alessandro Ambrosi, il “Re Leone”, per i tifosi del Catania “Ambro-gol”, come recitava il coro che partiva dalle curve del Massimino ad ogni gol dell’attaccante. Protagonista del Catania di Gaucci e Guerini che sfiorò la promozione in B al termine di un’esaltante cavalcata, ha giocato anche con il Cosenza, prossimo avversario del Catania.

Ambrosi, lei ha militato nel Cosenza a fine carriera. Cosa ricorda di quella esperienza?

«A Cosenza arrivai da Taranto, dove perdemmo lo spareggio per andare in B. I calabresi erano in serie D, ma il progetto dell’allora direttore sportivo Mirabelli mi intrigava. A livello personale fu un’annata sfortunata, costellata da una serie di infortuni, per cui riuscii a giocare con una certa continuità solo nel finale di stagione. Nonostante ciò, vincemmo il campionato. Tra torneo regolare e pool scudetto feci comunque una decina di gol. Da un lato fu un’esperienza importante perché giocai in una piazza ricca di tradizione come quella di Cosenza, dall’altro conservo un po’ di rammarico perché non giocai molto».

Cosa prevede per la sfida di sabato?

«Sarà una gara all’insegna dell’incertezza, ostica per entrambe le squadre. Il Catania è superiore come organico, ma Cosenza non è un campo facile. Sono due società ricche di tradizione, che hanno voglia di risalire. Difficile davvero fare un pronostico».

Gli attaccanti del Catania stanno facendo fatica, pur essendo calciatori importanti per la categoria. Da ex attaccante che idea si è fatto?

«La disamina è semplice secondo me. Il mestiere dell’attaccante è di per sé complicato, si vive di fiducia e sensazioni. In più la piazza di Catania non è facile: un giocatore deve essere mentalmente pronto a ricevere la spinta di ventimila persone come a essere criticato dalle stesse. Ogni emozione è amplificata, per cui basta un inizio complicato, le prime critiche, e ci si perde in un attimo. L’unico consiglio che mi permetto di dare agli attaccanti è quello di lavorare sulla prestazione, senza cercare la via della rete con insistenza. I gol verranno da soli. Per un bomber basta trovare la scintilla o un gol fortuito per cominciare a segnare con regolarità».

A parte il problema del gol, cos’altro c’è che non va, secondi lei, in questo Catania?

«Posso dire che quando io arrivai a Catania eravamo a tre punti dai play out e vivevamo una situazione sicuramente peggiore di quella attuale. Il clima che si respirava era simile a quello di adesso: c’era pessimismo, però si percepiva che era facilmente tramutabile in entusiasmo, bastava solo una scintilla. Ecco, direi che la squadra in questo momento deve trovare la giusta consapevolezza, soprattutto nelle gare fuori casa. Perché l’organico per arrivare sino in fondo c’è, magari passando per i play off. Un po’ come successe al mio Catania».

A proposito. Di quel Catania cosa ricorda?

«Come dicevo prima, eravamo impelagati nella bassa classifica. Dopo due trasferte terribili – L’Aquila e Messina, ndr – in cui facemmo 4 punti, prendemmo consapevolezza nei nostri mezzi e diventammo un gruppo vincente. Eravamo una grande squadra guidata da un ottimo tecnico come Guerini. Ricordo la splendida cavalcata che ci permise di arrivare quasi sino in fondo. Non vorrei nemmeno parlare dell’epilogo, ancora mi brucia la finale play off persa col Messina. Il gol di Marra, arrivato a pochi minuti dalla fine, ci tagliò le gambe. Se avessimo vinto quella partita in casa saremmo andati noi in B».

I rossazzurri a cosa possono ambire secondo lei? Sono competitivi per la promozione o manca qualcosa?

«Purtroppo la penalizzazione pesa parecchio. Un conto è giocare le partite con l’acqua alla gola, un conto è affrontarle con un pizzico di serenità in più. Però sono convinto che la squadra possa centrare la promozione. Ripeto, devono solo rendersi conto della propria forza. Con qualche aggiustamento, che sicuramente verrà approntato nel mercato di gennaio, si potrà puntare agli spareggi. Poi saranno le altre squadre a doversi preoccupare della presenza dei rossazzurri».

Vuole rivolgere un saluto ai tifosi catanesi?

«Certamente. Intanto mi auguro di rivedere al più presto il Catania nelle categorie che merita. Spero quanto prima di potere venire al Massimino per assistere a qualche partita dei rossazzurri. Manco dalla città dal 2001, non sono riuscito più a tornare. Mi farebbe piacere riabbracciare i miei vecchi tifosi».